Si è spento a Roma all’età di 82 anni l’attore Renato Scarpa, uno dei grandi caratteristi del cinema italiano

E’ morto a Roma l’attore Renato Scarpa, uno dei caratteristi più noti e apprezzati del cinema italiano. Aveva compiuto il 14 settembre 82 anni. Era essendo nato a Milano 14 settembre 1939. Nel ricordarlo, il critico Giorgio Gosetti ha scritto sull’Ansa: «Si dice spesso che se in Italia esistesse la stessa considerazione che Hollywood riserva ai suoi caratteristi, nel nostro Paese si ritroverebbero i migliori. Tra questi non c’è dubbio che Renato Scarpa si sia ritagliato uno spazio d’eccezione. In genere il caratterista viene usato per una sorta di controcanto rispetto all’eroe protagonista, ma nel suo caso, Scarpa sapeva sempre ritagliarsi una dimensione autonoma e regalava ai suoi personaggi un plus di umanità come nell’inflessibile preside di “La stanza del figlio” o l’abile cardinale di “Habemus Papam” per Nanni Moretti. Per il grande pubblico però divenne popolare grazie a tre fortunati incontri: con Carlo Verdone (l’impagabile ipocondriaco di “Un sacco bello”), Massimo Troisi (l’impacciato Robertino di “Ricomincio da tre“) e Luciano De Crescenzo (“Così parlò Bellavista“). In tutti questi casi dalla bisaccia di Renato Scarpa uscì una verve comica che – alla maniera di Totò – contrastava con lo sguardo malinconico e proprio per questo “bucava” lo schermo.

Del resto l’attore – sottolinea Gosetti – aveva cavalcato con ottimi risultati (più di 100 ruoli tra cinema e tv fino alla recente serie “Rocco Schiavone” del 2019) tutti i generi del cinema italiano, dalla farsa al western, dall’avventura, al melodramma. Era un bagaglio coltivato con pazienza e passione fin dall’adolescenza, prima sui palcoscenici teatrali milanesi e poi al Centro Sperimentale di cinematografia di Roma. Poteva essere eroico e ambiguo, ammiccante e sobrio, dolce e severo: la sua faretra conosceva tutte le armi della seduzione espressiva e per questo ha avuto una carriera ricca di soddisfazioni comprese le candidature ai David di Donatello. Ma certamente gli restava il rimpianto di una mancata gloria se non “a fianco di…».

«Piace ricordarlo per questo soprattutto in una recente interpretazione che ne riassume bene l’umanità e la bravura attoriale: in “Diaz” (2012) Daniele Vicari gli affida il ruolo dell’umile pensionato coinvolto senza alcuna responsabilità negli scontri con la polizia durante il G8 di Genova. Nel suo sguardo smarrito, nei suoi occhi azzurri che contemplano la brutalità della violenza senza poter opporre ragione alla forza, il regista riassume il senso stesso del film e quel personaggio minore (realmente esistito del resto) diventa l’autentico protagonista, il testimone silenzioso di una pagina dolorosa della nostra storia. Oggi che Renato Scarpa se ne è andato, in silenzio e in solitudine com’era il suo stile, lo si ricorda proprio come piccolo, grande protagonista della nostra memoria collettiva».

 

 

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