PUNTO DI VISTA/ La scelta del Papa contro il parossismo da coronavirus

di FRANCESCO MARIA PROVENZANO

Ha destato molto scalpore la decisione presa dall’arcivescovo di Milano Mario Delpini, il quale ha disposto di non celebrare più Messe pubbliche come  prevenzione ad un eventuale e possibile contagio del coronavirus tra i fedeli perché ha dovuto attenersi alle misure restrittive da parte delle autorità sanitarie nazionali e regionali per contrastare una più ampia diffusione del contagio fino a quando il Ministero della Sanità non stabilirà la fine dell’emergenza.

Molti vescovi hanno adottato questa decisione, mentre il vescovo della diocesi di Como, monsignor Oscar Cantoni, si è spinto oltre di fronte al diffondersi  dell’allarmismo e di fronte alle condizioni particolari che si stanno creando in Lombardia: ha suggerito ai fedeli di non effettuare lo “scambio del segno di pace” e di fare in modo che la comunione possa essere distribuita con la deposizione dell’ostia sulla mano dei fedeli, nel rispetto delle norme sanitarie in vigore.

Mentre assistiamo alla chiusura di musei, università, uffici, scuole e chiese, mi chiedo come mai papa Francesco non abbia adottato una sospensione dell’Angelus domenicale, quando in Piazza San Pietro una folla di persone provenienti da ogni parte del mondo si assiepa per ascoltare le sue parole. Evidentemente il pontefice nella sua saggezza e lungimiranza non ha ritenuto opportuno aggiungere un altro segnale di apprensione a quelli che in abbondanza ci propinano, da mattina a sera,  televisioni, radio, giornali (per fortuna con delle lodevoli eccezioni) e i social. Perciò speriamo, con Lui, nella grazia divina, oltre che nella scienza e nella medicina.

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