PERISCOPIO/ La transumanza di Verdini nella maggioranza di governo

Nuccio-Fava-545x384di NUCCIO FAVA – Un appuntamento di grande rilievo su una materia importante, delicata e complessa quale il riconoscimento e la regolazione delle unioni civili, è diventato un ginepraio vergognoso, difficile perfino da spiegare. Non ci ha seriamente provato la “nuova Rai”che ha rinunciato a svolgere la sua funzione di servizio pubblico pur così di continuo enfaticamente declamato. Si è scelto di favorire contrapposizioni tipo Meloni-Serracchiani o accoppiate analoghe, senza proporre analisi, raffronti, approfondimenti sulle implicazioni culturali ed etiche chiamate in causa, sulle esperienze maturate in altri paesi, sulle cause legate alle profonde trasformazioni maturate contestualmente al mutare degli stili di vita, della mentalità e dei costumi, della stessa concezione della libertà personale.

In questo deserto è emerso l’accresciuto ruolo di Verdini divenuto ormai nuovo componente della maggioranza di governo. Si potrebbe dire da Scilipoti a Verdini per segnalare l’arco temporale e politico di una stagione segnata prima da Berlusconi e poi da Renzi. Il vero primato in effetti è costituito dal “trasformismo”, fenomeno non nuovo della storia politica del Paese, segnata da questa mala pianta praticamente dai tempi della formazione dello Stato d’Italia. Non è comunque un bel vedere. Rappresenta un elemento profondamente corrosivo del buon governo, terribilmente diseducativo per i giovani e l’intera società.

La vignetta di Giannelli sul Corriere di giovedì 25 febbraio riassume così: Renzi a letto non riesce a prendere sonno e conta le pecorelle. Sul guanciale accanto la moglie gli ricorda : ma nel conto delle pecorelle, Denis e i suoi ce li hai messi?

Quello di Denis Verdini è il caso di transumanza più eclatante, non solo per la comune radice fiorentina. Ultra berlusconiano da sempre, è stato protagonista e artefice del famigerato patto del Nazareno, che Verdini ha continuato ad incarnare fino in fondo. Non più soltanto appoggio alle cosiddette riforme costituzionali ma riguardo ad ogni atto e all’impianto politico del governo. Il presidente-segretario ha accolto di buon grado il nuovo sostegno e tramite i fedelissimi ha trattato collocazioni per i verdiniani già in occasione del rinnovo delle presidenze delle commissioni parlamentari. Ma oltre il caso Verdini, già di per sé sconcertante, è tutta la vita politico-parlamentare caratterizzata da una gran quantità di cambio di casacca, dal trasferimento di collocazione politica rispetto al gruppo originario. Il fenomeno ha ormai raggiunto livelli preoccupanti. Indicativi della scarsa qualità politico istituzionale del nostro sistema democratico con conseguenze devastanti in larga misura per la nostra temperie morale ed ideale, per la dimensione culturale ed etica del nostro vivere insieme, per la stessa attività economica e di sana amministrazione della nostra società. Un riflesso inesorabile di questo stato di cose è emerso sulla delicatissima materia delle unioni civili. Mai accompagnato da un dibattito serio e approfondito sulle ragioni non banali in gioco, segnala in ogni caso un grande malessere ed una distanza accentuata tra politica e società. Società complessivamente frammentata e divisa, con forti spinte di soggettivismo e di solitudine, di nuovi tipi di convivenze che imporrebbero comprensione e rispetto, mai strumentalizzazioni, stravolgimenti e estremizzazioni.

Assai poco di tutto questo è emerso in Parlamento. Prevalentemente tatticismi e ricerca strumentale di maggioranze e di esasperate accuse. Sulla materia dal contenuto profondamente etico è prevalsa una logica talebana da un lato e opportunistica strumentale dall’altro. Il governo non è stato spettatore nonostante dichiarazioni ripetute di non intervento. Non solo ha operato dietro le quinte ma ha addirittura calato l’asse del maxi emendamento e del voto di fiducia. Ai tempi del divorzio e dell’aborto, politica ed istituzioni avevano fatto migliore figura.

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