La Consulta: Illegittimo il blocco dei contratti nel pubblico impiego, ma…solo da oggi

Dopo due giorni di Camera di Consiglio la Corte Costituzionale ha emesso un singolare verdetto sul blocco dei contratti e degli stipendi per i dipendenti della pubblica amministrazione: è illegittimo, ma non da quando è stato fissato (cioè 6 anno fa) bensì da questo momento in poi. Un verdetto che serve a salvare capra e cavoli: il principio giuridico (la capra) e le casse dello Stato (i cavoli). Quindi sembra di capire che il rischio di aggravare le condizioni delle casse statali – con una richiesta di arretrati che avrebbe potuto ammontare a 35 miliardi – sia scongiurata.  Dunque i giudici hanno tenuto conto della memoria presentata dall’Avvocatura dello Stato secondo cui “l’onere” della “contrattazione di livello nazionale, per il periodo 2010-2015, relativo a tutto il personale pubblico, non potrebbe essere inferiore a 35 miliardi”, con “effetto strutturale di circa 13 miliardi” annui dal 2016.

La questione era stata sollevata davanti alla Consulta dai tribunali di Roma e di Ravenna a seguito dei ricorsi di vari sindacati del pubblico impiego: Confedir, Flp, Fialp, Gilda-Unams, Cse, Confsal-Unsa.

Il congelamento degli stipendi era stato deciso nel 2010 dal governo Berlusconi con l’obiettivo di contenere la spesa pubblica, e ha portato a una perdita per gli statali fino al 9% delle retribuzioni. Un impiegato pubblico con uno stipendio di circa 17.000 euro ne avrebbe ricevuti, con i rinnovi, 18.600 nel 2014 e 18.800 quest’anno”, secondo i calcoli fatti recentemente. Invece i dirigenti di prima fascia delle agenzie fiscali hanno perduto oltre 10.000 euro rispetto agli oltre 118.000 cui avrebbero avuto diritto nel 2015 con i rinnovi. Per i dirigenti di seconda fascia dei ministeri la perdita supera i 4.600 euro. Dal confronto tra la retribuzione netta effettiva e quella che gli statali avrebbero ricevuto in presenza dei rinnovi contrattuali (con relativi aumenti stabiliti in base all’Indice dei prezzi al consumo calcolato dall’Istat) emerge che la perdita annua cumulata va da poco più di 2.000 euro a oltre 10.000.

Commenta per primo

Lascia un commento