Recuperati i corpi delle 8 vittime del crollo di Torre Annunziata. Verifiche sui lavori in corso

Foto Fusco (Ansa)

Estratti stamattina i corpi delle ultime tre persone che mancavano all’appello dopo il crollo del palazzo a Torre Annunziata (Napoli). Il bilancio del disastro dunque è di 8 vite spezzate.  Le salme sono state trasportate a Castellammare di Stabia. La data dei funerali sarà fissata dopo i primi accertamenti per stabilire le possibili cause del crollo. Soprattutto si cerca di stabilire se possano essere ricondotte ai lavori di manutenzione che erano in corso in due appartamenti. E ci si meraviglia che del pericolo non si sia accorto uno degli abitanti del palazzo, l’architetto Cuccurullo, che lavorava per il Comune di Torre Annunziata.

I morti  – Nell’edificio crollato, in via rampa Nunziante a Torre Annunziata (Napoli), abitavano le famiglie Cuccurullo (3 persone), Guida (4 persone) e Pina Aprea, una sarta 65enne che viveva da sola. Le prime due persone estratte prive di vita dalle macerie sono state l’architetto Giacomo Cuccurullo e la moglie Edy Laiola. Giacomo Cuccurullo, dipendente del Comune, si occupava di pratiche di edilizia privata mentre la moglie Adelaide (Edy) Laiola era una delegata della segreteria Cgil per i rapporti con il Provveditorato agli studi, consulente di spicco del sindacato a Torre Annunziata, esperta in contestazioni e ricorsi. La coppia aveva un figlio, Marco, 25 anni, morto anche lui. Altro nucleo familiare, la famiglia Guida. Di lui, Pasquale Guida, circa 40 anni, i conoscenti dicono che era un tifoso del Savoia Calcio, la squadra di Torre Annunziata. Sposato con Anna dalla quale ha avuto due figli: Francesca, 14 anni, e Salvatore 8. Tutti schiacciati dalle macerie. Nello stabile abitava anche Pina Aprea, una sarta di 65anni che viveva da sola. “Lavorava in casa facendo lavori di sartoria ed era una persona molto disponibile” racconta una sua vicina di casa. Si era sperato che si fosse salvata perché era solita uscire ben presto la mattina. E invece tra i corpi recuperati dai vigili del fuoco nei rischiosi soccorsi di queste due tragiche giornate (due di loro sono rimasti feriti) anche Pina Aprea è morta nel crollo.

Ipotesi e polemiche sulle cause – A vederla quella palazzina crollata in via Rampa Nunziante sembrava una sfida alla sicurezza, alla fisica, e alla logica. Cinque piani, quattro più l’attico dell’architetto Giacomo Cuccurullo, a picco sulla linea ferrroviaria Napoli-Salerno, ed affacciata sulla litoranea Marconi. Oggi c’ è l’obbligo di costruire a 60 metri minimo dai binari. Nel 1955, quando fu realizzata, si poteva fare di tutto. “Da giovane andavo a trovare degli amici in quella palazzina – racconta l’ ex assessore ai Lavori pubblici, Antonio Irlando, in carica tra il 2014 e l’ inizio del 2016 – e quando passavano i treni le pareti tremavano…”. Ma – secondo le prime valutazioni dei tecnici – non sono stati i treni a far cadere la palazzina.

“Certo, era un palazzo messo male” dice il sindaco di Torre Annunziata, Enzo Ascione, eletto a giugno. Mi sorprende che un tecnico del Comune esperto come l’architetto Cuccurullo non si sia accorto della situazione perché qualche segnale avrebbe dovuto esserci”. “La gente aveva già espresso preoccupazioni per quei lavori – dice l amministratore del condominio “Residenza a mare”, che si trova di fronte allo stabile crollato – qualche avvisaglia di pericolo c’era già stata”. Al Comune erano pervenute due Scia (segnalazione certificata di inizio attività), dice ancora il sindaco Ascione, per lavori di manutenzione ordinaria. Al primo piano – secondo l’ ex sindaco Giosuè Starita – in un appartamento vuoto i nuovi proprietari avevano avviato lavori di sostituzione del pavimento. “Non è da escludere che una negligenza tecnica durante i lavori, come la manomissione di un putrella, possa aver compromesso la statica della palazzina. Si parla di manutenzione ordinaria, poi magari si faceva qualcosa di più. Ma è solo un’ipotesi”. In un altro appartamento, pure attualmente vuoto, al secondo piano si svolgevano lavori anch’essi classificati come manutenzione ordinaria. “Ma spesso – dice l’ex assessore Irlando – si parla di manutenzione ordinaria solo per sfuggire alla lentezza della burocrazia delle autorizzazioni”. La palazzina crollata, aveva le strutture portanti in tufo ed i solai in cemento armato. Ma l’attico ed alcuni varchi aperti negli anni nell’ edificio – secondo Irlando – potrebbero aver avuto ripercussioni sulla statica. Il crollo è avvenuto in un angolo (vedi foto in alto) , nella parte retrostante della palazzina. Mentre la facciata, che guarda il mare, è rimasta intatta (vedi foto in basso a destra)“.

Commenta per primo

Lascia un commento