Si ricomincia con la riforma della scuola. Frenata sull’Università

La Camera  si prepara al varo del disegno di legge di riforma della scuola, mentre fuori, davanti a Montecitorio, i sindacati (i cinque che in questa partita hanno fatto “cartello” – Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda e Snals – così come i Cobas) ma anche associazioni e coordinamenti di professori protesteranno per l’ennesima volta contro i contenuti del provvedimento, pur consapevoli che la riforma della scuola quasi sicuramente incasserà l’assenso per diventare legge dello Stato, vista la maggioranza di cui il governo dispone in questo ramo del Parlamento. Al fianco dei sindacati esponenti di Sel e del M5S.

“Oltre a uscire dal Palazzo per incontrarci con i manifestanti, faremo anche entrare i cittadini a Palazzo Montecitorio, invitandoli ad assistere dalle tribune ai lavori d’Aula. In questo modo – spiegano deputati e senatori pentastellati – potranno assistere con i loro occhi allo scempio che stanno compiendo governo e maggioranza”.

Intanto, alla vigilia del duplice appuntamento (in Aula e in piazza) il ministro Giannini scrive sul suo profilo Facebook: “Diventerà una pagina pubblica su cui riprenderanno il dialogo e il confronto con tutti voi  sui provvedimenti che stiamo approvando in materia di Istruzione e sulle innovazioni a cui lavoriamo nel settore della Ricerca e dell’Università”. Sempre su Facebook, nel quarto di una serie di post pubblicati per spiegare i dettagli de “La Buona Scuola”, il sottosegretario Faraone si sofferma sulle novità dell’alternanza scuola-lavoro. “La buona scuola aumenta il numero di ore, consentendo agli studenti di avere più tempo per capire i meccanismi degli ambienti di lavoro e conoscersi in una veste diversa. Per fare ciò,  saranno stanziati 100 milioni“- scrive il sottosegretario.

A ogni modo se arriverà l’ormai scontato sì della Camera, a settembre la legge sulla “Buona Scuola” diventerà operativa, sempre che la complessa macchina amministrativa e organizzativa della scuola italiana sia in grado di darle concreta esecuzione.

Le premesse non sembrano essere le migliori: “La cattiva scuola governativa dovrà affrontare uno scontro permanente in ogni istituto da settembre in poi. Fin dalla prima riunione dei Collegi docenti e dei Consigli di istituto, si passerà – ha già avvertito il leader dei Cobas, Piero Bernocchi – dalla battaglia campale a una guerriglia, non-violenta ma assai pervasiva, diffusa, continua. Ogni scuola costituirà una barricata contro l’applicazione del Ddl”.

E anche gli altri sindacati non staranno a guardare. Gli uffici legali di Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Snals stanno già studiando i possibili ricorsi, l’11 settembre è in programma una riunione nazionale delle Rsu delle 5 sigle e il primo giorno di scuola coinciderà in tutta Italia con assemblee sindacali.

UNIVERSITA’ – Intanto sull’Università c’è un cambiamento di rotta da parte del governo. “C’è la massima apertura a fare modifiche, in modo condiviso, o anche a cancellare l’emendamento al ddl P.A. secondo cui nei concorsi pubblici si terrà conto non soltanto del voto di laurea ma anche dell’ateneo di provenienza”. Lo ha detto il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, a margine dei lavori alla Camera.

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