PUNTI DI VISTA/ Ma conviene a Salvini continuare a fare lo sceriffo?

di STEFANO CLERICI – 

Se non fossero in gioco tante vite umane, sarebbe una grandiosa farsa. Messa in scena da una improbabile compagnia d’avanspettacolo che ha come capocomico Matteo Salvini, nella parte, a seconda dei momenti, del nostro vicepremier (sempre meno vice), del ministro dell’Interno (e pure un po’ di Estero) e del leader della Lega. A far da spalla, i ministri Cinque Stelle, ancora sbronzi per aver festeggiato il taglio dei vitalizi. Poi, l’interpretazione, come attore non protagonista, del presidente del consiglio Giuseppe Conte.

Prima la nave della Ong “Aquarius”, poi la nave olandese “Vos Thalassa”, adesso questa nave che fa rotta su Lampedusa con il suo carico di altri quattrocento disperati. E ogni volta il ministro dell’Interno a recitare lo stesso copione, la stessa parte da bullo “tutto chiacchiere e distintivo”. E ad ogni accenno di sbarco dobbiamo assistere alla stessa sceneggiata?

E’ ora che Salvini faccia calare il sipario su questa tragicommedia: la pianti di fare l’ipocrita e abbia il coraggio delle proprie idee. Di fronte alla sordità dell’Europa, e in prima fila dei suoi amici capi di governo dell’Ungheria, della Polonia, della Slovacchia e della Repubblica Ceca nell’accogliere richiedenti asilo, non gli resta che chiedere al Parlamento l’autorizzazione a sparare a vista sui barconi o a bombardare le coste libiche. Perché solo così si può fermare quella che lui chiama “invasione” e che non è altro che un ineluttabile fenomeno che accompagnerà l’intera umanità per i prossimi decenni, se non secoli. Così come è lui il primo a sapere che tutta quella sua esibizione di muscoli non ha smosso e non smuoverà l’Europa neppure di un millimetro.

Se poi, invece, illuminato dallo Spirito Santo o dal presidente Mattarella, Matteo Salvini la smettesse di fare inutilmente lo sbruffone e cominciasse a ragionare con la testa anziché con la pancia, ne saremmo tutti felici. Non è stato eletto per fare lo sceriffo. E’ lì per fare il ministro. Di tutti gli italiani, sia di coloro che ne condividono le idee, sia di quelli che non la pensano come lui.

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