Di Pietro: «Non vietare il busto di Mussolini, sennò c’è chi lo compra»

Antonio Di Pietro, ospite di Radio Cusano Campus, ha detto la sua su diritti civili, caso Quarto, e divieto per i gadget fascisti.

Ddl Cirinnà: “Sui diritti civili ognuno deve essere libero di fare e di pensare come crede. E’ importante la famiglia, è importante avere un padre e una madre, ma quando uno non ha nessuno ciò che conta è avere qualcuno che gli voglia bene. Bagnasco dice che sono altri i problemi del Paese? Mah, di problemi il Paese ne ha tanti, ma tra questi c’è anche quello legato a bambini che non hanno punti di riferimento e che devono essere cresciuti da qualcuno che gli voglia bene”.

Il caso Quarto e il M5s: “Il dramma della delegittimazione l’ho vissuto come loro, più di loro e prima di loro. E’ chiaro che quando si costruisce qualcosa dal nulla la mela marcia può capitare. E’ impossibile sapere prima tutto ciò che può accadere. E’ chiaro che sicuramente sono in buona fede, nel Movimento ci sono tante persone che voglio dare un servizio al Paese. Se all’interno del Movimento c’è qualcuno che ha sbagliato è giusto buttare fuori la mela marcia, ma non si può criminalizzare l’intero Movimento! Allora con il Partito Democratico che bisognerebbe fare? E con altri partiti? Il Movimento Cinque Stelle è una vittima in questa vicenda, in un territorio delicato qualcuno ha pensato di mettere qualcuno dei suoi all’interno di un gruppo che stava andando alla grande. Sul tema, attualmente, non condivido l’informazione pubblica, sempre più filogovernativa”.

Sull’idea di Fiano (Pd), di vietare la vendita di gadget fascisti: “Ogni volta che fai un divieto di questo genere, fai pubblicità alla cosa che vuoi vietare. Ma che ci fai col busto di Mussolini? A forza di parlarne trovi qualcuno che se lo compra”

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