Addio ad Alberto Asor Rosa, critico letterario e storico della Letteratura. E’ stato anche deputato e direttore della rivista del Pci “Rinascita”

Si è spento a Roma, all’età di 89 anni, il professore Alberto Asor Rosa, docente universitario, critico letterario e storico della Letteratura, ma anche personalità politica in un periodo della sua vita. Di formazione marxista è stato direttore della rivista del settimanale del Pci, “Rinascita”.  Nel 1956, a seguito della rivoluzione ungherese, fu tra i firmatari del  “Manifesto dei 101” , con cui numerosi intellettuali deplorarono l’intervento sovietico. Dal 1972 fu professore ordinario di Letteratura Italiana  all’Università “La Sapienza” di Roma dopo quella di Cagliari. Dal 1979 al 1980 fu deputato del Partito comunista italiano. Andato in pensione si dedicò alla narrativa, pubblicando i romanzi, Storie di animali e altri viventi (Einaudi, 2005) e Assunta e Alessandro (Einaudi, 2010), L’alba di un mondo nuovo (Einaudi).

Nel 2004 rianimò la rivista Bollettino di italianistica, semestrale di critica, storia letteraria, filologia e linguistica, prendendone la direzione. Riprese anche l’attività didattica nel 2006, come professore a contratto a titolo gratuito, presso la Sapienza. 

Nel 2011 in un articolo, pubblicato “Manifesto”,  auspicò «una prova di forza che, con l’autorevolezza e le ragioni inconfutabili che promanano dalla difesa dei capisaldi irrinunciabili del sistema repubblicano, scenda dall’alto, instaura quello che io definirei un normale “stato d’emergenza”, si avvale, più che di manifestanti generosi, dei Carabinieri e della Polizia di Stato, congela le Camere, sospende tutte le immunità parlamentari, restituisce alla magistratura le sue possibilità e capacità di azione, stabilisce d’autorità nuove regole elettorali, rimuove, risolvendo per sempre il conflitto d’interessi, le cause di affermazione e di sopravvivenza della lobby affaristico-delinquenziale, e avvalendosi anche del prevedibile, anzi prevedibilissimo appoggio europeo, restituisce l’Italia alla sua più profonda vocazione democratica, facendo approdare il paese ad una grande, seria, onesta e, soprattutto, alla pari consultazione elettorale»

Questo articolo destò scalpore e critiche sia dai partiti di centro-destra, sia dal alcuni del centrodestra che lo accusarono di voler auspicare un “colpo di Stato” contro Berlusconi, che poco tempo dopo dovette dimettersi e lasciare Palazzo Chigi a Mario Monti.

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