di MARCO VALERIO/ Ferrari: due vittorie sue due gare, punteggio pieno in classifica in questo inizio del Mondiale 2018, ma soprattutto una macchina che risponde bene e una squadra che sa reagire alle difficoltà. Vettel dunque ha vinto anche la seconda prova del campionato del mondo, trionfando in Bahrain, e festeggiando così alla grande il suo 200° Gran Premio in Formula 1. Il tedesco del Cavallino Rampante ha preceduto Valtteri Bottas e Lewis Hamilton, un sorprendente Gasly con la Toro Rosso e la Haas di Magnussen. Era dal 2004 che la Ferrari non vinceva le prime due gare della stagione; e al volante all’epoca c’era Michael Schumacher. A fine anno fu trionfo Mondiale; speriamo possa essere di buon auspicio.
Gioie e dolori. Peccato per il ritiro di Kimi Raikkonen, ripartito troppo presto al 36° giro con la gomma posteriore sinistra non ancora cambiata. Nella ripartenza ha investito un meccanico che è stato subito soccorso. Ma proprio negli istanti concitati, oggi il Cavallino ha mostrato la freddezza che aveva mostrato a Melbourne, cambiando la strategia in corsa e beffando ancora la Mercedes, che pensava di avere la gara in pugno con la strategia a una sola sosta. La Ferrari ha capito che le due soste avrebbero regalato la vittoria ai rivali e ha ordinato a Vettel di non fermarsi più con le soft, montate al 21° giro. L’azzardo ha pagato: 36 giri con la gomma gialla e il manico di Sebastian, davvero bravo, sono stati la chiave per la vittoria.
Ora, esame di cinese per la Ferrari. Cinica, concreta e per ora sempre vincente. Cosa si può volere di più da questa Ferrari? Forse manca solo quello di cui ha parlato giovedì in Bahrain proprio Vettel, l’ultimo gradino, cioè la velocità su tutte le piste. In Australia si è vista una Ferrari capace di capitalizzare al massimo l’unica piccola occasione che la Mercedes le ha concesso. In questo weekend abbiamo invece ammirato tanta concretezza e freddezza: dalle libere alle qualifiche, fino al GP, il Cavallino ha sfruttato bene la sua tradizionale velocità e adattabilità al caldo e al tracciato del piccolo regno mediorientale. Ma questo è un campionato lungo, e se si pensa che a Melbourne la gara era nelle mani di Hamilton e che anche l’anno scorso le “rosse” vinsero in Australia e in Bahrain (e poi sappiamo com’è finita), meglio restare con i piedi per terra. Tra sette giorni in Cina ci sarà però una bella verifica. Perché l’anno scorso sul circuito cinese vinse Hamilton: un successo rosso sarebbe quindi un avviso importante ai rivali e al campionato.
MotoGP. Argentina: Marquez sperona Rossi, Crutchlow vince nel caos. L’inglese della Honda Lcr si impone davanti a Zarco e Rins in una gara dalla partenza surreale e in cui Marc ne fa di tutti i colori, sbagliando il via e accumulando due penalità, una per uno speronamento a Valentino che cade. Respinte dal box Yamaha le scuse di Marc; 6° Dovizioso su Ducati, a -3 da Cal nel Mondiale piloti. Tutto nebuloso: il cielo, il GP, le decisioni della direzione gara, i duelli. Non però la legittimità della vittoria di Crutchlow. In Argentina si impone l’inglese della Honda di Cecchinello che trionfa davanti a Zarco (Yamaha Tech3) e Rins (Suzuki) dopo una gara a tratti surreale, con una partenza mai vista e un Marquez che ne ha combinate come detto di tutti i colori. La corsa dello spagnolo termina con una penalizzazione di 30″ a gara finita per la collisione con cui manda gambe all’aria Rossi, in quel momento 6°. Andato a porgere le scuse a Vale, però Marc viene respinto all’ingresso del box della Yamaha. Comprensibile per la tensione, ma non bello, soprattutto se si ricorda il precedente Rossi-Stoner a Jerez con il pesarese “ammesso” in casa Honda per quello che era un bello e dovuto gesto di signorilità. Scintille in vista ad alimentare la fiamma di una rivalità che fra Marc e Vale ha sfiorato i confini dell’odio e che sarebbe però bene non riaccendere in certe proporzioni. Si torna in pista il 22 aprile col Gran Premio delle Americhe ad Austin in Texas.
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