Gentiloni e Padoan alle prese con l’Europa per i buchi di bilancio creati dalle mance elettorali volute da Renzi

Il braccio di ferro tra Roma e Bruxelles sui conti pubblici continua, persino con il rischio della procedura d’infrazione dell’Unione europea nei confronti dell’Italia. E ora Gentiloni e Padoan sono chiamati a sanare i debiti di bilancio creati dalle mance a pioggia che per due anni e mezzo Renzi ha elargito per trarne consenso e vantaggi in voti. Mentre il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, all’Ecofin sottolinea i rischi di una eventuale procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, il premier Paolo Gentiloni da Madrid si dice fiducioso in una “Ue non sorda e cieca sul terremoto” e conferma: “Rispetteremo le regole ma no a manovre depressive”. “Confido che l’Unione europea non sarà affatto sorda e cieca di fronte alle circostanze eccezionali” affrontate dall’Italia, “altrimenti farebbe un pessimo servizio innanzitutto a se stessa”. Italia e Spagna – ha detto il presidente del Consiglio – “hanno un punto in comune, l’interesse ad avere da parte dell’Ue la consapevolezza dell’importanza di mettere il tema della crescita al centro delle nostre politiche con ragionevolezza e flessibilità”.  “Italia e Spagna – ha detto ancora – possono svolgere un ruolo fondamentale nei prossimi mesi innanzitutto come Paesi protagonisti nell’Unione europea e quindi tra le diverse questioni di cui abbiamo discusso c’è stato innanzitutto il significato del nostro impegno per il rilancio dell’Unione che vedrà un primo appuntamento nel vertice informale di Malta e culminerà il 25 marzo nell’anniversario dei trattati di Roma”.

L’allarme di Padoan -“La Commissione aspetta una risposta per il primo febbraio e questa risposta arriverà”, ma il governo procederà con nuove “misure concrete” per il terremoto già dalla prossima settimana, “indipendentemente da come si risponderà alla richiesta della Commissione di effettuare un aggiustamento”: lo ha detto il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan (nella foto con Moscavici)al termine dell’Ecofin. Poi sulle eventuali conseguenze di una procedura per il nostro Paese: “Una procedura d’infrazione sarebbe un grosso problema in termini di reputazione che l’Italia ha costruito (?!), sarebbe un’inversione a U rispetto a quello che è stato costruito fino ad adesso”.

“In questi due giorni si è parlato molto del fatto che dopo Brexit, dopo la nuova amministrazione Usa il terreno di gioco è cambiato e quindi l’Ue deve prendere atto sia dei suoi successi passati sia delle nuove sfide” e “non si può continuare come se non fosse successo niente soprattutto in questo anno politicamente complicato per molti Paesi”. Per il ministro un eventuale ritorno degli Usa al protezionismo “sarebbe un danno perché sappiamo che l’integrazione commerciale è una potente fonte di crescita di cui anche noi siamo beneficiari”. Ma il nuovo contesto è “complicato da decifrare”, anche perché negli Stati Uniti ci saranno anche “stimoli espansivi che vanno bene a tutti”.

Ma il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, rispondendo a chi gli chiedeva che cosa Bruxelles vuole dall’Italia per evitare l’apertura di una procedura d’infrazione sul debito elevato, ha risposto che “la Commissione Ue si aspetta che l’Italia prenda impegni chiari e indichi in dettaglio misure precise nella lettera con cui risponderà alla Ue”. In sostanza ciò vuol dire che le chiacchiere di Renzi, per di più condite di arroganza, non se le beve più nessuno e Gentiloni deve porre rimedio alla caduta di fiducia che l’Italia ha subìto in Europa, nonostante baci, abbracci e strette di mano.  E ora tocca a Gentiloni porvi rimedio.

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