ORA DI PUNTA/ L’avvilente asse Milano-Roma-Napoli

FOTO - Il direttore Ennio Simeonedi ENNIO SIMEONE – Tutto in 48 ore: prima il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca (Pd); poi il sindaco di Milano, Giuseppe Sala (Pd); poi il sindaco di Roma, Virginia Raggi (M5s). Tra vicende diverse tra loro, ma con unico comune denominatore (o detonatore, se preferite): la magistratura.

Sembra di essere tornati all’inizio degni anni novanta, ai tempi di “mani pulite”, con pubblici amministratori sulla graticola. Chi per atti propri, chi per atti altrui ma  che finiscono per contagiare chi non ha saputo prendere in tempo gli “antibiotici”, o non ha fatto scattare gli “anticorpi”,  come direbbe il giudice Cantone, capo dell’Autorità Anticorruzione.

Già, povero Cantone. Era stato proprio lui a compiacersi con Milano per aver dimostrato con Expo 2015, a differenza di Roma, di avere gli “anticorpi”  – così disse – a far da argine alla corruzione. Ed ecco che proprio per un grosso appalto ad Expo il sindaco Sala viene a trovarsi indagato.

E sempre lui, Cantone, era stato interpellato da Virginia Raggi sulle assunzioni di alti funzionari del Campidoglio, dandole indicazioni che il primo sindaco donna nella storia della Capitale aveva seguito. Tra quei funzionari lei aveva inserito e mantenuto in una posizione chiave, nonostante dal Movimento le fossero venuti ripetuti avvertimenti di diffidarne, quel Marra che è stato arrestato ieri, sia pure per affari oscuri che risalgono a tre anni fa, quando costui era un dominus del settore edilizio per conto del sindaco di destra Alemanno e in un ruolo di fiducia della presidente di destra della Regione Lazio, Polverini, entrambi nelle schiere di partiti che ora sono in prima linea nell’attaccare la Raggi.

Napoli fa caso a sé perché spicca di luce propria. Ma pretendere dai sindaci di farsi galoppini elettorali al referendum per ottenere finanziamenti dal governo, come ha fatto  Vincenzo De Luca, è quanto di peggio possa fare un presidente di Regione. E’ stata una esibizione di malcostume e un’induzione alla corruzione delle coscienze di pubblici amministratori di una immoralità e di una volgarità intollerabili.

Sala si è auto-sospeso da sindaco, la Raggi ammette di avere sbagliato e si scusa con i cittadini romani oltre che il Movimento 5 stelle, De Luca non si pente, non si scusa e non si auto-dimette.

Ma ciò che rattrista è che tre figure istituzionali di primo piano delle tre maggiori città italiane debbano essere appannate – direttamente o indirettamente, se per colpa o per dolo lo vedremo in seguito – dall’intervento della magistratura. Prima di invocare l’urgente ritorno alle urne, forse sarebbe bene che le forze politiche, tutte, si dessero una ripulita prima di ripresentarsi agli elettori.

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