OSSERVATORIO AMERICANO/ Perché parlare di brogli elettorali non conviene a Trump

Domenico Maceridi DOMENICO MACERI – “Accetterò il risultato delle elezioni…. se vinco io”. Il giorno dopo il terzo ed ultimo dibattito presidenziale Donald Trump ha cercato con queste parole di togliere la “suspense” promessa meno di ventiquattro ore prima. In effetti, il candidato repubblicano non ha fatto altro che riconfermare i dubbi sul risultato elettorale espressi durante il faccia a faccia con Hillary Clinton a Las Vegas.
La candidata democratica aveva definito “terrificante” per la democrazia la presa di posizione del suo avversario. Mai nella storia americana un candidato presidenziale aveva espresso simili dubbi sul sistema democratico americano. Persino Al Gore, che perse la presidenza nel 2000 per poco più di cinquecento voti, dopo il blocco della Corte Suprema sul conteggio dei voti in Florida si era permesso di rifiutare l’esito finale.

Nel caso di Trump si tratta di molto peggio dato che ci dice che l’unico esito accettabile sarà la sua vittoria. La partita non si è nemmeno giocata e lui  ci dice  già che è stata truccata, a meno che vinca lui.
Le elezioni non erano truccate durante le primarie quando lui è riuscito a sbarazzarsi di sedici avversari per la nomination. Adesso che   la sconfitta appare incombente secondo tutti i sondaggi, Trump ci dice che l’unico modo in cui può perdere è  con l’elezione truccata.

Non ha nessuna prova, ma Trump è un maestro nel creare realtà alternative basate sul nulla. Basti ricordare, per esempio, la sua lunga campagna fondata sul fatto, inesistente, che il presidente Obama non fosse nato negli Stati Uniti. Nel caso delle elezioni presidenziali Trump  afferma che esiste una frode elettorale su “larga scala”. Bisogna dunque fare attenzione, dice ai suoi sostenitori, e vigilare ai seggi elettorali, specialmente nei maggiori centri urbani perché  vi saranno “irregolarità”.

Il mito delle irregolarità elettorali era già stato un cavallo di battaglia del Partito Repubblicano:  era servito da sprone per approvare leggi statali che richiedono carte di identità per votare. Più di una dozzina di Stati americani hanno approvato queste leggi ma in molti casi sono poi state dichiarate illegali  da tribunali federali per mancanza di prove. È avvenuto in North Carolina, Texas, Pennsylvania e Wisconsin.
Si sa che la frode elettorale in America è quasi inesistente. Secondo uno studio, su un miliardo di voti solo 31 casi di frode elettorale si sono verificati. Nessun problema, dunque, ma  nelle ultime settimane quasi tutti i comizi di Trump hanno puntato sul tema della frode elettorale.

I leader del Partito Repubblicano hanno però smentito che vi sia questo rischio. Lo ha fatto Paul Ryan, speaker della Camera, dicendo che ha tutta la certezza che il sistema democratico funziona a dovere. Anche il segretario di Stato dell’Ohio, un repubblicano, ha rilevato che non vi saranno problemi perché la sua carica include la direzione delle elezioni.  Infatti, trenta dei cinquanta segretari degli Stati americani,  responsabili della logistica delle elezioni, sono nelle mani dei repubblicani. Persino il vice di Trump, Mike Pence, ha detto che non ci sono problemi e ha dichiarato che lui accetterà l’esito del voto, contraddicendo così il numero uno del ticket. Pence però ha dichiarato vera l’altra asserzione di Trump: che i “media sono disonesti e falsi” dato che appoggiano in modo preponderante Hillary Clinton. Dimenticano ambedue  tutte le ore di televisione  che i media gli hanno dedicato,  aiutandolo notevolmente a vincere  la nomination del suo partito.

Hillary Clinton non sarebbe risultata una candidata imbattibile per un avversario “normale” che si fosse concentrato su temi politici invece di indirizzare i riflettori completamente su di lui ed eventualmente sulla sua capacità di servire come presidente. Inoltre i rapporti di Trump con le donne e la sua campagna di insulti che gli hanno permesso di vincere la nomination non hanno funzionato con l’elezione generale. La sua incapacità di spostarsi al centro una volta iniziata la campagna post primarie gli costerà l’elezione.

Al terzo dibattito la Clinton ha colto appieno la personalità di Trump quando  ha detto che il magnate non riesce ad accettare le regole salvo nei casi in cui lui vince. Se perde, è sempre colpa degli altri e attacca il sistema e le regole. Ci ha fatto una lista delle sue sconfitte a cominciare dai premi Emmy che lui non ha vinto accusando il sistema di averlo defraudato. La stessa scusa fu usata quando  il magnate di New York  ha giudicato incompetente il giudice Gonzalo Curiel nel caso della denuncia sulla Trump University accusandolo di essere messicano (e non lo è). Adesso con le elezioni alle porte e un’eventuale sconfitta Trump attacca il sistema senza risparmiare la Clinton, che nel dibattito ha etichettato come “cattiva”.

La sua presa di posizione di non accettare le regole ci ricorda l’immaturità di Trump che il presidente Barack Obama ha colto in una recente conferenza stampa. L’attuale inquilino  della Casa Bianca ha detto che il magnate di New York dovrebbe smetterla con i suoi “piagnistei” e convincere gli americani ad eleggerlo presidente. Troppo tardi.

*Domenico Maceri è docente di lingue all’Allan Hancock College, Santa Maria, California  (dmaceri@gmail.com)

2 Commenti

  1. Egregio Maceri, ho letto che, in alcuno stati della confederazione USA NON è prevista l’esibizione del certificato elettorale, quindi chiunque può votare anche 3, 4 o N volte (se desidera).
    Ovviamente qualcuno ha ipotizzato che vi siano dei piccoli pullman che scarrozzano elettori di questo o quel partito da un seggio all’altro: a mio modesto parere (se vero) questo getta una sinistra luce sulla correttezza delle votazioni n quel paese.
    Lei che ne pensa?

    • Grazie per il commento. Signor d’Esposito, le leggi elettorali in America non sono uniformi dato che ogni Stato le stabilisce secondo i propri criteri e necessità. Nello Stato del Washington, per esempio, tutti votano per posta. In alcuni Stati si può cominciare a votare prima della data ufficiale. Nella maggioranza dei casi non è richiesto l’esibizione del certificato elettorale perché bisogna registrarsi anteriormente. Quando uno si presenta al seggio elettorale il personale controlla la lista degli iscritti e procede a fare votare chi si presenta. Se un’altra persona si presenta a votare con lo stesso nome e indirizzo vi sarebbero sospetti ed eventuali controlli e qualcuno potrebbe assere arrestato. In teoria uno potrebbe cercare di votare più di una volta ma come ho detto nell’articolo i casi di frode elettorale sono rarissimi. Per quanto riguarda i pullman che offrono trasporti a coloro che non hanno macchine per recarsi alle urne si tratta di eventi organizzati tipicamente da chiese che cercano di aiutare i poveri ad esercitare il loro diritto e dovere. Uno dei problemi della democrazia in America non è che i cittadini votano tre o quattro volte. Si tratta invece dell’assenteismo. Solo il 50-60 percento vota alle elezioni presidenziali e in quelle di midterm non si arriva nemmeno al 40 percento.
      DOMENICO MACERI

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