di NUCCIO FAVA* – La chiusura delle liste è inevitabilmente un momento convulso della vigilia elettorale. Si sommano stati d’animo diversi, con una conclusione finale simile ad una lunga e complicata maratona. Mai del tutto liberatoria però, perché restano problemi e insoddisfazioni di vario genere, anche di carattere personale e amicale, di preferenze discutibili che favoriscono alcuni a inevitabile danno di altri e che possono provocare conseguenze negative nello sviluppo della campagna elettorale e nel risultato complessivo per la lista. Tutto questo è forse in gran parte inevitabile, ma questa volta è stato reso più grave e pesante a causa della entrata in vigore di una legge elettorale che ha tagliato il numero dei parlamentari da eleggere nelle due Camere, accoppiata all’infelice decisione di Grillo di limitare a due soli mandati la facoltà dei pentastellati di candidarsi, nonostante l’entrata in vigore della riduzione dei parlamentari in entrambe le Camere, votata, però, da tutti i parlamentari, impossibilitati a motivare all’opinione pubblica l’assurdità di una riduzione così drastica dei rappresentanti senza almeno una più ragionata e ragionevole valutazione sugli effetti complessivi che una tale riduzione di senatori e deputati avrebbe comportato.
Ma la causa maggiore di disagio e di insoddisfazione risiede prima di tutto nel modo improvviso e irragionevole con cui si sono create le condizioni per arrivare alle elezioni anticipate e di conseguenza le modalità e gli stessi tempi limitati di preparazione delle liste per il voto anticipato. Non sono mancati discutibili accordi e disaccordi gestiti in breve tempo con clamorose rotture, mutamenti di candidature, sorprese con ripescaggi e tentativi di recupero di voti dell’ultima ora. Una certa impressione tra l’altro rimane per qualche candidatura femminile, una sorta di compagna di viaggio, trascinata o collocata in lista dal compagno più autorevole e più forte, garante in ultima analisi del risultato positivo con stipendio ed indennità a carico dei contribuenti.
Il rammarico e la preoccupazione più grossi derivano dalla scarsa qualità sia dei protagonisti in gioco, sia dei temi del dibattito e dalla sostanza del confronto. Anche su temi enormi come quello del fascismo e dell’antifascismo e quello non meno rilevante del presidenzialismo e della forma parlamentare. Del resto purtroppo anche sulla tragica condizione della guerra russa in Ucraina è apparso progressivamente ridursi il valore dell’impegno e della scelta di solidarietà europeista e atlantica.
Questioni certo non semplici ma rispetto alle quali almeno la scelta di campo e la collocazione di fondo dell’Italia dovrebbero essere fuori discussione. Una forte impressione negativa, a meno che non maturi una improvvisa inversione di tendenza nell’ultimo mese fino al 25 settembre, è ancora oggi rappresentata da una scarsa o quasi nulla partecipazione giovanile, accompagnata da una età media dei candidati che supera abbondantemente i 40 anni. Una democrazia che fatica ad alimentare le idealità e le tensioni di rinnovamento delle nuove generazioni è forse il segno più preoccupante della sua fragilità e della incapacità , per responsabilità soprattutto degli adulti, di trovare e individuare le ragioni di un impegno di rifondazione e rinnovamento.
*Nuccio Fava, presidente dell’Associazione Giornalisti Europei, è stato direttore del Tg1 e del Tg3 , responsabile delle Tribune politiche Rai e coordinatore delle trasmissioni Rai sul Giubileo del 2000.
*Nuccio Fava, presidente dell’Associazione Giornalisti Europei, è stato direttore del Tg1 e del Tg3 , responsabile delle Tribune politiche Rai e coordinatore delle trasmissioni Rai sul Giubileo del 2000.
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