OSSERVATORIO AMERICANO/ di DOMENICO MACERI/ L’importanza per un candidato di parlare anche in spagnolo

Domenico Maceridi Domenico Maceri/

“Io concedo interviste in spagnolo perché se la gente ottiene le notizie in spagnolo, io voglio che le ricevano  direttamente da me, non da un traduttore a Univision”. Ecco cosa ha dichiarato Marco Rubio al secondo dibattito repubblicano nel corso di una discussione sulla questione dell’uso esclusivo dell’inglese come Donald Trump aveva consigliato a Jeb Bush. Naturalmente, Rubio e tutti i candidati hanno parlato inglese al dibattito e nella maggior parte della loro campagna elettorale.  Ma lui fa bene a usare la lingua spagnola al momento opportuno, in particolare nell’elezione generale se vincerà la nomination.

Durante le primarie l’uso esclusivo dell’inglese può essere un vantaggio, poiché la base del GOP vede lo spagnolo in una luce poco positiva. Parlare spagnolo o qualsiasi lingua diversa dall’inglese è percepito come impedimento agli immigrati di imparare la lingua comune del Paese e ostacolo alla loro integrazione. L’uso dello spagnolo è visto come segno di “debolezza” in materia di immigrazione poiché suggerisce che gli Stati Uniti stanno già facendo troppo per rendere la vita facile ai Latinos.

A differenza di Bush e Rubio, Ted Cruz, che sta concentrando i suoi sforzi  nel tentare di conquistare i consensi dell’ala destra del partito, è rimasto lontano dallo spagnolo. Infatti, ha etichettato la sua conoscenza della lingua di Cervantes come “scadente” e si è persino rifiutato di partecipare a un dibattito in lingua spagnola nel corso di una campagna politica in Texas.

Nell’elezione generale però l’uso dello spagnolo può essere un vantaggio enorme. Gli Stati Uniti hanno circa 41 milioni residenti che parlano spagnolo, secondo gli ultimi dati del censimento. In questo senso sarebbe uno dei più grandi Paesi di lingua spagnola al mondo. Ventidue milioni di questi ispanofoni negli Stati Uniti sono bilingui e in grado di parlare inglese “molto bene”. Solo 16 milioni hanno dichiarato di non parlare inglese “molto bene”.

L’uso esclusivo dell’ inglese significa che questo gruppo sarebbe costretto  a ricevere le informazioni mediante traduttori e agenzie di stampa in spagnolo. Rubio ha ragione. Comunicare direttamente con gli elettori è meglio. “Traduttore, traditore” (Traduttore, traditore) è la frase italiana usata nel mondo della traduzione per indicare la sfida di cogliere e convertire tutte le sfumature linguistiche e culturali da una lingua all’altra.

Ma anche per la maggioranza dei Latinos che parla inglese è auspicabile l’uso dello spagnolo. Gli elettori interpretano l’uso della loro lingua da parte del candidato come segno di rispetto e di orgoglio che riconosce la validità della loro cultura. Infatti, anche quando un candidato non parla spagnolo molto bene, il semplice sforzo gli fa guadagnare il rispetto dei Latinos spianando il cammino verso i loro cuori e le loro menti. Proprio come i pazienti già si sentono un po’ meglio dopo aver sentito un medico dire un semplice “Buenos dias”, gli elettori sono molto ben disposti verso i suoni della loro lingua.

George W. Bush ha usato il suo scarso spagnolo  con grande vantaggio nelle elezioni del 2000 e del 2004, ricordando agli elettori Latinos i suoi legami con la loro cultura. La sua lotta con lo spagnolo gli ha fatto guadagnare il rispetto, mostrando empatia con i Latinos e gli altri immigrati costretti anche loro a fare seri sforzi per  imparare la lingua del Paese di adozione.

La semplice conoscenza dello spagnolo e anche il  “limitato” inglese di Bush gli valsero l’etichetta di analfabeta in due lingue. Eppure, alla fine, ha avuto un grande successo con i Latinos ricevendo circa il 40 per cento del voto ispanico. Si tratta di un ottimo risultato per un candidato repubblicano soprattutto se lo si confronta con il 27 percento di Mitt Romney  nel 2012.

Sarebbe troppo semplice spiegare il successo di George W. Bush con i Latinos al suo uso della lingua spagnola, ma di certo  ha contribuito.

Il bilinguismo di Rubio e Jeb Bush sarebbe un vantaggio se uno di loro vincesse la nomination del GOP. Il voto latino continua ad aumentare in America e in alcuni Stati in bilico come il Nevada, Colorado, Virginia e Florida potrebbe essere critico. È paradossale che gli attacchi di Donald Trump ai Latinos potrebbero incoraggiare un maggior numero di loro a registrarsi per votare e presentarsi alle urne.

Alla fine, però, i Latinos, come gli altri elettori, selezioneranno un candidato che rappresenta le loro priorità. La sensibilità alla lingua è importante, ma non è necessariamente la questione più importante. In un’elezione presidenziale, però, anche i problemi molto minori possono diventare cruciali. La lingua spagnola negli Stati Uniti è davvero molto importante perché coloro che la parlano costituiscono un segmento importante dell’America.  Loro votano. Quindi, non ci sarebbe da stupirsi se Hillary Clinton  cominciasse a  ripassare lo spagnolo.

Commenta per primo

Lascia un commento