L’ALTRO DEGLI ALTRI/ Le sentenze “a prescindere” (di Grillo e del Movimento)

Sulla vicenda di Quarto Flegreo, che sta tenendo banco sullo scenario della politica nazionale, uno degli articoli più acuti  è stato scritto da MARCO DEMARCO (foto)  per il Corriere della Sera del 12 gennaio. E merita di essere citato, anche se scritto il giorno prima (o forse proprio per questo) che venisse annunciata l’espulsione del sindaco Rosa Capuozzo.
 
Demarco«Alle 18.39 di domenica 10 gennaio, l’Italia – scrive Marco Demarco – è entrata nell’era del giustizialismo perfetto. La stessa Italia che ha fatto dimettere vari ministri senza che fossero indagati ma solo perché schiacciati da prove ancora meramente mediatiche, ha trovato la sua ultima vittima in Rosa Capuozzo, sindaca pentastellata di Quarto, comune Flegreo finora noto solo per i continui scioglimenti per infiltrazioni mafiose. A quell’ora ha alzato le braccia in segno di resa anche il peggior garantismo, quello peloso, quello che vale per gli amici e giammai per gli altri, a meno che non si tratti di avversari già sconfitti dalla storia come Nicola Cosentino, l’ex sottosegretario berlusconiano agli arresti preventivi e impossibilitato a vedere la moglie da circa 900 giorni. A quell’ora di domenica, Grillo ha postato la sua sentenza liquidatoria: “L’onestà ha un prezzo, chiediamo con fermezza a Rosa di dimettersi”».

«A quell’ora esatta – prosegue Demarco –  la “cittadina” Capuozzo ha smesso di essere tale, cioè titolare di diritti come quello alla presunzione di innocenza. Addio eroina capace di respingere i ricatti e di tenere la camorra fuori dalla porta. Addio moglie ideale di Cesare, non solo onesta ma palesemente tale a dispetto delle accuse interessate su un presunto abuso edilizio. Grillo, che fino a un minuto prima l’aveva difesa a rischio del ridicolo, cioè facendosi le domande e dandosi le risposte più giacobino che mai l’ha mandata davanti alla ghigliottina: Rosa deve dimettersi per il bene della rivoluzione morale. A quell’ora, dunque, tutti diventano giustizialisti: non solo gli avversari col coltello tra i denti, i democrat in cerca di riscatto dopo la disfatta romana, e fatto salva la vicenda De Luca, tollerata nonostante la violazione della legge Severino, ma anche i compagni di avventura, i grillini che avevano scommesso su di lei e che, come Di Maio e Fico si erano, di recente, dimostrati affettuosi e solidali. Quando il momento arriva, Capuozzo non è indagata, nessuno, tra i leader del movimento, ha ben capito perché da parte lesa è diventa di colpo soggetto contundente, eppure ora tutti la giudicano e la condannano. Le sentenze, quella di Grillo compresa, vengono scritte “a prescindere”, come si è sempre fatto per gli altri, con i nemici, appunto, o per gli «infedeli» e i traditori… Il garantismo, nato per tutelare la persona, va a farsi benedire perché la persona in quanto tale non interessa più. Quel che conta è il movimento. Punto.»

Conseguente la considerazione conclusiva di DeMarco: «Ma alle 18.39 di domenica non cambia solo la fenomenologia del garantismo. Cambia anche quella della leadership. Un tempo c’erano i partiti-società (la Dc, il Pci) a cui sono seguiti i partiti-Palazzo (quelli dei sindaci eletti direttamente) e il partito-ditta (quello di Bersani) in opposizione al partito personale (Berlusconi). Ora siamo già oltre. Al partito dei leader, dice il politologo Mauro Calise pensando a Renzi e Grillo, i partiti che si mettono al servizio dell’uomo solo al comando. Alle 18.39 di domenica anche questa forma partito, almeno per quanto riguarda il M5S, è andata in crisi. Per due ragioni. Dopo il caso Quarto, è evidente che la selezione dei candidati pentastellati attraverso il web, fortemente voluta dal leader, non regge più.  E poi: è stata forse la Rete a far cambiare idea a Grillo su Rosa Capuozzo? O non è stato piuttosto il giudizio senza appello di Saviano? Nessuno può negarlo: “Saviano locutus causa finita”. È bastato che parlasse per chiudere la partita. Alla faccia della partecipazione popolare e della rappresentanza senza mediazione. È la prova che gli stessi leader a cui tutto il partito si piega, non ce la fanno più a reggere la complessità del mondo reale, che è fatta anche di Comuni da amministrare. Hanno ora bisogno di arbitri esterni cui demandare i conflitti più acuti e imbarazzanti. Un segno di debolezza. E qualcuno potrebbe anche pensare che Grillo, nella società, ha bisogno di Saviano come, con tutti i distinguo del caso, Renzi ha bisogno di Cantone nelle istituzioni».

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