LETTURE/ “Liberté” di Maurizio Tucci, in bilico tra il giallo e il rosa

Il 13 ottobre sarà in libreria, e disponibile sui maggiori portali di libri, “Liberté”, il nuovo romanzo di Maurizio Tucci (alla sua terza opera di narrativa), edito dalla casa editrice “I Libri di Emil” di Bologna.

Un romanzo, come scrive nella prefazione la giornalista Irene Zerbini, “in bilico tra il giallo e il rosa, l’umoristico e l’utopistico, il mitologico e le vite parallele. Una dualità che è proprio la caratteristica distintiva di Liberté, onirico e al tempo stesso straordinariamente realistico, nel bene e nel male”.

Maurizio TucciLiberté si sviluppa, fin dall’inizio, su un doppio binario: il primo è un intrigo ambientato nelle metropolitane parigine (una Parigi certamente contemporanea, ma al riparo da influenze contingenti), in cui un gruppo di “Chef de Station” cerca di deporre la dirigenza corrotta e affarista; il secondo è l’amore del protagonista, Philippe (“Chef” della stazione Louvre Rivoli), verso due donne, Sabine e Alia, che – come dice lo stesso Philippe – “Non sono due persone diverse, sono l’una la non-altra dell’altra. Una sorta di materia e anti-materia, per cui l’esistenza dell’una è imprescindibile, perché anche l’altra esista”.

In Liberté “amori e guerra” si intersecano tra gelosie e rivelazioni, tra misteriose scomparse e clima da basso impero (che riporta, con assoluta levità, a contemporanei déjà-vu), cui fa da contrappunto il costante riferimento al piacere di una cucina raffinata di cui Philippe e Jaurès (il leader della rivolta) sono estimatori. Fino ad arrivare ad un epilogo che rovescia tutte le attese, lasciandole tuttavia aperte ad un “dopo” ancora non scritto.

Stilisticamente, Liberté utilizza una forma di narrazione omodiegetica, veicolata dal personaggio di Philippe che, essendo interno alla storia, e dunque non onnisciente, svolge anche la funzione del lettore/investigatore che cerca di dirimere i fili intrecciati dal plot. È una narrazione al presente (se non nelle digressioni), contemporanea agli eventi, il che garantisce l’effetto di suspense cercato dall’autore. La narrazione usa principalmente un registro noir impuro, continuamente corretto, in qualche modo disinnescato, dal gusto ironico del narratore (e dell’autore).

In Liberté tutto è in progress. Non c’è “pausa di riflessione”, ovvero il momento che in un romanzo divide abitualmente la storia in un prima e in un poi; l’autore tende a “tenere” il racconto, a farlo “montare” e agire dentro confini e dettami rigorosi fino al (pen)ultimo momento. La chiusa del romanzo è il classico caso di rovesciamento estetico del finale; inappuntabile in tutti i sensi e calibrato in modo da risarcire il lettore di tutti i mancati finali che si era precostruito durante la lettura.

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Maurizio Tucci (https://www.facebook.com/liberte.mauriziotucci/) è giornalista, collaboratore da oltre vent’anni del «Corriere della Sera». Vive a Milano e si occupa professionalmente di comunicazione e di ricerca sociale, prevalentemente nel campo dell’adolescenza. E’ il presidente dell’Associazione “Laboratorio Adolescenza”. Liberté è la sua terza prova narrativa. Con I Libri di Emil ha già pubblicato, nel 2013, “Scusa, Mondo”.

 

Editore Fabrizio Podda (direzione@ilibridiemil.it)

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