ORA DI PUNTA/ Le occasioni perdute per qualcosa di sinistra

Stefano Clericidi STEFANO CLERICI – Sulla Repubblica di oggi c’è un editoriale dell’ex direttore Ezio Mauro, grande professionista e autentico galantuomo, le cui idee ci capita sovente di condividere, che affronta il tema della crisi del Pd, delle sue cause e dei suoi attori. Un articolo, dal significativo titolo “Le occasioni perdute”, che non fa sconti a nessuno e che appare pervaso da un duro realismo che sfocia spesso nel cupo pessimismo. Tanto da arrivare a definire il Pd di oggi un partito “prosciugato di ogni sostanza identitaria come una conchiglia ormai vuota e abbandonata sulla spiaggia italiana del 2016, battuta da tutte le maree”.

Dall’analisi sui partiti, tutti i partiti, alle ricostruzioni della storia più recente, dal troppo lungo cammino del Pci verso l’autonomia al “suicidio” del Psi con le tangenti, dalle speranze del neonato Pd alla nascita di “forme politiche mimetiche che eccitano la rabbia e il malcontento con un impianto culturale tipicamente di destra mascherato da linguaggi di pseudo-sinistra”, la fotografia è nitida e drammaticamente reale.

Ma come si è arrivati a questa situazione? E, soprattutto, di chi è la responsabilità? Qui, la risposta che Ezio Mauro fornisce ci appare forse un po’ troppo “cerchiobottista”. Per carità, è statisticamente accertato che in caso di litigio nella stragrande maggioranza dei casi un po’ di colpa si trova in entrambi i contendenti. Ma affermare, come fa l’ex direttore di Repubblica, che gli avversari di Renzi hanno “tarpato l’orizzonte” del Pd “perché l’idea di fondo è l’illegittimità di questa leadership”, suona quantomeno come un giudizio un po’ ingeneroso.

Non ci pare, onestamente, che i vari Bersani o Speranza e, dirò di più, forse neppure D’Alema, abbiano come idea-guida in questa loro battaglia l’illegittimità della leadership di Matteo Renzi. E tantomeno che abbiano l’intenzione di duellare per se stessi e non per le idee che difendono da una vita. Lottano, al contrario, per riaffermare proprio quelle radici che – come Ezio Mauro giustamente sottolinea – Matteo Renzi “ha cancellato nella mistica dell’ anno zero e della rottamazione”.

Qui non si tratta di stabilire se l’attuale segretario del Pd è o no un usurpatore, ma se il Pd, il suo Pd, è ancora o no un partito di sinistra.

Dice Mauro: “Adesso rischia di consumarsi la funzione stessa della sinistra. Proprio mentre intorno tutto è destra, vecchia e nuova”. E’ proprio per questo che ci fa piacere che nel Pd ci sia ancora qualcuno che dica e faccia cose di sinistra.

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