Lunedì a Milano i funerali di Marta Marzotto, una vita sotto i riflettori

Marta MarzottoRimarrà aperta fino alle ore 19 di domenica  in via Corelli 120 a Milano la camera ardente di Marta Marzotto. I funerali sono programmati per lunedì 1 agosto alle 11 nella Chiesa di Sant’Angelo. Tra i primi a portare l’ultimo saluto alla stilista la sua ex segretaria, Alessandra Colla: “L’ho vista per l’ultima volta circa tre mesi fa – dice – e stava benissimo. Era una donna meravigliosa, la generosità fatta donna, una grande mamma, una grande chioccia. Ha pianto per anni la morte del maestro Guttuso, adesso sono certa che sarà con lui a giocare a carte, come amavano fare in vita”.

Mondina, stilista, contessa, e soprattutto nonna (era legatissima ai suoi nove nipoti, per i quali era semplicemente ‘Nonna Big’), Marta Marzotto è stata tutto questo e molto di più. Si è spenta venerdì all’età di 85 anni lontano dal clamore che ha circondato tutta la sua vita. Eccentrica forse, ma sempre con uno stile impeccabile, verrà ricordata come l’ultima signora dei salotti e incontrastata regina di stile. Ne ha dato notizia la nipote Beatrice Borromeo, giornalista, con un post su twitter: “Ciao nonita mia”.

Figlia di un casellante delle ferrovie e di una mondina, Marta Marzotto – nata Marta Vacondio – nasce a Reggio Emilia nel 1931 e inizia a lavorare giovanissima come apprendista sarta e poi modella nella sartoria delle sorelle Aguzzi a Milano. Nel 1952 conosce il conte Umberto Marzotto, comproprietario dell’omonima industria tessile, che sposa dopo due anni di fidanzamento. Dal matrimonio nascono 5 figli: Paola (madre di Beatrice Borromeo), Annalisa  (nata nel 1957 e scomparsa nel 1989 per fibrosi cistica), Vittorio Emanuele, Maria Diamante e Matteo. Divorziata in seguito dal marito, continua ad portarne il cognome.

Alla fine degli anni Sessanta risale il legame artistico e amoroso con il pittore Renato Guttuso, che la ritrarrà in diverse opere nel corso della relazione, interrotta bruscamente dopo circa vent’anni. E proprio il legame con Guttuso le costerà nel 2008 una condanna in primo grado a 8 mesi di carcere – poi annullata nel 2011 dalla Corte d’Appello di Milano – per essere stata ritenuta responsabile di aver riprodotto, senza averne titolo, alcune opere in suo possesso, tra cui diversi quadri che la raffigurano e 700 serigrafie del pittore.

Inseparabile dai suoi coloratissimi caftani, che sfoggiava indistintamente ogni stagione e dai ventagli dalle tinte caleidoscopiche, Marta legò saldamente il suo nome a quello della moda, una delle sue più grandi passioni, creando una sua linea, affermatasi con successo, e disegnando gioielli.

 

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