Sara era quasi certamente morta quando l’ex fidanzato le ha dato fuoco: risulterebbe dall’autopsia

Sara Di Pietrantoprio e Vincenzo Paduanodi ROMANO LUSI  – Era quasi certamente morta per strangolamento Sara Di Pietrantonio quando l’ex fidanzato Vincenzo Paduano le ha dato fuoco. E’ quanto sarebbe emerso dall’autopsia eseguita dal medico legale Giorgio Bolino, dal radiologo Carlo Catalano e dal tossicologo Giulio Mannocchi. L’assoluta certezza di questa ricostruzione potrà venire però solo dagli ulteriori accertamenti, in particolare gli esami del sangue e dei polmoni della studentessa, che saranno eseguiti la settimana prossima. E qualora se ne avesse conferma definitiva cadrebbe tutto il castello di ipotesi su cui da tre giorni vengono costruiti decine di talk show televisivi e radiofonici, analisi giornalistiche, interviste di inquirenti, persino confronti preelettorali tra candidati alla carica di sindaco della capitale, e pseudo sentenze sociologiche.

Ciò comunque non attenua minimamente l’efferatezza di un delitto atroce, la cui ferocia stava quasi per essere attenuata o compensata dall’accusa di “indifferenza” che veniva riversata, in quelle “analisi” suffragate dai soliti opinionisti d’accatto, su ipotetici passanti che avrebbero assistito (alle tre della notte in una strada della periferia romana) senza reagire al massacro della sventurata ragazza.

Tutto nasceva dalla prima ricostruzione dell’assassinio. Secondo quella ricostruzione il Paduano, vigilantes 27enne, quella sera di sabato scorso faceva servizio di portierato in zona, ma ha lasciato il lavoro e ha aspettato Sara sotto casa del suo nuovo ragazzo, un ex compagno di scuola che frequentava da pochissimo. Prima che la ragazza risalisse in macchina per tornare a casa, si era allontanato precedendola nel tragitto che avrebbe fatto. Poi, quando è arrivata su via della Magliana, si è fatto superare e l’ha affiancata, stringendola a bordo strada per costringerla a fermarsi. Come una furia era salito in macchina e, dopo un’accesa lite, avrebbe tirato fuori l’alcol spargendolo sulla macchina e addosso alla ragazza. Sara, terrorizzata, sarebbe scesa dall’auto e avrebbe iniziato a scappare chiedendo disperatamente aiuto agli automobilisti che (a quell’ora della notte) passavano senza fermarsi. Così il suo assassino l’avrebbe inseguita e le avrebbe dato fuoco. Poi è tornato al lavoro. Proprio dove è stato prelevato dagli agenti della mobile che lo hanno condotto in questura. Qui, durante l’interrogatorio, ha confessato il delitto. E ora il gip, accogliendo le richieste della Procura, ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per omicidio volontario premeditato e stalking.

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