L’addio commosso di un paesino del Sud a una maestra d’altri tempi

A un mese dalla morte all’età di 96 anni della maestra Angelina Pugliese maritata Cesario, una messa di requiem è stata officiata nel paese natale, Cellara (Cosenza), nella chiesa di San Pietro, piena di gente venuta dai vicini paesi per renderle omaggio. Accanto al figlio Giacomo tanti amici e parenti strettissimi, ex alunni e alunne di un tempo lontano, ai quali è parso doveroso rievocarne la memoria e ricordarne la figura e l’umile dedizione alla scuola e agli allievi.
Una donna, Angelina, che ha vissuto la sua esistenza senza volere apparire. La sua è stata una vita dedicata alla famiglia, alla scuola, retta da valori solidissimi: la bontà, la lealtà, l’educazione.

Nell’omelia, il vescovo Leonardo Bonanno, dopo una serie di rievocazioni, si è soffermato sulla importanza dell’opera educativa sempre valida nello scorrere implacabile del tempo, sul valore dell’esempio, che ha più forza di tante parole, richiamando la nobile fatica di Angelina Pugliese, che ha dato esempio di vita a generazioni intere.

Al termine del rito, accompagnato dal coro parrocchiale, l’ha ricordata con commossa familiarità Mimmo Andrieri, che dall’ambone ha parlato rievocando anche momenti duri e difficili che segnarono l’esistenza di questa donna forte nel vero e alto senso cristiano, che rimane nelle coscienze e nel cuore di quanti hanno fatto di lei un punto di riferimento.

A ricordo di questa maestra indimenticabile – che riposa nel camposanto di Cellara accanto al marito e alla figlia, la poetessa Agata – e a conferma di una vita e di un insegnamento esemplari, sono pervenute amorevoli testimonianze di stima e di ammirazione come quelle di Silvana Sganga, Mariangela Orlando, Teresa Nicoletti, sue alunne negli anni ormai lontani delle elementari: “E se in noi di quella generazione è restato, pur nel volgere degli anni e delle vicende, un ideale di vita, una consuetudine di sane letture, lo dobbiamo alla buona, mite e silenziosa maestra Angelina, simbolo di un’epoca per noi memorabile, e non solo per noi”.  E Teresa Nicoletti ha aggiunto: “Due semplici parole per ringraziarTi per quello che hai fatto per tutti i tuoi alunni. Oggi vogliamo ricordarTi regalandoti delle rose… quello che sei stata per noi” . 

E dal Canada la cartolina di un suo alunno migrato negli anni Cinquanta: “Era brava ad insegnare, e la scuola era per lei un riposo e una festa…”.

All’amico e medico Tonino Scarpelli, che di frequente andava a trovarla, non riuscì difficile, il giorno dei funerali, dire che la maestra Angelina affrontava la sofferenza del suo corpo quasi che la cosa non la riguardasse, accogliendo tutti serenamente col suo abituale sorriso.

C’era chi, con l’addio ad Angelina, sentiva di dare l’addio a una donna sempre misurata e serena, capace di rimanere nell’ombra con la forza silenziosa delle donne di tanti anni fa, signora vera di un’Italia migliore che scompare un po’ anche con lei. (g. c.)

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