MIGRANTI/ Renzi fa il Salvini e viene bersagliato da destra e da sinistra. La Bonino e la Ravetto lo smentiscono, Grillo lo attacca

Renzi fa il Salvini. E scoppia il finimondo. La sortita -un brusco cambiamento di linea –  è di ieri mattina nel blog sul quale fa una sorta di rassegna stampa. Dopo un tirata preventiva a sostengo della legge sullo ius soli estrae dal cilindro il seguente commento, inserito in un suo libro di prossima uscita: “Dobbiamo avere uno sguardo d’insieme uscendo dalla logica buonista e terzomondista per cui noi abbiamo il dovere di accogliere tutti quelli che stanno peggio di noi. Se qualcuno rischia di affogare in mare, è ovvio che noi abbiamo il dovere di salvarlo. Ma non possiamo accoglierli tutti noi. E aver accettato i due regolamenti di Dublino, come hanno fatto gli esecutivi italiani del 2003 e del 2013, è stato un errore clamoroso. Vorrei che ci liberassimo da una sorta di senso di colpa. Noi non abbiamo il dovere morale di accogliere in Italia tutte le persone che stanno peggio”. E aggiunge: “Se ciò avvenisse, sarebbe un disastro etico, politico, sociale e alla fine anche economico. Noi non abbiamo il dovere morale di accoglierli, ripetiamocelo. Ma abbiamo il dovere morale di aiutarli. E di aiutarli davvero a casa loro“. Questa è la frase che il segretario della Lega va ripetendo da mesi in tutti i talk show.

Gli zelanti suoi attaché immediatamente piazzano in evidenza (foto a lato) il brusco cambiamento di rotta di sapore preelettorale, che solleva reazioni a destra e a sinistra. Renzi fa togliere un gran fretta il “manifesto” dal web, segno di imbarazzo per l’eccesso di zelo dei suoi addetti alla propaganda, ma ormai il guaio è fatto: la toppa è peggio del buco.

Il deputato Scotto, del Movimento democratici e progressisti, invita Renzi a pagare almeno i diritti d’autore a Salvini. E Salvini rilancia: non fidatevi degli imitatori.

Bonino spiega il trattato di Dublino.  Emma Bonino, che è stata ministro degli Esteri, intervistata sul problema dei migranti e dei rapporti dell’Italia con l’Europa, ha spiegato come stanno le cose a proposito di accoglienza. “E’ verissimo che il regolamento di Dublino parla dei paesi di primo approdo, ma quello che semplicemente sostengo e soprattutto sostiene il diritto internazionale del mare, è che se un migrante sale su una nave battente bandiera francese, per esempio, lo stato da considerarsi di primo approdo del migrante stesso è la Francia. E quindi le navi europee che fanno parte di Triton e adesso di Sophia, che battono bandiera di uno stato europeo, sono parte integrante di quello stato, sicché se un emigrante o un rifugiato viene salvato e preso su una nave francese, deve ritenersi approdato in Francia come stato di primo approdo”.

“E’ questo che – sostiene l’ex ministro degli esteri – sostiene il combinato disposto del regolamento di Dublino e del diritto internazionale del mare, mentre, per ragioni che non so quali siano, probabilmente di negoziato, perché tutto si negozia in Europa, il protocollo applicativo prevede che il coordinamento è fatto dall’Italia e che tutti gli sbarchi devono avvenire in Italia. Punto. Non c’è niente di segreto, è stato pure scritto dai giornali tempo fa, questa è la situazione e ovviamente disfare un accordo a 27 è difficile”. “Detto questo – ha proseguito Bonino – insisto sul fatto che bisogna continuare a fare pressione sugli stati membri dell’Unione europea seguendo per esempio, nel pieno diritto della legalità europea, la proposta di Radicali Italiani con Riccardo Magi insieme alla comunità di Sant’Egidio, cioè l’utilizzo di una direttiva europea esistente, la 55 del 2001. La direttiva 55 del 2001 prevede che quando uno stato si trova di fronte ad un numero considerevole di sfollati, lo stesso stato ha la possibilità di dare a queste persone un permesso temporaneo di 6 mesi, prolungabile di un anno. Si tratta di un visto temporaneo umanitario valido su tutto il territorio europeo. Il tutto nella piena legalità europea, applicando una direttiva usata già nel 2011 dal governo italiano durante gli arrivi via mare di persone provenienti della Tunisia all’epoca delle primavere arabe. In quella occasione il governo italiano adottò questo provvedimento”.

Quanto al vertice di Tallin, aggiunge Bonino, “essendo un consiglio dei ministri informale, non poteva certamente decidere, questo già lo si sapeva, ma è stato importante perché l’Italia ha potuto insistere con la lunga presentazione del ministro Minniti sulla situazione italiana, e io credo che la pressione sugli stati membri dell’Ue debba continuare, poi possiamo discutere sulle modalità di pressione, quelle più o meno efficaci. Il vertice di Tallin è stato importante anche perché sono stati ribaditi una serie di impegni”.

Il blog Grillo a Renzi: fino a che hai svenduto Italia? – “Le rivelazioni di Emma Bonino confermate involontariamente anche da altri ministri del PD, sono l’elefante nella stanza. Sono proprio gli accordi indicibili sui migranti, ad opera di Renzi e Alfano, ad aver portato il Paese allo sbando”: lo scrive il M5S sul blog di Beppe Grillo, che lancia tre domande al segretario del Pd Matteo Renzi. “Vogliamo vedere le carte: che cosa hai firmato, nero su bianco? Fino a che punto hai svenduto il nostro Paese per risparmiare” (come sostieni tu) o per far guadagnare qualcuno” (come invece sospettano tutti)? Se c’è un accordo sottobanco con l’Europa, abbiamo il diritto di conoscerne i dettagli: quanti soldi ha elargito l’Italia alla Turchia per chiudere la rotta balcanica? Vogliamo sapere che tipo di rapporti ha il Pd con i finanziatori delle ONG. Chi sono coloro che mantengono i costosissimi servizi di tali organizzazioni, inclusi navi, aerei ed elicotteri? E questi hanno per caso finanziato anche le campagne elettorali del Pd?”.

Ravetto a Renzi: è colpa di Triton, non di Dublino  – “Ho il dovere di smentire il segretario del Pd Matteo Renzi: la posizione di chiusura dell’Europa rispetto alla condivisione degli sbarchi dei migranti non dipende certo dal regolamento di Dublino – che rimane comunque nella sua versione rafforzata del 2013 un accordo scellerato per ben altri motivi – ma dipende dalla deroga espressa che il governo italiano accettò nella sottoscrizione dell’accordo per l’avvio dell’operazione Triton nel 2014“. Così Laura Ravetto, deputata di Forza Italia e presidente del Comitato Schengen, replica al segretario del Pd Matteo Renzi. “Segnatamente – prosegue Ravetto -, nell’avviare Triton, l’Italia acconsentì che si derogasse a un principio fondante del diritto internazionale marittimo e cioè che se un migrante sale su una nave battente bandiera di uno Stato straniero quello è lo Stato da considerarsi di ‘primo approdo’ del migrante stesso. Se il governo italiano non avesse accettato questa deroga e oggi si potesse applicare soltanto il regolamento di Dublino, i migranti soccorsi, ad esempio, da una nave spagnola dovrebbero ritenersi approdati in Spagna come Stato di ‘primo approdo’ e, pertanto – continua -, non sarebbe potuto succedere quanto accaduto anche solo pochi giorni fa e cioè che una nave iberica si è arrogata il diritto di sbarcare tutti i migranti da lei soccorsi nei porti italiani, scaricandone poi la cosiddetta ‘dublinatura’ sull’Italia”. “Personalmente – sottolinea la presidente del Comitato Schengen – denuncio questa situazione sin dal novembre 2014, a pochi giorni dall’avvio dell’operazione Triton – e non avevo certo bisogno di aspettare le dichiarazioni della Bonino – ma sono rimasta inascoltata. Oggi mi è chiaro che i Paesi europei si nascondano dietro a questo cavillo burocratico per sottrarsi dalle doverose corresponsabilità nella gestione dei flussi migratori e credo pertanto che il governo Gentiloni debba passare dalle parole ai fatti anche, eventualmente, con azioni dimostrative quali la chiusura dei nostri porti alle navi europee – prosegue – se non addirittura l’accompagnamento coatto negli altri porti europei: voglio vedere se la Spagna o Malta avranno il coraggio di respingerli”. “Il governo valuti finanche il provocatorio rilascio di permessi temporanei Schengen a tutti coloro che arrivano, in modo che possano immediatamente spostarsi in altri Paesi europei. Purtroppo – conclude Ravetto – si deve creare una vera e propria crisi per mobilitare la coscienza europea e internazionale rispetto a un fenomeno che non può gravare soltanto sull’Italia”.

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