Operazione “Erga omnes” in Calabria: politici arrestati, o indagati, o chiamati a restituire soldi pubblici spesi male

Peculato e falso: queste le accuse formulate a vario titolo a carico di consiglieri regionali della Calabria in carica nella passata legislatura nell’ambito di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Reggio sulla gestione dei fondi dei gruppi consiliari consiliari regionali degli anni 2010, 2011 e 2012.  I finanzieri del comando provinciale hanno dato esecuzione questa mattina a 3 ordinanze di custodia cautelare e 5 ordinanze di divieto di dimora.

Gli arresti domiciliari sono stati previsti per il senatore Giovanni Bilardi (Ncd), l’assessore regionale Nino De Gaetano (Pd) e l’ex assessore regionale ai Trasporti Luigi Fedele, di area Ncd . Per il senatore Bilardi richiesta l’autorizzazione a procedere alla giunta del Senato. Gli ex consiglieri colpiti da divieto di dimora sono Nicola Adamo (ex consigliere ed ex capogruppo del Pd), Alfonso Dattolo (ex assessore all’Urbanistica, Udc), Giovanni Nucera (Pdl) e Pasquale Tripodi (ex Udc, adesso Centro democratico).

Nel corso dell’operazione, chiamata in codice “Erga Omnes”, sono stati sequestrati anche beni per 2,5 milioni di euro nei confronti di 27 indagati. In giornata si è dimesso il vice governatore della Regione, Vincenzo Ciconte (Pd) coinvolto nell’inchiesta “Erga omnes”: “La mia coscienza mi impone di rimettere nelle mani del Presidente Oliverio il mandato affidatomi di vice presidente con deleghe al Personale, Bilancio e Patrimonio. Sono pienamente convinto – ha affermato – che la magistratura nella quale nutro piena fiducia avrà modo di fare luce sull’utilizzo dei fondi erogati ai Gruppi Consiliari regionali negli anni 2010-2012, per le loro attività istituzionali. Essendo coinvolto per il ruolo di capogruppo svolto nella precedente legislatura, pur essendo convinto di poter dimostrare la mia totale estraneità ai fatti contestatimi, il mio rigore morale, che ho avuto sempre modo di dimostrare in ogni ruolo finora ricoperto, mi spinge ad assumere un comportamento netto e chiaro. Tutto ciò – ha detto – in perfetta sintonia con il mio modo di agire e di operare. Sono stato l’unico a restituire in data 25 marzo 2011, in tempi non sospetti, nella qualità di capogruppo, con bonifici bancari di cui conservo prova documentale, 36.443,43 euro al Consiglio regionale e 11.654,50 al Gruppo “Autonomia e Diritti”.

Le indagini, effettuate anche attraverso intercettazioni telefoniche e accertamenti bancari, avrebbero consentito di individuare discrasie tra le movimentazioni ed i saldi in conto corrente dei gruppi consiliari regionali negli anni 2010/2011/2012 e le presentazioni del rendiconto annuale. Oltre alla non “idoneità” della spesa, sarebbero state rilevate dai finanzieri anche casi di operazioni inesistenti e di una doppia documentazione di spese, presentate, per ottenere un doppio rimborso. “Ci sono state spese finalizzate per pagamenti di tarsu, viaggi all’estero, tantissimo materiale informatico come iphone, ipad e computer e televisori, perfino la stampa di volantini elettorali (assolutamente vietata proprio dalla legislazione regionale che prevede divieto assoluto di impiegare i soldi destinati ai fondi per sostenere le spese del partito), il pagamento di utenze per abitazioni private, il pagamento di violazioni al codice della strada, regali natalizi, materiale edile destinato a ristrutturazioni di abitazioni private, fino al gratta e vinci” ha raccontato il procuratore aggiunto Gaetano Paci mentre illustrava alcuni dettagli sull’indagine.

I consiglieri si sono fatti rimborsare pure soggiorni al casinò di Campione d’Italia e un pasto personale a Monaco da 727 euro, cornici;per 300 euro, due consumazioni da 29 e 50 euro al bar, le gomme dell’auto per 1500 euro, cento copie di un volumetto di fiabe per mille euro. Tra le spese contestate a Luigi Fedele (ai domiciliari) per il suo ruolo di capogruppo c’è anche il rimborso accordato a Santi Zappalà, ex consigliere regionale arrestato in un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, per l’allestimento del suo sito web personale.

Costose anche le spese del taxi, nella sola fattura di maggio 2010 la spesa era di 520 euro. E’ costato 1200 euro invece il pasto consumato in un lido di Soverato al senatore Pietro Aiello (indagato), e anche per lui 727 euro per un pasto a Monaco come l’allora collega consigliere Fedele. Al senatore Gianni Bilardi (per il quale la Procura di Reggio Calabria ha chiesto l’autorizzazione a procedere alla giunta del Senato) viene contestata la gestione troppo disinvolta di un suo collaboratore al quale venivano rimborsate le spese sostenute con i fondi del gruppo sebbene in realtà fosse un collaboratore personale dell’allora consigliere regionale. ”Pagava qualche sciocchezza e qualche altra cosa e poi io gli rimborsavo i soldi”, aveva risposto Bilardi nell’interrogatorio reso ai pm Centini e Sferlazza. La cosa strana, rilevano i magistrati, è che nelle sciocchezze rientrava persino un televisore e altre spese anticipate nonostante lo stipendio del collaboratore fosse limitato a duemila euro.

Queste le somme di denaro sequestrate ai ventisei ex consiglieri regionali.  E’ stato disposto il sequestro di beni  in misura eguale alle spese non giustificabili accertate per: euro 399.969,03 a Luigi Fedele; euro 410.588 per uno dei capi di imputazione, piu’ altri 1.254 per un secondo capo di imputazione ad Antonino De Gaetano; euro 357.655,96 a Giovanni Emanuele Bilardi; euro 34.777,99 a Giovanni Nucera; euro 161.091,82 per uno dei capi di imputazione, più altri 25.200 per un secondo reato a Pasquale Maria Tripodi; euro 278.856,10 a Nicola Adamo; euro 10.709,00 per uno dei capi di imputazione, più 41.251,28 per un secondo reato contestato, più 17.550,00 per un terzo reato a Vincenzo Antonio Ciconte; euro 27.186,07 a Carlo Guccione; euro 11.193,54 ad Antonio Scalzo; euro 37.160,04 a Pietro Aiello; euro 185.169,34 a Alfonso Dattolo; euro 12.477,64 a Gianluca Gallo; euro 95.100 a Alfonsino Grillo; euro 14.543,07 a Claudio Parente; euro 6.610 a Salvatore Magarò; euro 3.680,08 più 20.489,15 per un secondo reato contestato, più 16.540,76 per un terzo reato contestato a Ferdinando Aiello; euro 20.694,55 a Emilio De Masi; euro 13.175,08 a Domenico Talarico; euro 35.087,19 a Sandro Principe; euro 8.761,75 a Demetrio Battaglia; euro 13.836,23 a Pietro Amato; euro 10.173,86 a Bruno Censore; euro 47.020,83 a Mario Franchino; euro 88.963,25 a Mario Maiolo; euro 42.108,19 a Francesco Sulla; euro 15.625,45 per uno dei capi di imputazione, più 13.902 per un secondo capo di imputazione a Agazio Loiero. Per ottenere il sequestro per un importo pari a 2,5 milioni di euro, stati dunque messi i sigilli a beni mobili registrati e immobili presenti sul territorio nazionale, quote e azioni di società, conti correnti, libretti di deposito al portatore o nominativi, contratti di acquisto di titoli di stato, azioni, obbligazioni, certificati di deposito, assicurazioni, con saldo contabile attivo superiore ai mille euro. Ma le indagini non sono ancora concluse, possibili nuovi importanti sviluppi Lo ha fatto capire il procuratore capo Federico Cafiero De Raho, dopo avere chiarito che l’indagine verte sull’utilizzo dei fondi regionali negli anni 2010, 2011 e 2012, ha aggiunto: “La stessa Corte dei Conti, nella sua sezione di controllo della contabilità, sezione della Calabria, ha anche rilevato che nel 2013 numerosissime sono state le irregolarità riguardanti gli stessi fondi. Su questa parte – ha concluso Cafiero De Raho – la nostra indagine non si è ancora sviluppata”. (Fonte: Rainews 24)

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