GIALLO EMANUELA ORLANDI/ Il fratello Pietro: “La pista di Londra si è arenata perchè quell’ex Nar amico di Fioravanti e Carminati è sparito. Ma Papa Francesco sa che il procuratore vaticano Diddi non sta facendo nulla?”

di SERGIO TRASATTI/ Muove i primi concreti passi la Commissione parlamentare bicamerale d’inchiesta Emanuela Orlandi-Mirella Gregori, le due ragazze svanite nel nulla nel 1983. Il vicepresidente Roberto Morassut nella nuova riunione a Palazzo San Macuto ha detto: “Oggi completiamo la formazione di un primo gruppo di consulenti della Commissione. Il primo appuntamento sarà l’audizione dei familiari delle due ragazze e oggi stabiliamo quando si farà. Inizia un lavoro importante per fare luce su uno dei momenti più oscuri della storia d’Italia. La collaborazione delle autorità vaticane sarà essenziale e confidiamo che ci sarà senza incertezze come ha detto Papa Francesco. Nessuna strumentalizzazione politica in un senso o nell’altro deve inquinare questo lavoro”.

In precedenza, intervenendo a “Crimini e Criminologia” su Cusano Italia TV, Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, aveva dichiarato: “Per me quarant’anni non sono passati. Cioè se io ripenso a quei giorni ho davanti a me giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno e gli anni passano, volano. Mentre i primi giorni, subito dopo il rapimento di Emanuela, un minuto durava un’eternità. Quindi, la Commissione Parlamentare d’inchiesta deve fare presto perché si è già perso troppo tempo tra i vari passaggi politici per la formazione tra Camera e Senato. E’ chiaro che questo rallentamento della Commissione Bicamerale è stato voluto dal Vaticano con i suoi numerosi tentativi di rallentarla, frenarla se non addirittura stopparla, inventando tantissime menzogne”.

Pietro Orlandi a tutto campo. Il fratello della “vatican girl” ha poi aggiunto: “Nonostante tutto devo dire di aver appurato che c’è la volontà da parte di alcuni parlamentari di fare le cose seriamente e velocemente. Bisognerà vedere se gli daranno la possibilità di agire. L’importante è che non decidano di ripartire da quello che io chiamo ‘l’anno zero’; perché se ripartiranno ad esempio dall’uomo dell’Avon che avvicinò mia sorella, diventerà impossibile trovare pezzi di verità. I parlamentari devono partire dalle ultime situazioni che secondo me sono quelle più importanti e potrebbero veramente permetterci di fare un passo avanti verso la verità. Ripartire ad esempio dal famoso incontro che il titolare dell’inchiesta Giancarlo Capaldo ebbe in Procura con gli emissari del Vaticano, i quali gli fecero capire di essere a conoscenza dei fatti e volevano consegnargli un fascicolo. Capaldo disse loro ‘se Emanuela è morta aiutateci almeno a trovare i resti’. Loro risposero ‘va bene, purché la Procura imbastisca una storia verosimile. Possiamo darvi un fascicolo dove ci sono i nomi di alcune persone che potrebbero aver avuto un ruolo importante, però oltre quei nomi non si può andare assolutamente, perché la verità non potrà e non dovrà mai uscire’. Poi c’è la questione dello scambio di messaggi WhatsApp tra due persone molto vicine a Papa Francesco”.

Senza dimenticare la pista di Londra che è quella più attuale. Su questo punto Pietro Orlandi ha dichiarato: “Ecco su questa pista non mi capacito di quanto accaduto. L’ex esponente dei Nar, amico di Fioravanti, Carminati e altri, con cui ero in contatto e che per un anno mi ha dato documenti, lettere e una foto della collanina che Emanuela aveva al collo il giorno che venne rapita, a un certo punto è sparito nel nulla; ha cancellato anche tutti i suoi account social. So come si chiama, so chi è, la Procura di Roma, quella Vaticana e la Commissione parlamentare dovrebbero rintracciarlo e convocarlo, ma, nessuno fa nulla, nessuno mi ha contattato per approfondire. Preferiscono continuare a indagare sulla solita trita e ritrita pista familiare che riguarda mio zio. Ecco, voglio far sapere a Papa Francesco che non riesco a incontrare in nessun modo, che la persona che lui ha incaricato di seguire l’inchiesta, ovvero il Procuratore Vaticano Alessandro Diddi, sta facendo esattamente il contrario di quello che aveva chiesto espressamente il Pontefice anche con una lettera inviata a me e al mio avvocato Laura Sgrò: indagare sulla scomparsa di Emanuela. Evidentemente, in Vaticano vige ancora l’invito fatto dalla Santa Sede allo Stato italiano due mesi dopo la scomparsa di mia sorella: ‘Non aprite una falla che difficilmente si potrà chiudere’. E un appello voglio farlo alla Commissione parlamentare: convocatemi prima possibile perché ho tanto materiale utile da fornirvi”.

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