RICORDI/ Agata Cesario, due passioni: la scuola e la poesia

 

Foto Agata CesarioREDAZIONE – Era il 22 maggio del 1996, vent’anni fa, quando nella storica Sala Montesanto della chiesa di Piazza del Popolo a Roma si svolse una cerimonia per iniziativa del Comitato romano degli artisti nel corso della quale vennero declamate alcune delle poesie scritte dalla poetessa calabrese Agata Cesario, a sette anni dalla morte, che l’aveva colta non ancora quarantenne il 16 maggio del 1989 nella natìa Cellara, in provincia di Cosenza, dove aveva voluto tornare quando aveva avuto consapevolezza della imminenza della fine. Gli anni di Roma – dove si era trasferita per insegnare latino e storia nei licei, dopo essersi laureata in Pedagogia presso il Magistero di Salerno e aver conseguito l’abilitazione in Scienze Umane e Storia e all’insegnamento di materie letterarie – erano stati anni belli, intensi, a contatto con il mondo dell’arte, della cultura e della stampa. Qui aveva ben presto iniziato la sua collaborazione a giornali e riviste di cultura ed era entrata a far parte, da pubblicista, del direttivo della “Unione cattolica della stampa italiana”, di cui era presidente nazionale il senatore Flaminio Piccoli. Studiosa di Maritain, ma anche di Sartre e Rosmini, Agata frequenta la “Messa degli artisti”, proprio in quella chiesa di piazza del Popolo dove si sarebbe svolta la cerimonia in sua memoria.

Cerimonia del 22 maggio 1996E proprio Flaminio Piccoli (al centro nella foto) di lei disse: “Agata amava cose alte e pure. Della poesia sentiva tutta la bellezza che riusciva a ritrarre, come creazione propria, in opere di grande respiro evocativo”. A questi apprezzamenti si aggiunse anche quello dell’allora segretario di Stato vaticano, cardinale Angelo Sodano, che fece pervenire la sua adesione agli incontri indetti dal comitato “Messa degli artisti” per ricordare Agata Cesario. In quella occasione fu presentata la raccolta di liriche “Verso un’alba novella”, un volume pubblicato con prefazione della critica letteraria Maria Luisa Spaziani, che intervenne poi come ospite d’onore nella sede del Brutium, a Cosenza, in occasione della presentazione del premio di poesia “Agata Cesario”, patrocinato da ministero dell’Istruzione, Commissione Europea, Radio Vaticana, e che ha registrato ampia partecipazione di opere di giovani studenti selezionate da una giuria presieduta dal giornalista parlamentare Ferdinando Cassiani.

Agata il suo desiderio di tornare a Cellara lo aveva manifestato ancora in occasione della presentazione del suo ultimo libro a Roma, dichiarando in una intervista che “è molto fortunato chi, anni dopo essere partito, può tornare nel luogo dove si è formato e dove è anche rimasta parte della bella gioventù”. Il riferimento a Cellara diventa nei testi più maturi una presenza viva e inquietante, 1’antico borgo dove “ogni pietra è storia”, nitidamente evocato in “Spazi infioriti”, che ebbe il Premio della cultura della Presidenza del Consiglio dei ministri.

Agata Cesario educatrice, poetessa e pittrice

nel ricordo del fratello Giacomo, giornalista vaticanista

Foto bis di Agata Cesario«Donna determinata, ma dolcissima, sempre attratta dalle meraviglie della natura, Agata dipingeva con mano sicura e originale come traspare da splendide tele pastose esposte in fortunate mostre, che la rendono felice, o ben rappresentate in magnifici cataloghi riccamente illustrati. È nella riscoperta del paesaggio nativo che alcune esposizioni realizzate negli anni ‘70 – Casamicciola Terme, Roma (Palazzo dei Congressi, salotto Luigi Pirandello), Borgorose (Rieti) – trovarono il loro carattere distintivo e i richiami di percorso artistico di Agata.

A ridosso del primo apparire dei suoi testi, qualche critico li aveva tacciati di “crepuscolarismo” per una certa inclinazione alla descrizione delle cose piccole e semplici (gli alberi, i fiori, il volgere delle stagioni, le trepidazioni e le gioie di ogni giorno), eppure secondo il critico Francesco Grisi, qui – nella genuinità delle cose che “potevano essere e non sono state” – è la chiave del suo lirismo. Di decisamente originale c’è, nel corous poetico di Agata Cesario, l’idea di fare della poesia un continuum diaristico, la volontà cioè di cantare in versi la propria esistenza e il proprio dolore, quell’incapacità di trovare conforto, ma che sa andare oltre, in proprio dolore, quell’incapacità di trovare conforto, ma che sa andare oltre, in una visione di fede, nell’incontro con Dio: “Tu dammi, Signore, pace e consolazione. Gli uccelli dell’aria non seminano… Ed io son priva di tutto”. Una delle liriche più intense è quella dedicata al figli: “Più che rugiada al primo mattino, più che riverbero di neve al sole, più che germoglio sul greto del fiume: tu, intatto giorno, preludio, iridescenza e lucentezza di cristalli, chiarore infinito, mia roccia e mia fortezza; mio piccolo lume, mio trastullo ed incanto, mio chiuso cerchio d’amore”.

Agata viene ricordata, oltre che come attenta osservatrice, anche come madre premurosa e affettuosa nei piccoli eventi famigliari. Oggi molti ancora parlano del suo spirito inventivo nel promuovere e valorizzare tante nobili iniziative in campo educativo come in campo culturale e sociale. Trasfondeva in loro entusiasmo, e le ore delle sue lezioni risultavano efficaci e piacevoli, dandole continuità e pienezza di significato. Il tema dell’educazione nella vita di Agata ha occupato una parte importante soprattutto quando, ad esempio, viene incaricata di svolgere le “esercitazioni didattiche” negli istituti magistrali. Della scuola aveva un’alta concezione, e da essa traeva quotidianamente ispirazione creativa, sino a dedicarle scritti di elevata finalità educativa, che non hanno perso di attualità. Tra gli ultimi e forse più riusciti il libro “Orientamenti di pedagogia e di didattica” destinato soprattutto agli operatori della scuola e presentato con successo a Palazzo Pignatelli di Roma, sede del Brutium, presenti personalità come il prefetto Alessandro Voci, calabrese, il cardinale Silvio Oddi, l’arcivescovo e nunzio apostolico Emanuele Clarizio, i professori Volpi, Magnino, Prenna, l’ispettrice dell’Istruzione Amelia Amatucci, 1’onorevole Dario Antoniozzi. Da qui il premio “Novità didattica” istituito a ricordo di Agata, che ogni anno viene assegnato a scuole che si siano distinte per la qualità dei progetti educativi innovativi.

Per l’impegno nell’attività svolta, fervida di risultati, istituzioni di prestigio hanno voluto manifestare il proprio compiacimento inviando, negli anni prima e dopo la morte di Agata, attestati di benemerenza e medaglie-ricordo. Basti ricordare la “Medaglia d’oro Calabria” e il premio “Personalità europea” consegnati in Campidoglio; la pergamena donata in occasione dell’agosto florense 1983 dal Comune di San Giovanni in Fiore per l’opera educativa da lei svolta nelle scuole di questa città, si legge nella motivazione; la “Menzione onorevole” per la qualità delle realizzazioni conferita dal Centro studi e ricerche calabresi di Lucca. E a conferma dell’apporto sostanziale offerto nel campo degli studi sull’umanesimo cristiano, Agata riceve la nomina di Sodale della pontificia Accademia “Cultorum Martyrum”, antica istituzione vaticana nella quale si fa promotrice di valori. Una somma di testimonianze, dunque, ripescate qua e là, in ricordo dei formidabili anni di vita di questa poetessa-pittrice, che riposa all’ombra di secolari cipressi nel cimitero di Cellara, e in ricordo dei suoi studi sulla storia locale, rivalutati anche in un recente convegno a Roma».

Giacomo Cesario

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