La grande metafora del pallone per leggere le paure di oggi

di NUCCIO FAVA – Eravamo ancora studenti e per formazione classica guardavamo con qualche diffidenza le ricerche sociologiche delle università Usa, Inghilterra e nord Europa. Poi grazie soprattutto ad Antonio Ghirelli ed Alfonso Gatto, non solo giornalisti ma intellettuali della scuola meridionale, abbiamo cominciato a comprendere il fenomeno calcio anche nei suoi risvolti sociali e nel fascino popolare. Importanti non sono soltanto gli aspetti tecnici, le strategie e le tattiche, i super campioni e il loro rapporto con i “portatori d’acqua” ma anche l’importanza della condizione e del clima dello spogliatoio, infine la bravura dell’allenatore anche in termini di rapporti umani con i singoli e la squadra.

Grazie a Ghirelli e Afonso Gatto, napoletano il primo e salernitano il secondo, pur con la sola nostra esperienza dell’oratorio salesiano, abbiamo potuto comprendere perché il fenomeno calcio è continuamente in ascesa anche in Africa, in Cina e nei nuovi paesi emergenti riesca a motivare e mobilitare milioni e milioni non solo di tifosi in tutto il mondo in una misura che riesce forse a raggiungere solo papa Francesco. Certo in nulla paragonabile con la precarietà e l’inadeguatezza della politica non solo in Italia. In questo senso purtroppo la batosta che il Real Madrid ha inflitto alla Juve sarà interpretata non senza forzature e inesattezze, come una sconfitta di un intero paese rispetto all’altro.

Non dovrebbe essere questo il modo di guardare allo sport, anche se il vizio è antico e si manifesta a cominciare dai giochi olimpici e dalla rilevanza spropositata data alle classifiche dei medaglieri. Resta però grande la differenza tra la vitalità del fenomeno sportivo e la stanchezza e la sfiducia che dominano la vita politica assediata dai populismi, dallo scontento, dalla rabbia, dalle forti spinte di chiusura nazionalista. Insieme alle enormi paure dell’altro e dello straniero, che sono una spaventosa costante delle nostre società con i nervi sempre più scossi come hanno clamorosamente dimostrato i 2 falsi allarmi in Germania e a Torino. Purtroppo anche con la differenza negli esiti: il deflusso in Germania di oltre 80.000 giovani a un concerto rock dopo l’accertamento dei servizi e della polizia è avvenuto in modo ordinato, mentre a Torino non è stato possibile nessun preavviso. Nel generale parapiglia causato dallo scoppio di un petardo, dovuto forse a qualche tifoso sconsiderato o ad una provocazione per generare panico, è seguito un fuggi fuggi in ogni direzione con feriti e contusi.

Senza bisogno di forzature e strumentalizzazioni è indubbio che alla minaccia del terrorismo che sceglie i suoi obbiettivi in Europa proprio nei luoghi di svago ed intrattenimento resta difficile garantire risposte di assoluta sicurezza e basta un gesto sconsiderato per provocare panico e spavento. Nonostante la cocente sconfitta, gran parte degli italiani hanno provato l’emozione dell’inno di Mameli e il bisogno, attraverso lo sport, di ritrovare quel clima di unità e di fiducia che il presidente della Repubblica aveva così bene auspicato almeno come speranza per il bene comune d’Italia.

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