NUCCIO FAVA/ Un bisogno di uomini coraggiosi per le tensioni in atto

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Siamo avviliti e stanchi di vedere queste teorie di uomini e donne sfilare impauriti ed impotenti alla ricerca di sostegno e di aiuto. Sono in prevalenza i disperati del Mediterraneo che cercano approdo in Europa e i profughi di Siria ed Iraq, ostacolati dall’ambiguità della Turchia. Si sono aggiunte le file dei parenti e amici delle vittime degli assalti terroristici dell’Isis che portano mazzi di fiori sulla sabbia insanguinata, mentre i turisti europei si affollano negli aeroporti per lasciare il prima possibile le spiagge della Tunisia.

Nelle ultime ore ad Atene si materializzano lunghe file di cittadini che tentano di raggiungere un bancomat nella speranza di trovare ancora danaro. Fortunatamente non siamo al panico ma il clima sociale appare sospeso, irreale, teso. Si è sparsa la decisione improvvisa di indire un referendum, gettata sul tavolo delle trattative a rottura già consumata.

Tsipras ha giocato con piglio levantino il colpo di scena finale, non facendo però comprendere quale funzione il referendum possa avere né, addirittura, quale sarebbe la formulazione del quesito da sottoporre agli elettori. Le responsabilità greche appaiono evidenti, anche solo ricordando lo stato confusionale con cui si sono succedute proposte e valutazioni, ora pessimistiche, ora fiduciose sull’andamento della trattativa. Durata più di cinque mesi e con le istituzioni europee disponibili nelle dichiarazioni di apertura, ma dando sostanziale impressione di chiusura o, peggio, di voler dare in ultima analisi un salutare insegnamento alla Grecia e alle sue cattive politiche di oltre un quinquennio. Atteggiamento ben noto da parte dei paesi del Nord Europa, con la Germania in prima fila.

Di recente il Governatore della Banca d’Italia, Visco, aveva ricordato che, in situazioni come queste, non c’è solo la responsabilità dei debitori ma anche dei creditori, che dovevano quanto meno gestire in modo più oculato prestiti ed investimenti. Un bel pasticcio, più politico che economico, e in ogni caso una grande figuraccia ed una perdita di credibilità sui mercati finanziari e nella comunità internazionale. Anche se tutto sembra ormai essersi concluso nel modo peggiore, resta pur sempre un margine limitatissimo che è soprattutto nelle mani della cancelliera Merkel. La crisi profonda dell’Europa, infatti, è dovuta alla carenza di scelte coraggiose e lungimiranti sulle principali questioni sul tappeto: dalla vicenda terribile della migrazione alla drammatica condizione dell’occupazione, specie giovanile, alle crescenti preoccupazioni sul piano internazionale con la minaccia dell’Isis e il feroce terrorismo jihadista che può colpire ovunque in Occidente e nel mondo arabo. Tutto questo richiede innovazioni istituzionali e democratizzazione dell’Unione europea. Ma anche capacità di leadership autorevole e credibile.

Il professor Zingales ricordava la gravissima crisi dei missili sovietici a Cuba e l’enorme rischio corso dall’umanità. Tuttavia la situazione, non di facile soluzione, non fu lasciata alla sola gestione di Fidel Castro. La trattativa fu presa in mano da Kennedy e Krusciov ed i missili sovietici rientrarono in Urss. In quella occasione un ruolo di mediazione pacificatrice fu svolto da Papa Giovanni XXIII. Molti anni dopo, l’attuale Papa Francesco ha favorito finalmente la ripresa dei rapporti tra Cuba e gli Stati Uniti, con un contributo determinante, apprezzato da Obama e Raul Castro in modo ufficiale e in contemporanea tv. Sia Cuba che Usa saranno meta di un viaggio apostolico nel prossimo settembre a ricordarci (tenendo ben presente i differenti contesti e le diverse situazioni) quanto uomini coraggiosi, preoccupati di costruire un futuro migliore, siano fondamentali per aprire nuovi orizzonti e nuove prospettive che sembravano impossibili.

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