“Si poteva fare qualcosa? Cosa non è stato fatto per provare a salvare la vita di 140 persone?”. Sono le domande che a distanza di venticinque anni affliggono ancora i parenti delle vittime della più grande tragedia della marina mercantile italiana. Era il 10 aprile del 1991, quando alle 22:03 la Moby Prince, il traghetto della Navarma mollò gli ormeggi a Livorno diretto a Olbia. Meno di mezz’ora dopo, quando ancora si trovava nella rada del porto toscano, la collisione con la petroliera Agip Abruzzo, la prima nave ad essere soccorsa, nessuna vittima tra quanti erano a bordo. Per quasi un’ora invece nessuno si accorse che il Moby era alla deriva completamente avvolto dalle fiamme: 140 morti, 75 passeggeri e 65 membri dell’equipaggio, un unico sopravvissuto, il mozzo Alessio Bertrand che si salvò rimanendo aggrappato a una balaustra. Fu trovato un’ora dopo da due ormeggiatori. Eppure dal traghetto fu lanciato, alle 22:26, il may day: “Siamo in collisione…siamo in fiamme…occorrono i vigili del fuoco…compamare se non ci aiuti prendiamo fuoco”. Ma alla sala radio della capitaneria di porto di Livorno arrivò un segnale debolissimo e non fu sentito. Un disastro per cui nessuno è responsabile. I processi si sono conclusi infatti senza condanne: tutti assolti, nessun colpevole.
Sono passati 25 anni da questa enorme tragedia del mare. Nel giorno dell’anniversario a parlare è Loris Rispoli, presidente dell’Associazione “140”, una delle 2 associazioni familiari delle vittime, e lo fa ai microfoni della trasmissione “La storia oscura”, condotta da Fabio Camillacci su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano. Rispoli ha perso sua sorella Liana, a bordo del Moby era responsabile della boutique. “Qualsiasi idea uno si può fare dell’incidente – ha affermato Rispoli – c’è da tener conto che nessuno è morto a causa di questo. La cosa fondamentale è sapere perché 140 persone sono state lasciate lentamente a bruciare senza che nessuno intervenisse. La realtà è che quel traghetto è stato infilato per 10 minuti nella petroliera, si è disincagliato perché la petroliera ha messo in moto e nessuno ha fatto niente nei confronti di quelle 140 persone che stavano morendo bruciate. Noi sappiamo che la risposta data dalla magistratura è insoddisfacente, perché un pm non può finire un processo chiedendo l’assoluzione di tutti gli indagati perché il destino è cinico e baro. Non è una sentenza accettabile”.
Di chi la colpa? Rispoli è un fiume in piena: “Credo che dietro questa vicenda ci sia un’altra negligenza da parte di chi per ruolo e per divisa doveva gestire e coordinare i soccorsi. Mi riferisco al ruolo che doveva svolgere il comandante della capitaneria e non ha mai svolto quella notte, perché dal canale 16 e dalle testimonianze, ci è stato sempre detto che dal comandante non è mai venuto nessun ordine. Se il comandante della capitaneria, nei mesi antecedenti alla collisione, avesse emesso un’ordinanza che diversificava le rotte di stazionamento da quelle di entrata e uscita in porto non ci sarebbe stata la collisione. Questa ordinanza non c’era nel porto di Livorno, che è uno dei più pericolosi in Italia”.
Omertà e depistaggi? Secondo Rispoli ci sarebbe anche chi sa ma non parla: “Una cosa è certa, gli Stati Uniti hanno visto qualcosa. Non dimentichiamoci che quella notte eravamo in presenza di ferree norme antiterrorismo, in quanto nel porto di Livorno c’erano le navi americane che riportavano le arme dalla guerra del Golfo, quindi sicuramente i satelliti Usa hanno visto qualcosa. Il governo italiano ha chiesto per anni di venire in possesso di questo materiale, è stato negato che ci fosse. La Commissione parlamentare d’inchiesta farà ulteriori passi per richiedere questo materiale. Sono fiducioso sul fatto che la Commissione d’inchiesta sul disastro della Moby Prince riuscirà a fornire risposte. Mi preme sottolineare che per la prima volta nella storia del nostro Paese i giudici si avvalgono della facoltà di non rispondere. I giudici che sono stati chiamati dalla Commissione d’inchiesta si sono rifiutati di rispondere”.
Le celebrazioni in memoria delle vittime 25 anni dopo. Oggi, domenica 10 aprile 2016, in occasione dei 25 anni dal disastro, a Livorno sono previste alcune cerimonie commemorative intitolate “Per non dimenticare” e promosse da Regione Toscana, Comune, Provincia di Livorno, e dalla stessa Associazione “140”, presieduta da Loris Rispoli.
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