M5s e Lega contestano l’incarico affidato da Mattarella a Gentiloni di formare un governo che si muoverà “nel quadro della maggioranza uscente”

Gentiloni e Mattarella

In sintonia Movimento 5 stelle e Lega nel rifiuto di partecipare alle consultazioni con il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni incaricato di formare il nuovo governo dal capo dello Stato. “Non riconosciamo alcuna legittimità a Gentiloni e al suo governo. Non abbiamo tempo da perdere in inutili consultazioni. L’unica risposta che vogliamo ascoltare è la fissazione della data per le elezioni politiche”, ha detto  il segretario della Lega Nord Matteo Salvini. Stessa posizione sembra deciso ad assumere il M5s, che è stato convocato per le ore 12 alla Camera da Gentiloni, anche se una posizione ufficiale sarà assunta in mattinata. C’è da augurarsi che il comportamento cambi, perché rivendicare elezioni subito senza che, comunque, vi sia un governo in carica e con una legge elettorale destinata unicamente alla Camera, peraltro destinata ad essere in parte bocciata dalla Corte Costituzionale il 24 gennaio, e che entrambi (Lega e M5s contestano) contestano è improponibile.

Prima di incontrare i gruppi parlamentari per le consultazioni alla Camera, Paolo Gentiloni ha incontrato alla Farnesina alcuni esponenti dell’attuale governo: Pier Carlo Padoan, Maurizio Martina, Carlo Calenda e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti.

L’INCARICO – Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha ricevuto l’incarico di formare il nuovo governo dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Come da prassi, Gentiloni ha accetatto con riserva. Il colloquio è durato oltre 50 minuti.  Subito dopo ha dichiarato: “Mi assumo questo compito dopo che Matteo Renzi ha mantenuto fermo il suo rifiuto di assumere un reincarico e dopo che le forze politiche d’opposizione hanno respinto qualunque ipotesi di coinvolgimento.  Ci muoveremo nel quadro della maggioranza con il compito di far arrivare il parlamento ad approvare una nuca legge elettorale”. “Conto di riferire al presidente della Repubblica il più presto possibile”.

La scelta era stata già criticata dalle opposizioni. “Dopo la sconfitta al referendum Renzi doveva lasciare la politica”, ha twittato il deputato pentasellato Alessandro Di Battista, “invece è stato lui a indicare Gentiloni a Mattarella, cioè  il suo ‘avatar’, l’ennesimo politicante di professione interessato a far perdere ai cittadini la loro sovranità”. Duro il commento anche da parte del leader della Lega Matteo Salvini dalla pagina Facebook: “Incredibile. Domenica scorsa 32 milioni di italiani hanno votato per scegliere la loro Costituzione e la maggioranza ha bocciato Renzi. Oggi il Pd, Mattarella e Napolitano si inventano il quarto premier non eletto da nessuno, la fotocopia sfigata e inutile di Renzi”. Sulla stessa lunghezza d’onda Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia che anche lei attraverso la pagina Facebook attacca: “Tutto cambia perchè nulla cambi. Siamo passati dal governo del burattino delle lobby al governo del burattino del burattino delle lobby. Il Capo dello Stato dunque ha avallato quanto deciso dal partito del Nazareno anche per far fronte a scadenze urgenti che richiedono di essere affrontate da un governo nel pieno delle sue funzioni”.  “Discontinuità è discontinuità – spiega la senatrice Loredana De Petris – quindi non solo ‘no’ a Matteo Renzi, ma anche a chi lo rappresenta”. Il partito di Nichi Vendola dice no anche a una legge elettorale di tipo maggioritario come l’Italicum. Sel vorrebbe un governo finalizzato a fare una legge elettorale nuova che “risponda alla domanda di rappresentanza forte del paese e archivi definitivamente il sistema maggioritario”.

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