RAPPORTO CENSIS 2015. Italia in letargo, non sa progettare il futuro. Chiudono i negozi, soppiantati  da distributori di cibo gestiti da stranieri

Da Rita CensisE’ preoccupante la fotografia dell’Italia scattata dal 49esimo Rapporto del Censis. Ne esce l’immagine di una società in letargo esistenziale, un Paese non più capace di progettare il futuro, né di produrre interpretazioni della realtà, per cui finisce per restare prigioniero della cronaca (scandali, corruzioni, contraddittorie spinte a fronteggiarli). E’ un’Italia dove crescono le disuguaglianze e gli egoismi, dove le riforme realizzate dal governo faticano a suscitare consenso, dove la crescita avviene puntando su ciò che resta dei grandi soggetti economici, politici e sociali che hanno indirizzato la società negli anni passati.

Nella nostra storia – osserva il direttore del Censis, Giuseppe De Rita – il resto del mito della grande industria e dei settori avanzati è stata l’economia sommersa e lo sviluppo del lavoro autonomo. Il resto della lotta di classe nella grande fabbrica è stata la lunga deriva della cetomedizzazione. Il resto della spensierata stagione del consumismo è la medietà del consumatore sobrio. Il resto della lunga stagione del primato delle ideologie è oggi l’empirismo continuato della società che evolve”.

Rispetto agli anni passati – si legge nella Considerazioni generali del Rapporto – quest’anno spicca il rilancio del primato della politica, “con un folto insieme di riforme di quadro e di settore, e la messa in campo di interventi tesi a incentivare propensione imprenditoriale e coinvolgimento collettivo rispetto al consolidamento della ripresa. E c’è stata la ricerca del consenso d’opinione sulle politiche avviate, per innescare nella collettività una mobilitante tensione al cambiamento”. Ma questo sforzo è in parte fallito. La dialettica tra società e politica è entrata in crisi: non riesce a produrre un progetto generale di sviluppo del Paese, e di conseguenza non produce una classe dirigente.

Così gli italiani sono costretti ancora una volta ad arrangiarsi, facendo ricorso ai pilastri di sempre: la “saggezza popolare”, la capacità inventiva, aiutati da una composizione sociale poliedrica, lontana dagli schemi di classe e di ceto. “Esempio ne sono i giovani che vanno a lavorare all’estero o tentano la strada delle start up – si afferma nel Rapporto -. Oppure le famiglie che accrescono il proprio patrimonio e lo mettono a reddito (con l’enorme incremento dei bed&breakfast), le imprese che investono nella green economy, i borghi turistici, la silenziosa integrazione degli stranieri nella nostra quotidianità, l’intreccio tra successo gastronomico e filiera alimentare”.

E’ “l’Italia dello zero virgola”, annota il Censis, in cui le variazioni congiunturali degli indicatori economici sono ancora minime e continua a gonfiarsi la bolla del cash cautelativo. Gli italiani, cioè, preferiscono tenere fermi i risparmi, perché temono il futuro. D’altro canto il risparmio è ancora la scialuppa di salvataggio nel quotidiano, visto che nell’anno trascorso 3,1 milioni di famiglie hanno dovuto mettere mano ai risparmi per fronteggiare il gap tra reddito e spese mensili.

 Riparte il mattone, come sembra segnalare il boom delle richieste di mutui (+94,3% a gennaio-ottobre 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014) grazie alla riduzione drastica degli interessi bancari in conseguenza delle scelte della Bce guidata da Draghi e si diffonde la propensione a mettere a reddito il patrimonio immobiliare: 560.000 italiani dichiarano di aver gestito una struttura ricettiva per turisti, come case vacanza o bed&breakfast, generando un fatturato stimabile in circa 6 miliardi di euro, in gran parte sommerso.

In un quadro di criticità, il turismo verso l’Italia rappresenta invece un record positivo: siamo una destinazione tra le più ambite dagli stranieri, che tra il 2000 e il 2014 hanno incrementato la loro presenza del 47,2%.

L’altro dato incoraggiante riguarda la maggiore propensione all’acquisto di beni durevoli, nonostante la situazione di incertezza. Il 5,7% delle famiglie (più del doppio rispetto all’anno scorso) ha intenzione di comprare un’auto nuova e se andrà così si avranno nel 2016 circa 1,5 milioni di immatricolazioni, come non si vedeva dal 2008. Il Rapporto Censis conferma il trend digitale degli italiani: ormai in 15 milioni fanno acquisti su internet, e l’home banking è praticato dal 46,2% degli utenti del web.

Ripartono i consumi, ma si riapre la forbice sociale. Per la prima volta dall’inizio della crisi, la quota di famiglie italiane che nell’ultimo anno hanno aumentato la propria capacità di spesa è superiore a quella delle famiglie che l’hanno invece ridotta (il 25,6% contro il 21,3%). Continua però a crescere, sfiorando ormai il 20% del totale, il numero di famiglie che non riescono a coprire tutte le spese con il proprio reddito: circa 5 milioni di famiglie hanno difficoltà a far tornare i conti e tra quelle di livello socio-economico basso la percentuale sale al 37,3%.

Infine, uno sguardo a come cambiano “i piani terra” delle nostre città. In calo i negozi di abbigliamento, calzature, ferramenta, macellerie. Crescono invece i take away (+37% tra il 2009 e il 2015), i ristoranti (+15,5%), i bar (+10%), le gelaterie e le pasticcerie (+8,2%). Ciò dipende dal fatto che il cibo è sempre più pervasivo nella nostra vita, dal ridotto capitale necessario per avviare queste attività, e dall’iniziativa degli stranieri nel commercio.

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