
«La Rai vive una condizione di flop generale, di confusione ed incertezza su il suo futuro. La visione generale di servizio pubblico appare di fatto ignorata e domina sempre più una meccanica dipendenza dai partiti anch’essi in grande crisi e capaci solo di accusarsi ,insultandosi reciprocamente . Il servizio pubblico non può comunque dipendere dalla politica, essa stessa in difficoltà non comune col suo elettorato di riferimento e a maggior ragione con l’opinione pubblica. Di conseguenza c’è bisogno urgente di sganciare la Rai dalla dipendenza dei partiti che inesorabilmente si trasforma in dipendenza e subalternità al governo di turno. Senza indipendenza e autonomia non si risolvono i problemi della qualità e del livello generale della programmazione. Vanno trovate nuove strade e promosse innovazioni in tutti i settori per favorire creatività e formazione coraggiosa di nuove professionalità.
Ricordo con nostalgia ma anche speranza le trasmissioni di Arrigo Levi durante la guerra dei 6 giorni; di Vittorio Citterich dalla Russia negli anni della guerra fredda , di Ruggero Orlando da N.Y.,di Demetrio Volcic mentre i carri armati sovietici entravano a Praga, e Italo Moretti ci raccontava la tragedia cilena. Per non dire dello sport dove la caduta generale è ancora più forte , con il rimpianto per Nando Martellini e Bruno Pizzul, Paolo Valenti e Mario Giobbe, Sandro Ciotti ed Enrico Ameri sino a Luigi Necco e Tonino Carino. Solo esempi ovviamente e nomi incompleti con l’assenza ad esempio di Giampiero Galeazzi e Guido Oddo.
Era sicuramente un’altra Rai che aveva qualità e autorevolezza e di cui si soleva dire: l’ha detto la Rai , per dire :ci si può fidare ed e’credibile. Oggi si brancola quasi sempre in concorrenza con le Tv commerciali che fanno spesso ascolti migliori della Rai.
Anche nel drammatico sconquasso provocato da Trump e ancora in corso, la Rai non ha aiutato abbastanza gli italiani a comprendere che la responsabilità del grave incidente è da attribuire allo smodato desiderio di potere del Presidente americano che non ha esitato a rischiare una nuova guerra mondiale pur di garantirsi la possibile rielezione.
Difronte a tutto questo la responsabilità dei politici per superare seriamente e al più presto la situazione attuale e’davvero grande. Ma anche operatori dell’informazione e della cultura in ogni settore, devono fare la loro parte e assumere le loro responsabilità per favorire un rinnovamento e una vera affermazione finalmente del servizio pubblico radio televisivo».
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