Rischioso giocarsi i numeri della Banca d’Italia

di ENNIO SIMEONE – Nel giorno in cui la Borsa segnava un nuovo andamento positivo che accompagnava un calo dello spread sotto i 260 punti, è arrivata l’anticipazione della nota periodica della Banca d’Italia con un quadro pessimistico  sulle prospettive dell’economia italiana per l’anno appena iniziato con il ridimensionamento dell’incremento del Pil dall’1% allo 0,6%. Una manna per per gli oppositori del governo giallo-verde e soprattutto per le schiere di “opinionisti”, in moltissimi casi travestiti da “esperti”, che affollano i talkshow-avanspettacolo delle tv nostrane, gestiti, in qualità di conduttori o conduttrici, da personaggi che avrebbero fatto la loro fortuna – nell’epoca in cui non c’era la tv (o la tv era una cosa seria) – sulle sguaiate ribalte dei teatrini di provincia o sui palchi degli imbonitori addetti alla vendita di cianfrusaglie.

In realtà la previsione di Bankitalia è stata  fatta senza tener conto, né nel bene né (eventualmente) nel male,  dei due provvedimenti-chiave messi a punto dal governo 24 ore prima (e ora al vaglio del parlamento e quindi alle eventuali correzioni  che questo potrà apportarvi) e cioè reddito di cittadinanza e pensionamenti con il criterio della “quota 100”. Pertanto solo quando si potrà fare un calcolo verosimile dell’impatto che questi due provvedimenti avranno o non avranno  sull’economia del paese, la Banca d’Italia forse sarà in grado di fornirci una previsione attendibile dell’evoluzione del quadro economico dell’Italia nell’anno 2019.

E invece, con un alto senso di irresponsabilità, è stato diffuso un giudizio sommario, con annessa e altrettanto sommaria previsione economica (in cui si parla di “recessione di fatto”) su cui si sono avventati come falchi politicanti e manipolatori dell’opinione pubblica ad uso delle tv e di tutti i mezzi di comunicazione, senza neppure avere l’accortezza di segnalare (o volutamente sottacendolo) che il rallentamento della crescita economica  riguarda non solo l’Italia ma tutti paesi europei.

Risultato: per colpire l’avversario politico c’è chi non si fa scrupolo del danno che può provocare ai cittadini, un danno di gran lunga superiore al vantaggio  che può derivarne a lui.

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