Boeri (Inps): il lavoro con i voucher crea solo precarietà

BOERI inps“I voucher non stanno facendo emergere molto lavoro nero. In alcuni casi creano precarietà e sono controproducenti”. Lo ha detto il presidente dell’Inps, Tito Boeri in una intervista al Tg Zero di Radio Capital. “La cosa più importante, più degli ispettori, è la tracciabilità, cioè conoscere l’intenzione dei datori di lavoro di usare i voucher”, prosegue.

“I voucher sono nati per regolarizzare il lavoro accessorio, creare opportunità di lavoro e integrazione per le fasce più marginali del mercato del lavoro, ma hanno avuto uno sviluppo diverso: in alcuni casi abbiamo una precarizzazione evidente, con lavoratori a tempo indeterminato o determinato che adesso hanno i voucher, e in questo senso sono anche controproducenti”, spiega Boeri.

“L’altro grande obiettivo – prosegue – era quello dell’emersione del nero, e per il momento non sembra esserci grande evidenza: quello che viene fuori è che non sono tanti i lavoratori nelle fasce centrali d’età, si vedono poche persone che prima non lavoravano che di colpo prendono voucher. Il livello dei contributi che raccogliamo è basso, circa 150 milioni, lo 0.2% dei contributi totali dei lavoratori dipendenti, mentre i lavoratori che percepiscono voucher sono l’8%: è molto meno di quello che si potrebbe pensare alla luce del numero delle persone coinvolte.

Quanto agli abusi da parte delle aziende “sembrerebbe esserci un fenomeno di datori di lavoro che usano i voucher in maniera disonesta, per evitare un controllo o per pagare solo in parte le ore di lavoro. Ci sono solo 29 voucher in media per lavoratore, pochi. Gli abusi ci sono. La cosa più importante, più degli ispettori, è la tracciabilità, cioè conoscere l’intenzione dei datori di lavoro di usare i voucher”, conclude Boeri.

IDENTIKIT DI CHI RICORRE AI VOUCHER

Età media 36 anni e per la maggioranza donne. E’ l’identikit dei lavoratori che hanno usufruito dei voucher nel 2015, un anno record visto che ne sono stati venduti 115 milioni, laddove nel 2010 erano meno di 10 milioni. Lo scenario emerge dal dossier Inps ‘Il lavoro accessorio 2008-2015’, presentato a Venezia. Quanto all’incidenza di lavoratori non comunitari, dall’indagine risulta che è allineata ai parametri osservati in genere per il lavoro dipendente.

I prestatori di lavoro accessorio nel 2015 sono stati classificati in base alla loro condizione previdenziale nello stesso anno. Pensionati: la loro quota risulta pari all’8%. Tre su quattro sono pensionati di vecchiaia. Tra loro la quota di chi è impiegato in attività agricole è maggiore che negli altri gruppi. Soggetti mai occupati: sono pari al 14% (meno di 200.000). Si tratta essenzialmente di giovani (la media è vent’anni). La presenza di donne sfiora il 60%. Di essi il 30% ha già percepito voucher negli anni precedenti.

Silenti (ex occupati): sono attorno al 23%. L’età media è pari a 37 anni; anche in tal caso la quota di donne è rilevante (57%). Di essi circa il 40% è risultato attivo (occupato o indennizzato) nel 2014; un altro 20% nel 2013.

Indennizzati (essenzialmente percettori nel 2015 di Aspi, MiniAspi o Naspi): sono il 18% (circa 252.000). In questo gruppo prevalgono i maschi; l’età media è 37 anni. Occupati presso aziende private: sono il 29% (quasi 400.000). Tra questi si individuano: una quota attorno al 26% di occupati con contratto di lavoro a tempo indeterminato e full time; una quota di poco superiore (28%) di occupati a tempo indeterminato e part time; un gruppo relativamente più numeroso (46%) formato da occupati, soprattutto giovani, con contratti a termine.

Altri occupati: infine una quota pari all’8% è costituita da altri occupati (lavoratori domestici, parasubordinati, operai agricoli, lavoratori autonomi, casse professionali, dipendenti pubblici). La loro età media è pari a quasi 40 anni.

(AdnKronos)

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