Di Maio, il governo Conte2, la rana e lo scorpione

di SERGIO SIMEONE* – Le ultime mosse di Luigi Di Maio segnalano in modo, secondo me, inequivocabile la direzione nella quale si sta muovendo il politico di Pomigliano: il sabotaggio della coalizione giallo-rossa e lo spostamento a destra dell’asse del movimento 5 stelle.

Vediamole.

1) Zingaretti, invitato da più parti a dare “un’anima” alla coalizione, colloca ai primi posti dell’agenda  per rilanciare il governo lo ius culturae. Di Maio lo boccia immediatamente con frasi irridenti.

2) I militanti gli impongono con il voto sulla piattaforma Rosseau di presentare una lista alle elezioni regionali in Emilia Romagna. Lui recepisce l’indicazione, ma si affretta a chiarire che la lista non sosterrà il governatore uscente Bonaccini, la cui rielezione, data quasi per certa dai sondaggisti, diventa così problematica.

3) Salvini attacca Giuseppe Conte sul MES (il cosiddetto salva-stati) e Di Maio entra subito in sintonia con il “capitano” chiedendo che l’Italia avanzi una richiesta di rinvio della riunione del Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre, perché il MES, così come è formulato, farebbe, secondo lui,  gli interessi delle banche tedesche e danneggerebbe i risparmiatori italiani.

4) Francesco Boccia fa, sull’autonomia differenziata, un piccolo capolavoro: presenta alla conferenza Stato-Regioni una proposta di legge quadro che ottiene l’approvazione di tutte le regioni, del Nord e del Mezzogiorno, di centrodestra e di centrosinistra. Ma Di Maio dichiara subito che lui non è d’accordo, anche se un ministro 5 stelle, Federico D’Incà  ha partecipato, dando la sua adesione, a tutti gli incontri.

A corollario di queste prese di posizione si diffonde la notizia di un rinnovato feeling tra Di Maio e Di Battista, che non ha mai nascosto la sua ostilità al governo giallorosso e la sua preferenza per una alleanza con la Lega.

Ma che cosa significa spostare il movimento 5Stelle a destra? Può significare 2 cose: cercare di recuperare voti pescando nel bacino elettorale dei partiti di destra, oppure cercare di ristabilire un rapporto di alleanza con la Lega. Si tratta in entrambi i casi di pie illusioni. Vediamo perché.

a) Lo sa chiunque conosca solo l’abc della politica che gli elettori  tra la copia e l’originale preferiscono sempre l’originale. Se perciò Di Maio si mette a scimmiottare Salvini in tema di euroscetticismo e xenofobia gli elettori  di destra si sentiranno ulteriormente confortati nella scelta di Salvini o, in subordine, della Meloni, come loro rappresentanti. Tentare poi  di recuperare voti con l’aiuto di Di Battista (in qualsiasi direzione) è pura follia. Di Battista è un personaggio completamente screditato dopo le grosse corbellerie commesse negli intervalli tra un viaggio e l’altro. Come la promessa rivelatasi una fanfaluca di bloccare la TAP in 15 giorni e  la trasferta in Francia dove pensava di allearsi con i rappresentanti di un movimento,  quello dei gilet gialli, che si sono invece rivelati essere in realtà dei casseurs, se non addirittura dei golpisti.

b) Salvini, non dimentichiamolo, si è ingrassato nei sondaggi proprio facendo capire alla gente che lui chissà che cosa sarebbe stato capace di fare  se non fosse stato continuamente frenato da quei rompiscatole dei 5 stelle.  Questa rappresentazione è stata rafforzata dalla scelta del “capitano” di non allearsi mai con i 5 stelle in tutte le elezioni regionali e comunali che si sono succedute in questo anno di governo giallo-verde, preferendogli  alleati più” genuinamente” di destra ed è culminata nel discorso del Papeete, in cui chiedeva pieni poteri proprio per essere liberato dai condizionamenti dei 5 stelle. Un  ritorno ad una alleanza Lega-5 stelle non sarebbe compresa dai sostenitori di Salvini, i quali ritengono ormai il movimento dei grillini solo piombo nelle ali del “capitano”.

Ma allora qual è la logica che guida Di Maio nelle continue punzecchiature, talvolta persino sgambetti o picconate al governo Conte, che porterebbero quasi certamente a nuove elezioni con esiti disastrosi per i 5 stelle? Qualche politologo più acuto di me ne troverà qualcuna che mi sfugge. A me viene solo in mente la” logica” dello scorpione, quello di Esopo, che dopo aver chiesto un passaggio ad una rana per attraversare un fiume, a metà del guado la punge mortalmente. La rana prima di morire gli dice: ma ti rendi conto che, facendo morire  me, morirai anche tu che non sai nuotare? Lo so, risponde lo scorpione, ma non ho potuto farne a meno, perché questa è la mia natura.

*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del sindacato Scuola della Cgil

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