«Oggi siamo tutti Condorelli»: così ha detto nell’Aula della Camera il deputato del Pd Walter Verini mostrando, con tutti i suoi colleghi, una piccola confezione dei famosi torroncini prodotti dall’azienda siciliana di Giuseppe Condorelli. Un omaggio all’imprenditore siciliano che ha denunciato la mafia che gli chiedeva il pizzo. «Dobbiamo rendere omaggio a questo imprenditore. Le mafie si sconfiggono con l’impegno delle forze dell’ordine e delle Istituzioni ma anche della società. Insieme l’Italia ce la può fare», ha concluso Verini.
Solidarietà all’imprenditore anche da parte di Leoluca Orlando, presidente dell’Associazione dei sindaci siciliani: «La denuncia di Condorelli è un atto coraggioso». E gli ha fatto eco il presidente della Regione, Nello Musumeci: «Il governo siciliano al fianco di Condorelli”.
Una bottiglia piena di alcol etilico e un messaggio chiaro su un biglietto con una minaccia grave, anche se sgrammatica: “Mettiti a posto ho ti faccimo saltare in aria cercati un amico“.
L’intimidazione era stata fatta trovare a Condorelli, nel marzo del 2019, da clan legati alla ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano davanti alla sede di Belpasso del re dei ‘torroncini’, Giuseppe Condorelli, diventato famoso, oltre che per la qualità dei suoi prodotti dolciari, anche per lo spot televisivo di Leo Gullotta: “Cavalier Condorelli è stato un vero piacere…“.
Ma la minaccia che non ha piegato l’imprenditore, che ha denunciato il tentativo di estorsione ai carabinieri. Come avevano già fatto in altri casi simili nel passato sia lui che suo padre. L’episodio è emerso nell’ambito dell’inchiesta ‘Sotto scacco‘ della Dda di Catania, sfociato nel blitz dei carabinieri del comando provinciale etneo con 40 arresti.

Le indagini dell’operazione ‘Sotto scacco’ dei carabinieri del comando provinciale di Catania ha disarticolato tre clan legati a Cosa nostra etnea con 40 persone arrestate, 10 delle quali poste ai domiciliari. Sotto il ‘faro’ della Dda di Catania, riacceso nell’ottobre 2017, le attività, a Paternò e Belpasso, degli storici clan mafiosi Alleruzzo, Assinnata e Amantea e dei loro vertici legati alla ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano che gestivano in esclusiva il traffico di droga e le estorsioni nella ‘zona di appartenenza’.
«Denunciare conviene – afferma Giuseppe Condorelli – l’ho sempre fatto con convinzione. Noi imprenditori abbiamo degli obblighi anche sociali e non possiamo venire meno a questi. Bisogna avere fiducia nelle Istituzioni e nelle forze dell’ordine. La mia vicenda personale lo dimostra. Paura? Certo c’è sempre l’alea, soprattutto quando si ha una famiglia, io ho moglie e due figlie piccole e penso a loro. Ma se si vuole estirpare questa malapianta non c’è che una strada: la denuncia. Anche per il futuro della mia famiglia, della mia terra. La legalità è un presupposto indispensabile per creare economia nuova e sana. Complimenti a magistrati e carabinieri per il loro encomiabile lavoro».
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