TEATRO/ La morte e l’eternità dolcissima di Renato Cane

di FEDERICO BETTA-

“L’eternità dolcissima di Renato Cane”, commedia grottesca sul tema della morte, sarà in scena fino al 6 novembre al Teatro Brancaccino di Roma.

Renato Cane è un uomo qualunque, ha una moglie e un figlio, fa un lavoro che non gli piace, ma ha sudato tanto per averlo: per questo continua a sudare per mantenerlo. Così va la vita. Una routine che niente sembra spezzare, se non l’annuncio di una malattia terminale.

Lo spettacolo si apre proprio con questa notizia e la morte imminente del protagonista diventa occasione per ripercorrere la propria vita. In questo viaggio a ritroso, Cane valuta e soppesa il senso della sua esistenza, i suoi insuccessi e le sue disillusioni, arrivando ad accogliere quasi con rassegnazione il suo nuovo stato. Ma c’è una domanda che non lo lascia tranquillo: “Perché se la vita non è per niente quella che ci aspettavamo, abbiamo così paura di morire?”. È un interrogativo che scatena riflessioni inarrestabili, che raccontano la vita di un uomo appeso come un manichino a una realtà di doveri e promesse.

In questo limbo di malato, Renato Cane scopre la possibilità di una giustificazione per le proprie debolezze, e abbandona quello che non sopporta per inseguire le pur piccole gioie offerte da ciò che ama davvero. Pronto ormai a morire si libera della sua grigia normalità per godere un momento tutto per sé, scoprendo un nuovo paradossale senso di libertà.

Tanti gli echi che risuonano in un discorso antico e sempre attuale. Da Faust alla fantascienza di Philip Dick, il desiderio di ogni uomo è sempre stato quello di sconfiggere la morte e di contrattare l’immortalità.

Su questa impalcatura, Valentina Diana scrive un testo forse un po’ appiattito su alcuni stereotipi, ma ricco di spunti per leggere il quotidiano. Le persone semplici, le persone qualunque vivono desideri soffocati, imprigionate come sono in una macchina produttiva che sembra non volerle lasciare nemmeno nel loro saluto estremo.

Immersa in una regia che mira alla sobrietà (è la prima per l’attore Vinicio Marchioni) spicca in questo monologo l’interpretazione LeternitadolcissimadiRenatoCanedi Marco Vergani (foto), perfetto negli abiti di un uomo spaesato, ingenuo e succube, ma allo stesso tempo vitale e pieno di forza. Un attore in grado di lavorare sul dettaglio, su presenza e verità di scena, capace di giocare con gli strumenti del teatro per regalarli con generosità.

 

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