PERISCOPIO/ Un giornalista folgorato sulla via di Marchionne

di SERGIO SIMEONE – Domenica 14 dicembre su “Repubblica” è apparso un curioso articolo dal titolo “USA, quando il protezionismo funziona”, nel quale Federico Rampini, il famoso fustigatore liberal delle politiche di Trump, riferisce della decisione di Marchionne , amministratore delegato della FIAT-Chrysler, di reinvestire negli Stati Uniti riportando negli Usa lo stabilimento FCA attualmente in Messico, per sfruttare i vantaggi della flat tax.

Questa per la verità non è una grande notizia. Tutti sanno che Trump ha voluto questa riforma fiscale per far tornare in patria i capitali americani investiti all’estero grazie all’abbattimento delle tasse sugli utili. Ma tutti sanno anche (e certamente lo sa pure Rampini) che il Partito Democratico Usa si è fieramente opposto alla approvazione della legge per tre precise ragioni: ad avvantaggiarsi saranno soprattutto i ceti più abbienti; la riforma farà aumentare il debito pubblico degli USA di circa 1.500 miliardi di dollari; il già magro welfare americano diventerà ancora più magro con il diminuire delle risorse pubbliche.

Ma Rampini non la pensa così. Lui è entusiasta. “Le lezioni da trarre sono tante, riguardano anche l’Europa, la Cina e il resto del mondo”. E più avanti chiarisce che a sostegno di una politica protezionista (che oggi ritiene necessaria) “non c’è bisogno di terrorizzare le imprese a colpi di dazi. Basta intervenire sulle convenienze fiscali e pezzi interi del tessuto produttivo possono spostarsi da un continente all’altro”.

A Rampini è sfuggito che la flat tax in Europa c’è già. Tutti i Paesi ex sovietici l’hanno già adottata da tempo, avendo scelto di attirare i capitali stranieri con agevolazioni fiscali. E i risultati sono a tutti noti: deficit alle stelle, salari da fame, welfare inesistente. I Paesi dell’euro (in primis Germania e Francia) hanno scelto invece di competere sul terreno della innovazione tecnologica, delle infrastrutture e della formazione del capitale umano. E allora Rampini ci dica: dobbiamo seguire il modello della Germania o quello della Bulgaria? Lo avvisiamo che se dovesse scegliere la seconda opzione, in Italia non sarebbe solo. Ci sono già Berlusconi e Salvini a presidiare il campo.

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