OSSERVATORIO AMERICANO/ L’attacco di Trump a Biden (attraverso l’«Ucrainagate») può favorire la candidatura della Warren nelle primarie dei democratici

di DOMENICO MACERI* Donald Trump ha chiesto un favore al presidente ucraino Volodimir Zelenskij: nella telefonata del 25 luglio 2019, ha pregato il presidente ucraino di riaprire l’inchiesta di corruzione su Joe Biden e suo figlio Hunter. Il figlio dell’ex vicepresidente aveva fatto parte del consiglio di amministrazione della Burisma Holdings, un’azienda di petrolio e gas ucraina. Trump ha anche suggerito al suo omologo ucraino di mettersi in contatto con il ministro di Giustizia americano William Barr per andare a fondo e scoprire tutti i dettagli delle presunte malefatte dei Biden. Tutto ovviamente per danneggiare l’ex vicepresidente che Trump aveva identificato come il suo avversario più temibile nelle elezioni presidenziali del 2020.

Trump ha sbagliato non solamente per il fatto che la richiesta a Zelenskij ha scatenato l’inchiesta democratica di impeachment. Lo sbaglio più importante consiste del fatto che Biden potrebbe benissimo non vincere la nomination del suo partito. Due recentissimi sondaggi infatti mettono in serio dubbio la prima posizione di Biden fra i candidati alla nomination democratica.

Il primo di questi sondaggi, condotto dal Des Moines Register, Cnn, e Mediacom piazza Elizabeth Warren al primo posto in Iowa con il 22 percento dei consensi, Biden 20 per cento, e Bernie Sanders 11 percento. Il secondo sondaggio che vede la Warren al primo posto è stato condotto per la California dal UC Berkeley Institute of Government Studies su richiesta del Los Angeles Times. Warren riceve il 29 percento, Biden 20, Sanders 19. Persino Kamala Harris, senatrice del Golden State, che gioca dunque in casa, riceve solo l’8 percento. Al livello nazionale la Warren continua la sua ascesa ma Biden rimane in prima posizione anche se in un recentissimo sondaggio della Quinnipiac University la senatrice del Massachusetts lo supera di due punti (27 a 25 percento). La situazione in Iowa e California però dovrebbe creare a Biden serie preoccupazioni, alle quali si aggiungono gli attacchi fasulli di Trump sulla corruzione in Ucraina.

L’Iowa e la California sono due Stati importanti ma per ragioni diverse. Il primo perché terrà nel mese di febbraio la primaria iniziale, riflettendo in questo senso la tradizione. Il secondo perché come stato-nazione (40 milioni di abitanti, 495 delegati su un totale di 4.532) il Golden State ha un’influenza notevole nel Paese anche perché le primarie democratiche si terranno a marzo invece che a giugno, quando la decisione sulla nomination democratica era in grande misura già stata fatta dagli altri stati.

I dettagli su questi due sondaggi dovranno lanciare un campanello d’allarme a Biden. Nel sondaggio dell’Iowa, la Warren riceve un indice di gradimento del 75 per cento ed è vista come la prima scelta dal 71 per cento. La Warren genera entusiasmo nel 32 per cento dei consensi mentre Biden raggiunge solo il 22 per cento. L’entusiasmo degli elettori a livello nazionale ricalca quello del sondaggio in Iowa. Il folto pubblico ai recenti comizi della Warren ne dà un’indicazione (20.000 a New York, 15.000 a Seattle, 12.000 a St. Paul, nel Minnesota). Questo entusiasmo per la senatrice del Massachusetts rivela anche forze intangibili ma si tradurrà in volontari che andranno porta a porta a diffondere il programma della Warren.

Biden si trova ancora avanti per quanto riguarda l’eleggibilità. Un altro sondaggio della Fox News ci informa che in uno scontro diretto fra Biden e Trump, l’ex vicepresidente prevarrebbe di 14 punti. Anche la Warren prevale su Trump in questo scontro, ma il suo margine è di 6 punti.

Biden continua però a beneficiare dai suoi legami con Barack Obama. Gli afro-americani nei sondaggi sull’Iowa e la California lo riflettono. Ma la Warren è definitivamente in ascesa. Una sua possibile vittoria in Iowa aprirebbe le porte a quelle di altri piccoli Stati nel mese di febbraio a servirebbe da spinta in quella importante del South Carolina alla fine del mese. Il 3 marzo si arriverebbe al Super Tuesday con le primarie in 12 Stati, inclusa la California.

La forza di Biden si trova nell’ala centrista del Partito Democratico mentre quella della Warren in quella di sinistra. Con il calo di Bernie Sanders, l’altro pilastro dell’ala sinistra, la Warren ne beneficerà, ereditando poco a poco i seguaci del senatore del Vermont. Riflettendo i principi della sinistra del Partito Democratico, la Warren è stata fra i primi a dichiarare il suo supporto all’impeachment di Trump subito dopo la pubblicazione del rapporto di Robert Mueller sull’indagine del Russiagate. Con l’annuncio della telefonata di Trump al presidente ucraino Warren ha persino attaccato i vertici del suo partito per non aver premuto immediatamente sull’impeachment.

L’attacco di Trump a Biden, con la sua richiesta agli ucraini di investigarlo, ha causato un auto-gambetto all’attuale inquilino della Casa Bianca. L’ex vice presidente e il figlio non hanno fatto nulla di illegale secondo analisi affidabili. Ciononostante, la frecciata di Trump, oltre a convincere la riluttante Nancy Pelosi, speaker della Camera, a lanciare l’inchiesta di impeachment, ha beneficiato la Warren che continua ad apparire intoccabile. Fino a quando non diventerà chiaramente la prima della classe per la nomination democratica. A quel punto il 45esimo presidente scoccherà le sue frecce velenose contro la senatrice del Massachusetts. Si vedrà allora se lei ha capito gli sbagli fatti da Hillary Clinton, la quale, nonostante avesse vinto il voto popolare, ha ceduto la Casa Bianca a Trump a causa dell’Electoral College.

*Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California  (dmaceri@gmail.com).

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