Nuova inchiesta per riciclaggio e evasione fiscale su Francantonio Genovese, sul figlio eletto 20 giorni fa all’Assemblea siciliana, e su altri parenti

Torna di nuovo agli onori della cronaca giudiziaria siciliana Francantonio Genovese, l’ex dirigente ed ex parlamentare messinese del Pd passato a Forza Italia dopo che anche i deputati del suo ex partito avevano votato a favore dell’autorizzazione del suo arresto chiesta dalla magistratura, arresto seguito alla condanna a 11 anni di carcere per lo scandalo della formazione professionale in Sicilia. Solo che questa volta con lui figurano, in una inchiesta per riciclaggio ed evasione fiscaleanche la moglie, Chiara Schirò, e il figlio ventunenne Luigi (nella foto con il pade)  risultato eletto all’assemblea regionale il 5 novembre scorso con oltre 18mila preferenze, nonché il cognato Franco Rinaldi, deputato uscente dall’Assemblea regionale siciliana, e Marco Lampuri. L’accusa nei loro confronti è di riciclaggio ed evasione fiscale.

Anche la moglie di Genovese era stata condannata nel marzo scorso alla pena di 2 anni e due mesi nell’ambito dello stesso scandalo. I soldi sono stati sequestrati su diversi conti all’estero, ma anche in Italia. Sequestrata poi la lussuosa villa in cui abita la famiglia Genovese a Ganzirri, a Messina, e anche diversi appartamenti tra Roma e la Sicilia.

I finanzieri del Comando Provinciale di Messina hanno eseguito un sequestro di beni mobili e immobili riconducibili ai Genovese. Secondo gli inquirenti, dopo la condanna a 11 anni, Francantonio Genovese avrebbe intestato parte del suo patrimonio al figlio su conti esteri.

Il figlio Luigi però fa sapere che sta già valutando insieme al suo legale di fiducia “le iniziative da assumere in sede giudiziaria, certo di dimostrare la linearità e la regolarità della condotta mia e dei miei congiunti, nella gestione dei beni di famiglia“. E aggiunge: “Anche se la tempistica di questo provvedimento può apparire sospetta, voglio credere che non vi sia alcuna connessione con la mia recente elezione all’Assemblea Regionale Siciliana”.

Le accuse. Gli investigatori, coordinati dal Procuratore capo di Messina, Maurizio de Lucia, avrebbero trovato fondi esteri riconducibili a Francantonio Genovese per oltre 15 milioni di euro attraverso una polizza intestata proprio al figlio appena eletto all’Ars con quasi 18mila voti. Il conto sarebbe stato acceso in Svizzera presso il Credit Suisse. In tal modo Genovese avrebbe provato a sottrarre al fisco, ma anche al sequestro, l’ingente patrimonio di famiglia.

L’inchiesta sarebbe nata per caso a Milano, mentre la Finanza stava indagando su una filiale di una banca in Svizzera da cui sono emersi i conti svizzeri dei ricchi italiani.

Luigi Genovese “è il prestanome e beneficiario dell’operazione” compiuta dal padre “per sottrarsi al pagamento di imposte sui redditi e sul valore aggiunto”, nonché “di interessi e sanzioni amministrative comminate dalla Commissione Tributaria” per un ammontare complessivo di oltre 16 milioni di euro, scrivono i giudici del Tribunale di Messina.

Secondo il Tribunale, i Genovese “operavano con atti fraudolenti affinché nella titolarità delle quote di partecipazione della società Gefin subentrasse il figlio, Luigi Genovese”. Per i giudici, gli indagati “dapprima artificiosamente determinavano un aumento di capitale, rispetto al quale Francantonio Genovese rinunciava a sottoscrivere le quote, affinché in esito ad esso il figlio, benché privo di risorse economiche proprie, sottoscrivesse i nuovi titoli acquisendo il 51,61 per cento del capitale”.

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