Giuseppe Conte delinea (in un forum con “Il Fatto”) il suo programma da capo (in pectore) del “Movimento 5 stelle”. Eccolo punto per punto

Interviene Gad Lerner per saperne di più sul come e perché avvenne  il suo avvicinamento ai 5S e come mai decise di accettare di guidare un governo che vedeva insieme i Cinquestelle e la Lega. Conte spiega: «Alfonso Bonafede era assistente di un mio collega: fu lui a chiedermi se avevo interesse a essere designato come membro laico del Parlamento dell’organo di autogoverno della giustizia amministrativa. Gli precisai che non avevo votato per il M5s, né ero un loro simpatizzante. Fui selezionato, era una occasione importante per me. Ecco, in quattro anni non ho mai ricevuto una telefonata, una sollecitazione su un dossier. Questo mi fece maturare una condivisione dei valori del M5S, volli restituire loro qualcosa: per questo alle elezioni politiche mi resi disponibile a essere potenziale ministro della Funzione pubblica. La mia formazione è quella cattolico-democratica, vengo dal centro moderato, che guarda a sinistra. La Lega non era una prospettiva che mi affascinava, ma era l’unica soluzione possibile, dopo il rifiuto del Pd (per l’esattezza: di Renzi) di allearsi con il M5s e tre mesi di stallo».Poi Padellaro lo interpella sul video di Beppe Grillo in difesa di suo figlio accusato di stupro. Se fosse stato l’avvocato di Grillo gli avrebbe consigliato quel video? Conte non ha esitazione: «No, per un motivo. Le trasmissioni tv ne hanno approfittato per dire ‘siccome ne ha parlato Grillo, possiamo parlarne anche noi’. Un processo parallelo, una degenerazione che non permetterei mai». E poi sottolinea: «Ma è chiaro che nel dna del Movimento ci sono due pilastri: il rispetto dell’indipendenza della magistratura e il rispetto delle donne e della parità di genere. Non ci può essere alcuna commistione tra una vicenda personale – ancorché di Beppe Grillo – rispetto alle linee politiche del Movimento».

Poi Padellaro lo interpella anche  sulla parcella da 400 mila euro per una consulenza giuridica. E Conte non ha esitazione nello spiegare: «Non ho nulla a che fare con i loschi traffici del signor Amara, non lo chiamo avvocato e non l’ho mai conosciuto. Il mio nome sarebbe stato fatto da Vietti, con cui pure non ho mai avuto rapporti personali e professionali. Trecento pareri legali mi hanno occupato per quasi un anno, quindi quel compenso era il minimo: tutte quelle parcelle, tra l’altro, hanno passato il vaglio del tribunale e dei commissari giudiziali nominati dai giudici fallimentari».

Altra domanda: Come esce l’immagine della magistratura dallo scandalo del Csm?

Risposta di Conte: «Malconcia. Nessun magistrato si deve permettere di avere atteggiamenti subalterni nei confronti della politica, perché fa un danno a tutta la categoria. Detto questo, nessuna forza politica in Parlamento deve approfittarne per mettere sotto schiaffo la magistratura. Prima di parlare di commissioni d’inchiesta, riformiamo il Csm: la polvere si deve sedimentare».

Gad Lerner chiede: Il M5S sarà interclassista come era la Dc? Dove prenderete i voti?  Risposta di Conte: «Sarà un movimento intriso di cultura ecologica, saremo all’avanguardia in questo. Saremo dalla parte dell’inclusione e della giustizia sociale. Siamo di sinistra? Classificateci come volete, ma la realtà è che guarderemo anche alle esigenze dell’elettorato moderato. A me interessa abbassare le tasse: sono di destra? Va benissimo». Replica di Lerner: «Forse vanno fatte pagare di più a chi evade o a chi ha grandi patrimoni…». Controreplica: «La soglia dell’imposizione fiscale è già elevata. I pagamenti digitalizzati consentono l’emersione del sommerso. E poi dobbiamo riformare il fisco per renderlo più equo». Lerner ribatte: «Basterebbe evitare i condoni…». E Conte replica sua volta: «I condoni non sono la soluzione: abituano il cittadino alle sanatorie e possono renderlo molto pigro con i pagamenti. Noi dobbiamo evitare i condoni, questo senz’altro. Però attenzione: per far partire la nuova riforma fiscale possiamo anche agevolare la regolarizzazione delle posizioni, ma una volta per tutte. Poi, chi sgarra paga».

(Padellaro) L’incontro all’autogrill tra Matteo Renzi e Marco Mancini avviene mentre ci sono fortissime pressioni su di lei perché ceda le deleghe sui Servizi. Ha messo in relazione quell’incontro con quelle pressioni?

«Qualsiasi rappresentante delle istituzionirisponde Contedeve rispondere del proprio operato con trasparenza: Renzi fa gli incontri che ritiene, ma deve spiegare perché si trovava in un’area di sosta con un uomo dei Servizi con il quale non aveva motivi istituzionali per incontrarsi. Quanto alle pressioni di quei mesi, non ho voluto far polemiche, ero concentrato sulle priorità per gli italiani. Vedo invece che il senatore Renzi è molto più versatile di me: la mattina è in Arabia a decantare il neo-Rinascimento, spazzando via con un sol colpo tutta la tradizione rinascimentale italiana, peraltro fiorentina; il pomeriggio si ferma in autogrill, la sera è in tv…» .Lo ha mai più sentito?  «No – risponde Conte –  ma non escludo in futuro di incrociarlo in qualche autogrill».

Lerner lo incalza: «Un’ala M5S si è rifiutata di votare il governo Draghi e la sollecita: essere leader significa mettere in conto anche periodi fuori dalle stanze del potere». Serena la replica di Conte: «Quando è finita quell’esperienza abbiamo fatto un appello pubblico: ci hanno descritto come quelli dei Ciampolillo, ma c’era Liliana Segre che, nonostante il parere contrario del suo medico, è venuta a votare per non far cadere il governo Conte. Siamo stati tutti dispiaciuti per la fine di quell’esperienza, ma per rispetto delle istituzioni mi sono fatto subito da parte e ho favorito la nascita del governo Draghi. Alcuni non si sono fatti convincere, mi dispiace, ma questo non significa che l’opposizione mi spaventa».

Ma Padellaro insiste: Qual è secondo lei la direzione più corretta per il Paese: che si vada a elezione a fine legislatura e quindi resti Mattarella al Quirinale?

«L’approccio migliore – risponde pacatamente Conte è sostenere il governo e augurarci tutti che possa proseguire il suo percorso. Chi oggi dice: vedo bene Draghi al Colle sembra quasi voglia liberare una casella al governo. Non è responsabile nei confronti dei cittadini dire in questo momento, con tutti i problemi in corso, che Draghi deve andare al Quirinale».

Padellaro: Quindi per lei la soluzione migliore è che Draghi continui la sua attività di governo e i partiti decidano insieme il nome migliore per il Colle?

Risposta di Conte: «Non possiamo certo augurarci che questa esperienza di governo si interrompa e metterci a giocare al toto-Quirinale. Quando sarà il momento ci ritroveremo insieme con le altre forze politiche a ragionare sulla personalità migliore nell’interesse del Paese».

Rivendica il sostegno al governo, ma è ancora sicuro di aver fatto la scelta giusta? Penso ad alcune scelte del ministro Cingolani, al pressing per cambiare la prescrizione…

«Quando dico che dobbiamo sostenere lealmente questo governo non significa che rinunciamo a fare politica. Sulla transizione ecologica, per esempio, ho sempre parlato di idrogeno verde e non blu; sulla giustizia noi stessi ci siamo predisposti ad articolare meglio la norma sulla prescrizione, distinguendo tra i casi di assoluzione e condanna in primo grado: ma l’unica cosa da fare è sedersi al tavolo e approvare le riforme per accelerare i tempi dei processi civili e penali che già sono allo studio del Parlamento».

Padellaro lo interroga anche sulle prossime elezioni amministrative in alcune importanti città, a partire dalla capitale: Si era parlato – dice – di un accordo tra lei e Letta sulle Amministrative. A Roma voi avete scelto di appoggiare Virginia Raggi, col rischio di incrinare i rapporti col Pd. Ci spiega cosa è successo?

Questa la risposta di Conte: «Sono impegnato nel rapporto con il Pd in un dialogo alla pari, senza alcuna subalternità. Io parlo tanto con i romani: anche chi aveva un atteggiamento prevenuto nei confronti dell’amministrazione Raggi ora inizia a capire che i risultati hanno richiesto tempo, perché è stato necessario operare una cesura con il passato. Io non ho mai avuto dubbi sul sostegno alla sindaca. Recentemente mi è stata prospettata la possibilità che il Pd potesse candidare Nicola Zingaretti, persona che ha la mia stima e la mia amicizia: li ho avvertiti che questa candidatura avrebbe potuto avere ripercussioni serie sulla tenuta del governo regionale, dove da due mesi siedono due assessori M5S, e loro hanno fatto la loro scelta. Ma non ci stracciamo le vesti se non proponiamo una soluzione congiunta: è successo anche al Pd in passato – con De Luca, con Emiliano – che si decidesse di ricandidare un amministratore uscente. Auspico che al secondo turno il candidato che avrà la meglio verrà sostenuto da tutti. Anche a Torino: cerchiamo di trovare sinergie, c’è un candidato della società civile che può mettere insieme tutti ed essere molto competitivo».

Lei quindi – interviene Lerner – confida in un rapporto con il Pd non subalterno: immagina il centrosinistra del futuro come una coalizione tra Pd, M5S e Leu o ci vorrà più fantasia?

«Io in questi due mesirisponde Conte ho preparato un programma con tante riforme economiche e sociali: andrà condiviso, dovrà crescere col contributo della società civile e dei territori. Questo ci consentirà di avere un progetto competitivo per l’Italia dei prossimi cinque anni».

 

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