7GIORNI IN SENATO/ Si fa più duro lo scontro sulle unioni civili. E poi le banche…

provenzanodi FRANCESCO MARIA PROVENZANO –

Lunedì 1 febbraio non essendoci Aula si riunisce la Commissione Giustizia per occuparsi dell’omicidio stradale, approvato dal Senato, modificato dalla Camera, nuovamente modificato dal Senato e nuovamente modificato dalla Camera. Ha conferito mandato al relatore sen. Cucca del Pd di riferire favorevolmente in Assemblea sul medesimo testo già approvato dalla Camera, autorizzandolo a richiedere lo svolgimento della relazione orale. E’ nell’agenda della Commissione Affari costituzionali il seguito dell’esame del ddl 2092 e connessi in materia di cittadinanza.

Martedì 2 l’Assemblea si è riunita alle 16,30 ed ha ripreso l’esame del ddl n. 2081, recante regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze, e connessi. Il Capo I (articoli da 1 a 10) introduce l’istituto dell’unione civile tra persone dello stesso sesso quale specifica formazione sociale; disciplina le modalità per la costituzione delle unioni civili e ne delinea le cause di impedimento; definisce diritti e doveri derivanti dall’unione; estende alle parti le disposizioni in materia di diritti successori dei coniugi; permette alla parte dell’unione civile di ricorrere all’adozione non legittimante nei confronti del figlio naturale dell’altra parte; disciplina lo scioglimento dell’unione. Il Capo II (articoli da 11 a 23) definisce la convivenza di fatto; stabilisce doveri di reciproca assistenza, diritti di permanenza nella casa comune di residenza, l’obbligo di mantenimento in caso di cessazione; parifica i diritti del convivente superstite a quelli del coniuge superstite; enuncia le cause di nullità del contratto di convivenza.

Nella seduta antimeridiana del 28 gennaio ha avuto inizio la discussione delle pregiudiziali di costituzionalità che è proseguita con gli interventi favorevoli dei senatori Giovanardi (GAL), Formigoni (AP), Caliendo (FI-PdL), e gli interventi contrari dei senatori Crimi (M5S) e Palermo (Aut). Respinte con unica votazione le questioni pregiudiziali, e respinto il rinvio in Commissione, è iniziata la discussione generale. Hanno preso la parola Monica Cirinnà, Dalla Zuanna, Nadia Ginetti, Laura Fasiolo, Stefania Pezzopane, Ichino (PD); Palma, Maria Rizzotti (FI-PdL); Arrigoni, Candiani (LN); Alessia Petraglia (SEL); Mazzoni (AL); Di Biagio (AP).

Secondo i Gruppi Area Popolare, Grandi Autonomie e Libertà, Forza Italia, Conservatori e Riformisti e Lega Nord, la perfetta coincidenza tra matrimonio e unioni civili, sancita dal ddl n. 2081, è in contrasto con gli articoli 29 e 31 della Costituzione,in base ai quali la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio e ne agevola con misure economiche la formazione e l’adempimento dei compiti. Il fatto che alle unioni civili non possano accedere coppie di sesso diverso realizza una discriminazione, in violazione del principio di eguaglianza sancito dall’articolo 3. La norma sulle adozioni è in contrasto con la protezione dell’infanzia. Inoltre, l’estensione della pensione di reversibilità comporta oneri di difficile previsione, in contrasto con la clausola di copertura finanziaria stabilita all’articolo 81 della Costituzione. Infine, sul piano procedurale, l’interruzione dei lavori in sede referente costituisce una violazione dell’articolo 72 della Costituzione, in base al quale i ddl sono esaminati prima in Commissione poi in Assemblea e approvati articolo per articolo e con votazione finale.

I Gruppi e i senatori favorevoli al ddl hanno evidenziato che il testo scaturisce da faticose mediazioni: non introduce il matrimonio e l’adozione per le coppie gay, non contempla ipotesi di utero in affitto; disciplina invece il diritto di una coppia a formare un’unione, attraverso l’istituto dell’unione civile, e prevede in casi specifici l’adozione nei confronti del figlio naturale dell’altra parte. Infine, i trattati istitutivi dell’Unione europea non devolvono la competenza in materia di famiglia, che rimane oggetto di sovranità statuale. Secondo il Pd, il legislatore ha il dovere di intervenire nella materia, dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha stabilito il diritto delle coppie stabili ad essere riconosciute. Il diritto di famiglia è in costante evoluzione e il testo scaturisce da faticose mediazioni: non introduce il matrimonio e l’adozione per le coppie gay, non contempla ipotesi di utero in affitto; disciplina invece il diritto di una coppia a formare un’unione e l’adozione, in casi specifici, del figlio naturale del partner. Il senatore Dalla Zuanna (PD) ha presentato un emendamento che considera illecita la pratica della surroga di maternità per tutte le coppie, etero e omosessuali. Secondo SEL, lungi dall’essere un faro dei diritti civili, il ddl è un testo al ribasso, perché non riconosce i matrimoni e le adozioni di genitori dello stesso sesso. Secondo AL, il ddl introduce norme a tutela della stabilità delle coppie, salvaguardando la specificità del matrimonio. La seduta termina alle ore 20.

Mercoledì 3 la seduta  inizia alle ore 9,30 con il dibattito in cui sono intervenuti i senatori Aracri, Carraro, Scilipoti Isgrò del FI-PdL; Rosanna Filippin, Del Barba, Cucca, Borioli, Casson, Lo Giudice del PD; Aiello, Torrisi, Mancuso di AP; Alessandra Bencini del Misto-IdV; Paola Nugnes del M5S; Patrizia Bisinella del gruppo Misto-Fare; Manuela Repetti di AL e Augello di GAL. Particolarmente controverso è l’articolo 5 sulla stepchild adoption.

Secondo i senatori di FI, AP e Misto-Fare l’articolo è in conflitto con il diritto dei bambini ad avere due genitori di sesso diverso: esso riconosce alle coppie omosessuali il diritto alla genitorialità, aprendo la strada alla possibilità della fecondazione eterologa e della maternità surrogata. La proposta è quella di stralciare l’articolo, rinviando la riforma delle adozioni ad altro provvedimento, e di varare un testo condiviso che non sovrapponga le unioni civili al matrimonio. Anche alcuni senatori del PD condividono la preoccupazione che l’articolo 5 possa legittimare la pratica dell’utero in affitto: chiedono quindi che questa pratica sia condannabile anche se realizzata all’estero. M5S, alcuni senatori del PD e la sen. Repetti (AL) sono invece favorevoli al pieno riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali: ritengono che il testo rappresenti una mediazione al ribasso e non debba subire ulteriori restrizioni. Osservano inoltre che la Corte europea dei diritti umani giudicherà illegittime le norme che, in base a discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale, non riconoscono alle coppie omosessuali pari diritti alla vita familiare. Secondo la maggioranza del PD dall’articolo 5 è stato espunto ogni riferimento ai diritti e doveri dei genitori e alla procreazione: esso si limita a tutelare i figli degli omosessuali, estendendo la responsabilità genitoriale sul figlio naturale del partner. Il ddl recepisce le sensibilità espresse nel family day, perché introduce un istituto diverso dal matrimonio e non riconoscendo il diritto di adozione piena.

Mentre in Aula continua il dibattito, attraversando il corridoio dei busti trovo seduto sul divano a fianco del busto marmoreo di Ivanoe Bonomi il senatore di AP Aldo Di Biagio a cui chiedo un giudizio su questo ddl delle unioni civili. Ecco la sua risposta: “Ho sempre sostenuto la maggioranza per il senso di responsabilità verso il Paese, appoggiando le indispensabili riforme che questo Governo sta portando   avanti. Ma su un tema così dirimente come quello trattato dal ddl Cirinnà non posso appoggiare un provvedimento che contiene posizioni per me insostenibili. Trovo giusto regolamentare e riconoscere i diritti delle unioni civili, ma non posso e non voglio avallare provvedimenti come le adozioni e l’utero in affitto. Il bene dei bambini e del valore dei genitori composti da un uomo e da una donna“.

La seduta pomeridiana inizia alle ore 16,30 e riprende l’esame delle unioni civili. La discussione generale, iniziata ieri,  proseguir con gli interventi dei senatori Camilla Fabbri, Donella Mattesini, Laura Puppato, Moscardelli, Maria Spilabotte, Angioni, Collina, Lucherini (PD); Consiglio, Divina (LN); Panizza (Aut); De Cristofaro (SEL); Alicata, Scoma, Piccoli (FI-PdL); Daniela Donno (M5S); Marinello (AP); Bruni (CR); Compagna (GAL); Laura Bignami (Misto); Maurizio Romani (Misto-IdV).

La Lega Nord è contraria ad un ddl che sovverte il concetto di famiglia, scardinandone i fondamenti biologici e antropologici. Secondo SEL il ddl non lede i diritti della famiglia e non tocca questioni biologiche e antropologiche, ma contiene norme minime di civiltà che adeguano la legislazione italiana agli standard europei. Favorevole al matrimonio gay, il Gruppo non accetta mediazioni al ribasso. Forza Italia  critica il governo Renzi per l’utilizzo del ddl come arma di distrazione di massa e ha annunciato voto contrario perché il testo equipara le unioni civili al matrimonio e apre la strada alla pratica dell’utero in affitto. Secondo la maggioranza del PD il testo è equilibrato e rappresenta una buona mediazione tra sensibilità diverse; alcuni senatori del Gruppo condividono le perplessità sull’articolo 5, relativo alle adozioni; altri ritengono invece che l’ostilità preconcetta alla norma mascheri posizioni omofobe e arretrate. Il M5S  ricorda che il mancato riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali costituisce una violazione della Convenzione europea dei diritti umani che ha già provocato all’Italia una condanna da parte della Corte di Strasburgo. Area Popolare voterà a favore del ddl se sarà stralciato l’articolo 5 sulla step child adoption. Secondo Conservatori e Riformisti e GAL il ddl disattende la sentenza n. 138 del 2010 della Corte costituzionale: la regolamentazione delle unioni civili dovrebbe essere incentrata sul riconoscimento di diritti individuali, non sulla sovrapposizione con la famiglia, società naturale fondata sul matrimonio. La sen. Bignami (Misto) e il sen. Maurizio Romani (Misto-IdV) annunciano voto favorevole al ddl. La seduta termina alle ore 20.

Giovedì 4 l’Assemblea iniziato i lavori alle ore 9,33 e riprende l’esame del ddl n. 2081 per la regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze, e connessi. E’ proseguita la discussione generale, iniziata il 2 febbraio, che si concluderà nella seduta di martedì 9 febbraio. Sono intervenuti i senatori Maria Mussini, Bocchino (Misto); Susta, Venera Padua, Angela Zanoni, Donatella Albano, Cociancich, Valeria Fedeli, Maran, Lucrezia Ricchiuti, Cecilia Guerra (PD); D’Alì, Ceroni, Paola Pelino (FI-PdL); Adele Gambaro (AL); Erika Stefani, Stucchi, Tosato (LN); Perrone, D’Ambrosio Lettieri (CR); Mario Mauro (GAL) e Uras (SEL). La seduta termina alle ore 14:04.

Nella seduta pomeridiana delle ore 16 si sono svolte interrogazioni a risposta immediata al ministro dell’Economia e FinanzePadoan. Sul primo argomento, iniziative per il rafforzamento del sistema bancario, hanno formulato quesiti i senatori Fornaro (PD), D’Alì (FI-PdL), Laura Bottici (M5S), Loredana De Petris (SEL), Barani (AL), Tosato (LN), e Anna Bonfrisco (CR). Gli interroganti hanno espresso preoccupazione per l’impatto del meccanismo del bail-in sul sistema bancario italiano che ha scatenato speculazione e provocato perdite; hanno chiesto se vi siano margini per modificare la normativa europea, se sarà modificata la garanzia statale in sede di emanazione del decreto sulla gestione dei crediti deteriorati, quali iniziative saranno adottate per allentare la stretta creditizia sulle piccole imprese e per rendere più efficiente il sistema di vigilanza, se le banche d’affari saranno separate dalle banche di investimento, se il governo intenda richiedere in sede europea un rinvio dell’applicazione del bail-in a cui il sistema bancario italiano è impreparato.

Il ministro Padoan ha affermato che la permanente volatilità dei mercati finanziari dipende dal rallentamento delle economie emergenti e dal calo del prezzo del petrolio. Il sistema bancario è solido, ha affrontato la crisi senza aiuti di Stato ed è meno esposto rispetto a derivati, settore immobiliare, economie emergenti. Le sofferenze ammontano a 88, non a 201 miliardi. A livello europeo, il governo sostiene il completamento dell’unione bancaria con la tutela dei depositi, cercando equilibrio tra condivisione e riduzione del rischio. Una revisione del regime del bail-in è prevista nel 2018. E’ difficile che l’Europa decida a breve una separazione tra banche d’affari e d’investimento; peraltro, le banche italiane non hanno un’elevata componente di investimento. A livello nazionale, il governo ha riformato le banche popolari e ha operato per ridurre i tempi e i costi del recupero dei crediti. Il ministro ha precisato infine che la garanzia statale sui crediti deteriorati non consiste in una bad bank ma nella cartolarizzazione, che ne faciliterà la cessione senza impatto sul deficit e sul debito pubblico, e si è detto convinto che tale garanzia avrà un’accoglienza positiva da parte dei mercati. Sul secondo argomento, andamenti e prospettive della finanza pubblica, hanno formulato quesiti i senatori Santini (PD), D’Alì (FI-PdL), Petrocelli (M5S), Uras (SEL), Barani (AL), Tosato (LN), e Anna Cinzia Bonfrisco (CR). Il ministro Padoan ha affermato che i conti pubblici sono sotto controllo e ha negato che il rapporto della Commissione europea avanzi un richiamo sulla sostenibilità del debito italiano. Il governo, che aggiornerà il quadro di finanza pubblica ad aprile, intende sostituire le clausole di salvaguardia inserite nella legge di stabilità con risparmi di spesa. Il ministro ha dichiarato infine che la sostenibilità del debito è rafforzata dalla recente emissione di Btp trentennali del valore di 9 miliardi. La seduta è terminata alle ore 17:07.

LO SCONTRO SI FA PIU’ DURO

Quaranta senatori hanno annunciato di voler presentare un ricorso per conflitto di attribuzione alla Corte costituzionale, perché sarebbero stati violati i loro diritti di parlamentari a causa del mancato rispetto delle normali procedure parlamentari nell’esame del ddl Cirinnà sulle unioni civili. Il ricorso è stato presentato in una conferenza stampa di Carlo Giovanardi, primo firmatario, Gaetano Quagliariello, Luigi Compagna, Massimo Mauro, Andrea Augello che hanno criticato il ruolo del presidente Pietro Grasso.

Secondo i senatori ricorrenti l’iter del ddl Cirinnà ha violato l’articolo 72 della Costituzione, il quale prevede che ogni disegno di legge sia esaminato prima in Commissione e poi in aula. Nel caso delle unioni civili invece la Commissione Giustizia non ha esaurito l’esame che è stato concluso senza mandato al relatore. In particolare sul ddl Cirinnà, che è stato congiunto a quelli in precedenza depositati, non c’è stata alcuna discussione in Commissione. Di qui il ricorso perché i singoli parlamentari, in quanto rappresentanti del popolo, non hanno potuto svolgere la loro funzione assegnatagli dalla Costituzione. Grande accusato è il presidente Grasso che è colui che deve assicurare la legittimità delle procedure del Senato. Giovaradi ha detto di aver sollevato la questione con Grasso sia con una lettera che in Aula. “Abbiamo messo lì – ha detto Mario Mauro – uno che non sa fare l’arbitro”. “Grasso – ha affermato Compagna – nemmeno ci prova a fare l’arbitro e dà la sensazione della contiguità”. “Grasso – ha ricordato Quagliariello – è stato eletto dal Pd e da M5s; faccio appello a lui perché tuteli i diritti delle minoranze, specie di quelle che non lo hanno eletto”. “Sono pessimista – ha detto in proposito Augello – perché la figura del presidente non lascia sperare vista la fibra che ricorda quella di don Abbondio”.

“Il tentativo di bloccare una ampia discussione, che sta consentendo a tutti di entrare nel merito dei temi e che porterà all’attenzione dell’Aula centinaia se non migliaia di emendamenti con un espediente da Azzeccagarbugli, è una pessima ‘Idea’”: interpellato dai cronisti a Palazzo Madama sul ricorso alla Corte costituzionale da parte di 40 senatori di centrodestra, il presidente del Senato risponde così, ricorrendo anche all’ironia, in riferimento al nome del Movimento di Gaetano Quagliariello.

 

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