Colpo di mano della maggioranza di governo sulla riforma-porcata del Senato

Il governo e la maggioranza che sostiene la riforma-porcata della Costituzione hanno imposto, con un nuovo colpo di mano contro il parlamento,  che riforma venga  portata  da domani (giovedì) all’esame dell’Aula del Senato. L’atto di forza è avvenuto nella conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama. Dunque il disegno di legge Boschi, che prevede – tra l’altro – la creazione di un Senato che assomiglierà a una sorta di dopolavoro, verrà esaminato in un paio di giorni. Poi l’esame si proseguirà la prossima settimana, ma il termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato per mercoledì 23 alle 9 del mattino.

Secondo il capogruppo di Fi Paolo Romani “è stata una forzatura inaccettabile quella di portare subito la riforma in Aula, anche perché gli emendamenti presentati in commissione erano stati ritirati. Si sarebbe potuto, dunque, procedere con l’esame in commissione”. ” Ma – dice la presidente del gruppo misto Loredana De Petris  – avevano già organizzato tutto. Si comincia domani e si continuerà ad esaminare il ddl riforme fino a venerdì, per poi proseguire la settimana prossima. E’ stata tutta una procedura forzata, contraria allo spirito costituzionale dell’articolo 138. E’ arrivato ieri il diktat di Palazzo Chigi di fare così e loro hanno obbedito”. La parlamentare di Sel denuncia anche il ruolo avuto nell’operazione dalla presidente della commissione Angela Finocchiaro (la senatrice Pd che si è salvata dalla rottamazione, come il capogruppo Zanda, allineandosi ai voleri di Renzi), la quale “ha dichiarato ieri l’inammissibilità degli emendamenti presentati da tutti i gruppi per far trovare Grasso davanti al fatto compiuto”.

Fi, M5s e Sel avevano annunciato in commissione Affari costituzionali del Senato la disponibilità a ritirare gran parte dei propri emendamenti sulle riforme, dopo che un annuncio simile era stato fatto da Roberto Calderoli per la Lega. Lo riferiscono alcuni membri della commissione. Le opposizioni hanno chiesto di porre ai voti immediatamente, prima della capigruppo delle 15, l’istituzione di un comitato ristretto in commissione, per trovare le intese sul testo.

Ma il solerte Zanda aveva sentenziato: “Il ritiro degli emendamenti è solo una manovra politica, come lo è stata la presentazione: manovra prima, manovra ora”. “Il governo sull’organizzazione dei lavori in Commissione non può dire nulla. Certo è che anche dopo il ritiro degli emendamenti (da parte delle opposizioni, ndr) ne rimangono tremila – aveva detto il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, lasciando la commissione Affari costituzionali del Senato per recarsi alla riunione dei capigruppo”.

Ed ecco le dichiarazioni degli “allineati” preoccupati di perdere il posto in parlamento: “Io credo che sia necessario portare a compimento, in tempi certi e rapidi, dopo la prima lettura della Camera e del Senato e dopo 30 anni di discussioni, il percorso della riforma costituzionale. Resto convinta che ci siano le condizioni politiche e tecniche, anche sulla scorta del regolamento, per arrivare ad un testo ampiamente condiviso nel mio partito e nell’aula del Senato”, ha detto la senatrice del Pd Anna Finocchiaro.

“Siamo in una situazione così seria, nella quale ogni forza politica deve assumersi le sua responsabilità senza farsi dominare da polemiche o risentimenti. I senatori del Ncd per far proseguire il ruolo positivo e costruttivo che il partito ha finora svolto devono votare a favore della legge costituzionale, casomai con il listino, e con qualche modifica non all’art. 2 derivante dall’eccesso di ridimensionamento effettuato dalla Camera rispetto al ruolo del nuovo Senato”, ha  affermato Fabrizio Cicchitto.

“Non c’è uno stretto legame tra il voto sulle riforme e il cambiamento della legge elettorale”, ha detto il capogruppo di Ncd Renato Schifani, smentendo così la posizione espressa domenica dal coordinatore del partito Gaetano Quagliariello.

La senatrice Pd Doris Lo Moro, che aveva abbandonato la riunione nella quale si era svolta la finta trattativa”Noi siamo persone disponibili alla discussione, ce lo dimostri anche Renzi e troviamo la soluzione in 24 ore”. Così, a ‘La Telefonata’, su Canale 5, la capogruppo Pd al Senato Doris Lo Moro. Per la senatrice della minoranza Dem, “adesso bisogna modificare l’art.2 senza trovare soluzioni che sono pasticci e lì noi saremo disponibili. Gli italiani sanno che fino ad ora Renzi ha fatto quello che ha voluto e continuerà a farlo. Allora che voglia l’unità del Pd”. E su una possibile crisi di governo, afferma: “Secondo me no, sono solo minacce”.

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