INTIFADA PER GERUSALEMME/ 4 i morti e oltre 700 i feriti. Trump ora invita…alla calma. Dall’Onu e dall’Italia no al suo dicktat

Dopo aver acceso la miccia in Medio Oiente, Tump… invita alla calma.  Il presidente americano, infatti,  ha lanciato un appello alla calma e alla moderazione dopo la giornata di violenze – costate finora 4 morti e oltre 700 feriti – in seguito alla sua decisione di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele, in contrasto con quanto stabilito dai trattati internazionali. “Il presidente – ha detto una portavoce della Casa Bianca – spera che le voci della speranza prevalgano su coloro che diffondono l’odio”.
La tensione è esplosa nei Territori palestinesi dopo l’annuncio di Trump su Gerusalemme: quattro vittime a Gaza, oltre 750 feriti in Cisgiordania, secondo i dati della Mezzaluna rossa.

E mentre il capo di Hamas Ismail Haniyeh ha promesso che “la Santa Intifada” non si fermerà con le manifestazioni, dalla Striscia continuano ad essere sparati razzi verso il sud d’Israele, con l’Iron Dome – il sistema antimissili – che ne ha intercettato uno. Lo Stato ebraico ha reagito con colpi di cannone e raid aerei su basi di Hamas, tra cui un campo di addestramento e un deposito di munizioni causando, secondo fonti locali, almeno 10 feriti. Né riesce a placare le tensioni la notizia che l’ambasciata americana a Gerusalemme non sarà in grado di iniziare a funzionare prima di due anni: violenti scontri si sono verificati in tutti i territori palestinesi mentre nei Paesi a maggioranza musulmana, dall’Egitto alla Malesia, migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro la mossa di Washington, condannata anche dall’Unione Europea.

Sul presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, arrivano – oltre a quelle delle popolazioni – le pressioni del consiglio legislativo palestinese perché chiesa l’annullamento del riconoscimento dello Stato di Israele su qualsiasi territorio occupato a partire dal 1948. E l’Anp ha ribadito chela visita annunciata del vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence, nella regione non è gradita. Il presidente francese Emmanuel Macron ha lanciato un nuovo appello “alla calma e alla responsabilita’”.  Comunque gli ambasciatori di Francia , Regno Unito, Italia, Svezia e Germania all’Onu hanno ribadito che la decisione di Donald Trump di riconoscere unilateralmente Gerusalemme come capitale di Israele “non è conforme alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza”.
L’ambasciatore italiano, Sebastiano Cardi, ha espresso grande preoccupazione “per il rischio di disordini e tensioni nella regione” e ha ribadito che “non c’è alternativa alla soluzione dei due Stati”. “L’Italia ribadisce il suo impegno a lavorare a questo obiettivo, contribuendo alla ripresa di un significativo processo di pace”.

COMMENTO

TRUMP PIÙ AMBIGUO DI QUANTO APPARE

Donald Trump, nell’annunciare ufficialmente che la sede dell’ambasciata americana ad Israele verrà spostata da Tel Aviv a Gerusalemme (annuncio che ha provocato allarme e reazioni negative in tutto il mondo arabo, ma anche da parte dell’Onu e dell’Europa e della Turchia) si è detto convinto che questa mossa aiuterà la sua intenzione di favorire il processo di pace tra Israele e Palestina.

Ecco con quali affermazioni ha manifestato questa sua convinzione, che è anche un impegno:

«Gerusalemme deve restare aperta a cristiani, musulmani ed ebrei». «La pace in Medio Oriente è necessaria per espellere il radicalismo». «Farò tutto ciò che è in mio potere per un accordo di pace israelo-palestinese che sia accettabile per entrambe le parti. E gli Stati Uniti continuano a sostenere la soluzione dei due Stati». «Non possiamo risolvere la questione mediorientale con il vecchio approccio, ne serve uno nuovo». E infine il saluto “bipartisan”: «Dio benedica gli israeliani, Dio benedica i palestinesi».

Basteranno queste rassicurazioni a placare gli animi, ad evitare che i rapporti con il mondo arabo si inaspriscano e che i conflitti nel Medio oriente si infiammino pericolosamente? Insomma, a che gioco sta giocando il presidente degli Stati Uniti? (e. s.)

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