E’ morto Ciriaco De Mita, un protagonista della politica italiana. Quell’incontro ad Avellino…

E’ morto stamattina all’alba Ciriaco De Mita, uno dei protagonisti della politica italiana, parlamentare per 11 legislature, più volte ministro, per anni presidente della Democrazia Cristiana e capo del governo italiano dal 1988 al 1899, dal 2014 sindaco di Nusco (Avellino), suo paese natale. Aveva 94 anni. Recentemente era stato sottoposto ad un intervento chirurgico per una frattura a una gamba riportata a causa di una caduta in casa. La morte avvenuta nella casa di cura Villa dei Pini di Avellino dove stava seguendo un percorso di riabilitazione dopo la frattura del femore per una caduta in casa avvenuta in febbraio. Era stato ricoverato domenica 3 aprile al reparto di neurologia dell’ospedale ‘San Giuseppe Moscati’ di Avellino. Il ricovero si era reso necessario per una serie di accertamenti neurologici e cardiologici dopo l’operazione al femore subita il 25 febbraio scorso, a seguito di un incidente domestico.

Dopo la convalescenza, De Mita aveva fatto ritorno a casa e aveva intrapreso un percorso di riabilitazione.

In un primo momento le condizioni di De Mita non erano parse preoccupanti, ma a destare molta preoccupazione era stato un post sui social della figlia Antonia: “Mio padre è grave” ha scritto, rivelando di non aver potuto incontrare l’ex leader della Democrazia Cristiana e facendo così salire la preoccupazione.

De Mita al congresso della Dc del 1984
Luigi Ciriaco De Mita era nato a Nusco (Avellino) nel 1928. Nella sua lunga e fortunata carriera politica è stato presidente del Consiglio dal 1988 al 1989, segretario e poi presidente della Democrazia Cristiana dal 1982 al 1989, quattro volte ministro e parlamentare per un’intera generazione.

Il suo ingresso nella DC risale al 1953 nella corrente della “Sinistra di base”, nel 1956 viene eletto consigliere nazionale dello scudocrociato al congresso di Trento. Eletto deputato per la prima volta nel 1963, nel 1968 entra a far parte per la prima volta in un governo come sottosegretario all’Interno.

In seguito fu vicesegretario del partito (1969-73) durante la segreteria di Arnaldo Forlani. Diverse le cariche ministeriali tra il 1973 e il 1982: ministro dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato nel quarto e nel quinto gabinetto Rumor (1973-74), ministro del Commercio con l’estero nel quarto gabinetto Moro (1974-76) e ministro per gli Interventi straordinarî nel Mezzogiorno nei governi Andreotti del 1976-79.

A seguito delle fine del mandato di Flaminio Piccoli, De Mita venne eletto segretario nazionale della DC nel maggio 1982. Il suo partito subì una grave debacle nelle elezioni politiche del 1983, ma nonostante ciò De Mita restò in carica, venendo ripetutamente confermato fino al congresso del 1989. Proprio durante gli anni Ottanta fu avversario all’interno del pentapartito del leader del PSI, Bettino Craxi, e fu in conflitto all’interno della DC con Andreotti e Forlani (dalle iniziali dei tre politici nacque la sigla CAF, ancorché contestata dagli esponenti democristiani).

E a questo periodo che risale l’apprezzamento di Gianni Agnelli, che in una puntata di Mixer lo definì “un tipico intellettuale della Magna Grecia”. Nell’aprile del 1988 il presidente della Repubblica Francesco Cossiga gli affidò l’incarico di formare un nuovo governo, e De Mita si trovò alla guida di un pentapartito composto dai democristiani, socialisti, repubblicani, socialdemocratici e liberali, il suo mandato durò fino al luglio del 1989.

Nel settembre del 1992 venne eletto presidente della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali per poi dimettersi nel marzo del 1993. Dopo il processo di trasformazione intrapreso dalla DC, nel 1994 ha aderito al Partito popolare italiano. Membro della commissione parlamentare per le riforme costituzionali tra il 1997 e il 1998, parlamentare europeo per il Partito Popolare Italiano (1999), viene rieletto al Parlamento italiano nel 2001 e nel 2006 con la Margherita e con l’Ulivo.

Ancora parlamentare europeo nel 2009, le sue ultime cariche politiche sono nella sua Nusco, eletto sindaco nel 2014 e poi confermato nel 2019. Nel 2019 arriva il titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Quel nostro incontro di tanti anni fa

di ENNIO SIMEONE* – Era l’anno 1956 quando conobbi Ciriaco De Mita: era arrivato ad Avellino da Roma (dove lavorava all’ENI) a dare il via a un nuovo settimanale locale, “Cronache Irpine“, lanciato dalla Democrazia Cristiana con l’obiettivo di contrapporsi al “Progresso Irpino” fondato dal Partito Comunista e da alcuni intellettuali della sinistra e diretto da un indipendente dei sinistra, l’avvocato (e pubblicista) Nicola Vella, al quale io, ventenne, vice corrispondente provinciale de “l’Unità” (organo del Pci), ero stato affidato dalla federazione comunista come collaboratore (a titolo gratuito) per il lavoro redazionale di routine e l’impaginazione, che si svolgeva nell’unica tipografia della città in grado di produrre e stampare giornali.

 E fu qui, nella tipografia Pergola, che Ciriaco De Mita si presentò il giorno della stampa del primo numero di “Cronache Irpine“, che aveva come redattore capo Biagio Agnes (corrispondente provinciale dell’Ansa, nonché vice-corrispondente del quotidiano liberale “Il Giornale”, e corrispondente della Rai, di cui sarebbe diventato, alcuni anni dopo Direttore Generale). 

Con De Mita – che allora lavorava ll’ENI – venne quel giorno in tipografia anche un altro giovane democristiano, laureando in legge, Nicola Mancino (che sarebbe diventato prima un apprezzato avvocato e poi Presidente del Senato).

Biagio Agnes, con il quale ci eravamo spesso trovati insieme su fatti di cronaca d’ogni genere, provvide alle presentazioni, che allora non avrei potuto immaginare potessero diventate preludio di una sia pur occasionale amicizia nei rari incontri in anni successivi, e ben lontano dalla nostra comune terra di origine, quando Ciriaco De Mita, nel suo ruolo di esponente nazionale della Dc, capitava in una delle tante regioni (dalle Alpi all’Aspromonte) nelle quali io mi sono trovato a dirigere quotidiani per quello che è stato il Gruppo Caracciolo o Gruppo Espresso.

Di quegli anni lontani ricordo comunque sempre con nostalgia le giornate trascorse nella tipografia Pergola di Avellino, dove spesso prendeva forma una sorta di violazione delle incompatibilità politiche in nome della necessità  tecnica di impaginazione dei giornali, che allora si faceva con le righe in piombo fuso e se io o Agnes avevamo un “buco” da tappare ci scambiavamo qualche notizia breve che l’altro di noi due aveva in esubero, ma a una condizione: che non fossero notizie di politica.

Nessuno di noi due, né io né Ciriaco, avremmo immaginato allora che, negli anni successivi, ci  avrebbe legato una importante scelta di vita. In questo caso fui io ad anticiparlo di qualche anno: avremmo sposato due bellissime compagne di classe del Liceo “Colletta” di Avellino. Prima io: Gaetana (Nina) Giordano. Poi lui: Annamaria Scarinzi. Alla quale mando un abbraccio anche a nome di Nina (che 8 mesi fa mi è stata portata via da un male che non lascia scampo). 

*Ennio Simeone, direttore de “l’Altro quotidiano”

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