Il giallo Emanuela Orlandi e l’indagine in Vaticano. Il fratello Pietro: “Sento che la verità potrebbe essere in quella tomba al cimitero teutonico”

di SERGIO TRASATTI/ Il Vaticano ha deciso di aprire un’indagine interna per far luce sul giallo Emanuela Orlandi, la ragazza romana di 15 anni scomparsa il 22 giugno 1983. La Segreteria di Stato infatti dopo quasi 36 anni ha autorizzato per la prima volta l’apertura di indagini specificando che gli accertamenti sono legati alle verifiche su una misteriosa tomba al cimitero teutonico. Il caso è stato approfondito su Radio Cusano Campus a “La Storia Oscura”. Al microfono di Fabio Camillacci, Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, ha risposto dicendo: “Io mi auguro che stavolta ci sia la volontà di fare chiarezza. Forse qualcosa si muove anche grazie alla nostra insistenza legale, grazie all’avvocato Laura Sgrò che non è un avvocato qualunque ma è uno dei pochi avvocati che hanno il patrocinio presso la Santa Sede e ha avuto un ruolo importante nell’inchiesta ‘Vatileaks’. Forse -ha precisato Pietro Orlandi- si sono resi conto che è inutile continuare a negare, a non collaborare, anche se il comportamento che hanno avuto in passato non potrò mai cancellarlo. Noi questa collaborazione la chiediamo da tanti anni, l’apertura di un’inchiesta interna al Vaticano la chiediamo da molti anni. Io mi auguro che ora ci sia la volontà e soprattutto l’onestà di portare avanti le cose. E mi auguro che se anche non si trovasse nulla in quella tomba al cimitero teutonico una volta aperta, non si fermino lì, per capire il perché di quelle segnalazioni che ci sono arrivate: non segnalazioni anonime ma interne al Vaticano e che ci hanno indirizzato su quella tomba. Questa pertanto è già una cosa da chiarire”.

Gli auspici di Pietro Orlandi a Radio Cusano Campus. Il fratello di Emanuela Orlandi ha aggiunto: “Io spero e penso che le indagini saranno ad ampio raggio, perché noi nell’istanza che abbiamo presentato non abbiamo chiesto solo l’apertura di quella tomba ma abbiamo chiesto anche una serie di indagini legate alle incongruenze che ci sono state in tutti questi anni. E mi riferisco anche alle inchieste fatte dalla magistratura italiana. Situazioni strane che non sono mai state approfondite e che in qualche modo hanno coinvolto la Santa Sede; come ad esempio la famosa trattativa portata avanti dal magistrato Giancarlo Capaldo all’interno del Vaticano qualche anno fa. Non credo che l’indagine interna al Vaticano sia stata finalmente aperta per volere di Papa Francesco perché con lui il muro di gomma si è alzato più di prima. Se poi il Pontefice possa aver avuto un cambiamento negli ultimi giorni, questo non lo so. Io finché non vedo il corpo di mia sorella, sento il dovere di cercarla viva, però come sensazione mia, da fratello, sento che c’è qualcosa in più questa volta in merito a quella tomba nel cimitero teutonico vaticano rispetto alle segnalazioni del passato. Ripeto, perché le segnalazioni che abbiamo ricevuto nell’ultimo anno e mezzo, sono tutte interne alla Santa Sede; e non possono non essere arrivate anche ai vertici del Vaticano. Altrimenti -ha concluso Pietro Orlandi- l’autorizzazione all’apertura di un’indagine interna non sarebbe partita dal Segretato di Stato Pietro Parolin. Altrimenti il Tribunale vaticano e la Gerdarmeria non si sarebbero mossi. Lo stesso cardinal Tarcisio Bertone si è detto disponibile a essere ascoltato dalla magistratura vaticana per far luce sulla scomparsa di Emanuela Orlandi”.

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