Hillary vince anche in California ed è la prima donna nella storia Usa a conquistare la nomination

epa05184465 Democratic 2016 US presidential candidate former US Secretary of State Hillary Clinton celebrates her South Carolina Democratic presidential primary election victory against Vermont Senator Bernie Sanders in Columbia, South Carolina, USA, 27 February 2016. EPA/ERIK S. LESSER

Vincendo le primarie del partito democratico anche in California, il bersaglio più grosso con i suoi 475 delegati, Hillary Clinton può annunciare di avere realizzato uno storico obiettivo: diventare la prima donna a conquistare la nomination per la presidenza nei 240 anni di vita della democrazia americana. Ciononostante Bernie Sanders non intende gettare ancora la spugna malgrado la ormai certa vittoria di Hillary Clinton, che ha largamente superato, dopo le vittorie nell’ultimo supermartedì,il numero dei delegati per la nomination democratica. “Andremo avanti, il prossimo martedì continuiamo la lotta per le primarie a Washington DC e poi porteremo la nostra lotta” a Filadelfia, dove si terrà la convention democratica a luglio, ha detto il candidato democratico, che stanotte ha conquistato solo 2 stati su 6, il Montana e il North Dakota.

Hillary ha vinto non solo in California ma anche in tre degli altri cinque Stati chiamati al voto (New Jersey, New Mexico e South Dakota) cedendo a Sanders solo il Montana e il North Dakota (caucus). Un finale di partita che non lascia adito a dubbi, tanto che già in serata il presidente Barack Obama, ormai prossimo a dare il suo endorsement alla Clinton, ha telefonato ad entrambi per unire ora il partito. Giovedì vedrà Sanders, che però, pur ribadendo di voler impedire l’elezione di Donald Trump, ha annunciato che la sua lotta continuerà.

Al Brooklyn Navy Yard di New York, i fan dell’ex first lady sono andati in delirio e lei ha sprizzato felicita’ e orgoglio, tendendo nuovamente la mano al senatore del Vermont e attaccando il suo futuro rivale Donald Trump. “Grazie a tutti, abbiamo raggiunto una pietra miliare, è la prima volta nella storia della nostra nazione che una donna sarà la candidata di un partito importante”, ha esordito. “La vittoria di questa notte non è di una persona sola, appartiene a generazioni di donne e di uomini che si sono battuti e si sono sacrificati e hanno reso possibile questo momento”, ha proseguito. Poi si è complimenta con Bernie Sanders “per la sua straordinaria campagna”, per aver portato al voto milioni di nuovi elettori, soprattutto giovani, per “il dibattito vigoroso sulle ineguaglianze”.

Poi l’ex first lady ha sferrato anche un nuovo attacco al “divisivo” Trump, “caratterialmente inadatto a fare il presidente e il commander in chief”.

Ma il tycoon ha già dato fuoco alle polveri del futuro duello.”Questa sera chiudiamo un capitolo di Storia e ne apriamo un altro”, ha esordito vantando a suo modo anche lui un merito storico per aver raccolto un numero record di voti nelle primarie repubblicane. Poi si è lanciato a testa bassa contro i “fallimenti” di Obama, contro gli “errori” di Hillary, “estensione dei disastri di Obama”, colei che ha “trasformato il dipartimento di stato nel suo hedge fund privato”. E contro i Clinton, che hanno “trasformato la politica dell’arricchimento personale in una forma d’arte per se stessi”.

Trump ha promesso altre accuse contro l’ex coppia presidenziale lunedì prossimo ma per ora appare in difficoltà. Anche se ha vinto le primarie repubblicane in altri sei stati con percentuali sopra il 67%, nel partito sta crescendo la protesta per le sue dichiarazioni contro il giudice messicano dell’inchiesta contro la sua università, unico vero ostacolo nella sua corsa alla Casa Bianca. Commenti definiti “razzismo da manuale” dallo speaker della Camera Paul Ryan, che sta facendo acrobazie per non spaccare il partito. Ma alcuni governatori e senatori già hanno annunciato che non voteranno più per il magnate.

 

Commenta per primo

Lascia un commento