OSSERVATORIO AMERICANO/ Ma davvero è il caso di psicanalizzare il narcisismo di Donald Trump?

di DOMENICO MACERI* –  La campagna presidenziale di Donald Trump ha indotto alcuni a sperare che venga psicanalizzato il tycoon per  le sue dichiarazioni e i suoi comportamenti poco rassicuranti. Cattiva idea, secondo Maria Oquendo, presidente della American Psychiatric Association (APA) considerando l’idea “anti-etica” e “irresponsabile”. In effetti, Oquendo non fa altro che reiterare la direttiva della APA e avvertire i membri a sfuggire alla tentazione di fare pronunciamenti psichiatrici su Trump data l’incapacità di psicoanalizzare pazienti a distanza.
L’avvertimento professionale si rifà alla “Goldwater Rule”, la regola emersa nel 1964  con l’analisi di Barry Goldwater, allora candidato presidenziale del Partito Repubblicano: preoccupata da alcune dichiarazioni considerate pericolose per la sicurezza del mondo, la rivista Fact Magazine pubblicò  un articolo sullo stato mentale di Goldwater. Nel testo furono inclusi i risultati di un sondaggio mandato a 12 mila psichiatri per diagnosticarlo. Non tutti risposero, ma le 2400 analisi ricevute convinsero la rivista a dichiarare Goldwater psicologicamente inadatto a divenire presidente. Goldwater denunciò la rivista per diffamazione e vinse la causa e Fact Magazine dovette pagare una multa di 75 mila dollari.
Goldwater, come si sa, perse le elezioni, ma anche la professione degli psichiatri perse di prestigio con la sconfitta giudiziaria della rivista.  Facile dunque capire la presa di posizione della APA. Ciononostante, l’APA non à contraria all’analisi in generale di alcune malattie, senza però applicarle a individui specifici, considerando pericolosa la diagnosi a distanza basata su dichiarazioni fatte in televisione o altre informazioni ottenute in modo impersonale, cioè senza contatto diretto con il “paziente”.

Non tutti gli esperti di psichiatria e psicologia hanno obbedito la direttiva della APA. Parecchi esperti hanno dichiarato che Trump soffre di narcisismo.  Jeffrey Flier, ex decano della Facoltà di Medicina alla Harvard University, è uno di questi e in un tweet ha detto che Trump “non solo soffre di narcisismo ma lo incarna”. Un altro professore della Northwestern University ha scritto una valutazione psicologica di 9mila parole confermando il narcisismo. Il professor Kevin Dutton della Oxford Univesity ha anche lui dichiarato che in una scala di psicopatia Trump oltrepassa Hitler. Il dottor John Gartner, psicoterapista che ha insegnato alla John Hopkins University, vede Trump come pericolosissimo, considerandolo “paranoico, psicopatico, narcisista, divorziato dalla realtà, che si scaglia impulsivamente contro i suoi nemici immaginari”. Gartner ha parole poco dolci anche per i suoi colleghi che rifiutano di pronunciarsi asserendo che la “storia non li giudicherà benevolmente per il loro silenzio”. Altri tre notissimi professori di psichiatria hanno scritto all’Huffington Post che a Trump manca la capacità di distinguere “fra realtà e fantasia” suggerendo che il presidente dovrebbe sottoporsi a una completa analisi  neuropsichiatrica con medici indipendenti. Questi tipi di analisi sono obbligatori per poliziotti, agenti di FBI ed altri individui addetti all’intelligence ma non per un presidente che ha molte più responsabilità, soprattutto considerando il fatto che dispone dei codici per le armi nucleari.

Trump non accetterebbe mai tale proposta. Infatti, si sa pochissimo anche sulla sua salute fisica. Le sommarie informazioni sulla sua salute sono venute a galla da un certificato del suo medico durante la campagna elettorale: garantiva  “l’ottima salute” di Trump senza però dare dettagli. Qualche altra informazione è emersa più tardi in uno show televisivo in cui si è scoperto che sta benissimo e che l’unico farmaco che assume regolarmente sono le statine per tenere sotto controllo il colesterolo, come milioni di altre persone assolutamente normali.

La storia ci dice che altri candidati e presidenti prima di Trump hanno sofferto di malattie psichiche. Thomas Eagleton, candidato alla vicepresidenza con George McGovern nel 1972, si dimise quando si sparse la notizia che era stato ricoverato in un ospedale per depressione. Anche nel caso di Mike Dukakis e George Bush padre si erano sparse voci che avessero avuto disturbi mentali. Più indietro nella storia si crede che Abraham Lincoln avesse sofferto di depressione e che Theodore Roosevelt probabilmente avesse sofferto di bipolarismo. Secondo uno studio, parecchi altri presidenti avevano anche sofferto di depressione. Ciononostante nulla impedì loro di svolgere egregiamente le funzioni di presidente.

Pochi psichiatri si sono pronunciati a favore di Trump dichiarandolo adatto alla presidenza. Spicca dunque la posizione  del dottor Allen Frances, studioso in particolare del fenomeno di narcisismo, il quale ha inviato una lettera al New York Times sostenendo che Trump non rientra nella definizione della personalità narcisista. Anche se Trump fosse narcisista, ha affermato Frances, ciò non lo rende “malato di mente” perché egli non soffre per lo stress richiesto “per diagnosticare un disturbo mentale” ma, semmai, fa soffrire gli altri. Per affrontare Trump, secondo Frances, bisogna concentrarsi sulla sua “ignoranza, incompetenza, impulsività e le sue tendenze dittatoriali”. La risposta per Frances non si trova nella psicologia ma nella politica. Naturalmente gli americani sperano che abbia ragione.

*Domenico Maceri è docente di lingue all’Allan Hancock College, Santa Maria, California  (dmaceri@gmail.com) 

Commenta per primo

Lascia un commento