NON SOLO COVID-19. L’altro virus che ha contagiato la politica italiana

di ENNIO SIMEONE – Tutto il mondo ormai è alle prese con il covid-19, che, anche in paesi ben più dotati dell’Italia quanto a mezzi finanziari e strutture sanitarie, sta mietendo morti e disastri economici di ben altra portata, benché da loro la pandemia si sia rivelata in tutta la sua drammatica portata dopo che da noi. Ma in Italia la malefica infezione è accompagnata e aggravata da un altro virus: la mala-politica. I portatori insani di questa malefica aggravante sono alcuni presidenti di Regione, che di volta in volta si incaricano di iniettare una dose di quel veleno, iniettandolo attraverso i mezzi di informazione nell’opinione pubblica.

Mania di protagonismo o subdolo espediente per scaricarsi di dosso la responsabilità di eventuali errori, per sottovalutazioni o sopravvalutazioni,  nel difficile tentativo di uscire indenni da questo tsunami virale? O, peggio ancora, squallidi tentativi di trarre meschini vantaggi politici da questa sciagurata circostanza? Il giudizio lo lasciamo ai lettori. Siano loro a giudicare le “fughe in avanti” di quei presidenti di Regione che hanno cavalcato finora il malessere di quanti auspicavano una frettolosa riapertura di tutte le attività pur a prezzo del rischio di una ripresa del contagio, o le “frenate” di quei presidenti che, al contrario, condividevano la linea prudente del governo, che ha sempre messo in primo piano la salute dei cittadini.

Finalmente sabato sera, a due giorni dal 18 maggio, data fissata per la prudente ripresa di alcune attività e l’allentamento di alcune limitazioni, il confronto quasi quotidiano tra governo e presidenti delle Regioni si era concluso con un calendario condiviso. Ma improvvisamente, domenica pomeriggio, ecco apparire sui teleschermi nel programma “Mezz’ora in più” di Rai 3  la pittoresca sagoma del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, per contestare quell’accordo gridando come un ossesso: “Su alcune norme di sicurezza generale deve pronunciarsi il ministero della Salute”. E aggiungendo con tono di sfida: “Non è accettabile che il Governo scarichi opportunisticamente tutte le decisioni sulle Regioni. Domani qui ristoranti e bar resteranno chiusi” e sul 3 giugno, quando il presidente Conte aveva ipotizzato la possibilità di consentire la riapertura dei confini regionali, “deciderò il 2 in base alla situazione epidemiologica”.

In realtà nell’incontro del presidente Conte e dei ministri della Salute, Speranza, e delle Autonomie Regionali, Boccia, con i presidenti delle Regioni era stato stabilito proprio questo: cioè che, fissate le linee generali, i presidenti delle Regioni hanno tuttavia il potere di decidere nel proprio territorio eventuali restrizioni, d’intesa con il governo. E allora perché reclamare e declamare, urlando come un ossesso, una rivendicazione di una autonomia già riconosciuta?

E pensare che questo signor De Luca risulta appartenere al Pd, cioè a un partito della maggioranza di governo. Che cosa avrebbe fatto e detto se fosse stato l’esponente di un partito di opposizione?

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