LIBRI/ “Cercando la verità” di Giovanni Perez/ La storia d’Italia vista da un giornalista spinto dalla curiosità a lasciare l’avvocatura

di ENNIO SIMEONE Data di nascita 21 novembre 1931, Giovanni Perez, avvocato passato fortunatamente  al giornalismo, può essere considerato un altoatesino con sangue siciliano o un siciliano con sangue altoatesino. Meglio non porsi problema, perché per lui i confini non sono mai esistiti. Abbattuti dalla sua curiosità. Una dote che, se non ce l’hai, meglio evitare la tentazione di infilarsi in una redazione di giornale. E lui ne aveva (e ne ha) ancora tanta da non lasciarsi sfuggire occasione per girare il mondo ad arricchire il bagaglio di conoscenze da mettere al servizio della professione, che ha proseguito nei panni del documentarista dopo l’ineluttabile pensionamento.

Nato dal matrimonio tra un militare dell’ex Guardia Regia di Messina (il cui nonno era un ufficiale della Marina spagnola rimasto in Sicilia per amore) trasferito in Alto Adige subito dopo l’annessione del Sud Tirolo all’Italia, e una donna nata a Salorno (provincia di Bolzano) quando faceva ancora parte dell’Impero austro-ungarico, Giovanni Perez, ora che l’età lo ha costretto ad una maggiore sedentarietà, ha deciso di fissare nero su bianco (con il titolo «Cercando la verità») una memoria autobiografica dedicata alla moglie Inga (di madrelingua tedesca) , al figlio Manuel, e ai nipoti Dino e Ivan, ma in realtà indirizzata a tutti coloro che desiderano ripercorrere l’ultimo secolo di storia d’Italia da un punto speciale di osservazione, l’Alto Adige – Sudtirol, raccontato in prima persona e col gusto della scoperta genuina da chi lo ha attraversato dall’infanzia alla maturità, attraverso macroeventi e micro esperienze vissute con gioia o con sofferenza o affrontando dubbi diventati certezze.

 Lo strumento che Giovanni Perez ha usato è quello del diario, nel quale si sofferma con il gusto del particolare, che talvolta aiuta a capire molto più di certe pretenziose analisi e soprattutto invoglia alla lettura tutta d’un fiato (a dispetto… del titolo), del succedersi di  fatti grandi e piccoli vissuti partendo da quel «vecchio maso-trattoria che si trovava a Bolzano tra i vigneti qualche centinaio di metri alle spalle della chiesa di Cristo Re appena costruita, il maso che oggi non esiste più, sostituito da un condominio».

E’ un diario attraverso il quale racconta la storia d’Italia da quando, bambino, era costretto a partecipare al «sabato fascista» e l’Italia entrava in guerra al fianco della Germania hitleriana a quando Mussolini si esaltava ed esaltava gli italiani con le mire imperiali in Africa, fino ai giorni della Liberazione, agli anni della ricostruzione post-bellica e poi a quelli della ricostruzione e, successivamente, al periodo dell’impegno ambientalista. Sempre mosso dal desiderio di dedicarsi all’impegno civile e alla verifica sul posto di ciò che si muoveva nel resto del mondo  per confrontare realtà e racconto dei media, come in un avventuroso viaggio nella Russia sovietica. 

 Con Giovanni Perez ci siamo conosciuti quando, nel novembre del 1988, andai a Bolzano per il Gruppo Espresso a dirigere il quotidiano «Alto Adige», dove lui era caposervizio per le cronache della provincia di Bolzano. Lontano dalla famiglia io, provvisoriamente divorziato lui, ci ritrovavamo insieme anche nell’intervallo a pranzo al ristorante e talvolta anche a cena. Mi fece un corso accelerato, densissimo e quotidianamente aggiornato, di storia e di biografie del mondo altoatesino: ne nacque una fortissima amicizia in nome della quale, quando andai, anni più tardi, sempre per il Gruppo Espresso, a dirigere il «Quotidiano della Calabria», gli chiesi di venire giù a darmi una mano ad organizzare e a dirigere nella fase di avvio la redazione di Crotone, la prima mossa espansiva che azzardai per il piano di  copertura dell’intero territorio calabrese. Non se lo fece ripetere due volte: con lo spirito di un neofita si fiondò giù e si mise all’opera usando tutti gli spazi liberi (persino a Pasqua) per usare l’arma della curiosità nell’esplorare il territorio, scovarne le potenzialità, raccontarlo con dovizia di particolari e al tempo stesso individuare giovani cronisti e creare le basi per organizzare una redazione funzionante dopo il rientro al nord. Furono mesi esaltanti. Ai quali, 20 anni dopo, si è agganciata la collaborazione a questo giornale on line con commenti e corsivi da quel particolare punto di osservazione che è la regione dolomitica.

Ho riferito questo ricordo personale solo per suggerire al lettore quale miniera di notizie può trovare nelle 240 pagine di questo libro, che sconfina fino in Guatemala, dove Perez, spinto dal suo spirito di avventura per un reportage, aveva deciso negli anni 90 di comprare un terreno per realizzarvi un villaggio turistico. Un giornale guatemalteco dedicò ampio spazio a questo avventuroso «periodista» italiano e al suo progetto. Roba da sedentari, non da giramondo come Giovanni Perez. Perciò il progetto (a parte una fregatura economica) non ebbe alcun seguito. Tranne uno: da quel momento Giovanni per tutti noi fu affettuosamente ribattezzato “il periodista”. Nelle 240 pagine c’è posto anche per quell’episodio; ma con un seguito che non conoscevo: ci riprovò alcuni anni dopo, quando convinse la moglie, dopo essersela risposata, a seguirlo in un altro viaggio in quel paese. Per fortuna stavolta c’era chi lo fermò in tempo.

*Se il lettore è interessato a ricevere questo libro può rivolgersi direttamente all’autore al seguente indirizzo: giovani.perez.bz@gmail.com

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