MOTORE SANITA’: Digitalizzazione e umanizzazione i modelli italiani per far fronte alla pandemia delle malattie croniche

 Il periodo emergenziale che il mondo sta vivendo ha evidenziato la

necessità che il Servizio sanitario nazionale e regionale abbia una rete vera che sia in

grado di mettere a sistema l’interdisciplinarietà fra tutti gli attori che intervengono nel

percorso di cura e di prevenzione del malato cronico, ciò al fine di predisporre un

equilibrato rapporto tra medico, strutture sanitarie ed ospedali che abbia come

obiettivo la salute del paziente e cittadino.

Il futuro del Sistema sanitario nazionale passa dall’home care quale diritto

costituzionale del cittadino, che va oltre l’assistenza domiciliare integrata e deve

fornire terapie complesse e una attività di medicina di iniziativa. Digitalizzazione e

umanizzazione si coniugano all’interno di un modello organizzativo basato sui

principi di ‘flessibilità’ e di ‘prossimità’, in grado di sfruttare a pieno le potenzialità della

tecnologia per assicurare l’assistenza alle persone anche a distanza, in una relazione

costante tra operatore sanitario e paziente.

In una regione come la Puglia, che conta 1 milione e 600mila malati cronici (il 40%

degli assistiti) e un consumo procapite/annuo di 1.500 euro (l’80% delle risorse

sanitarie) per un totale di euro 2.549.260.471), sono nati modelli di lotta alla cronicità

che durante la pandemia sono stati in grado di restare accanto al paziente cronico e non

lasciarlo solo. Questi i temi del quinto appuntamento dell’Academy di alta

formazione di MOTORE SANITÀ TECH realizzato grazie al contributo di

ENGINEERING, dal titolo HOME CARE. Modelli socio-sanitari di resilienza

territoriale, l’innovazione cambia il rapporto sanità-paziente: piattaforme

tecnologiche, IA e Blockchain’.

Il progetto Diomedee dell’ASL di Foggia è una applicazione non “chiusa” ma una

componente applicativa di un sistema informatico complesso incardinato su un Clinical

data repository standard, in cui i blocchi funzionali del sistema informativo e gli operatori

che li utilizzano sono distribuiti nello spazio.

I suoi obiettivispiega Tommaso Petrosillo, Dirigente Responsabile Sistemi Informativi

e TLC – sono offrire un percorso assistenziale razionale e aderente alle linee guida

nazionali e locali; favorire l’aderenza al followup da parte del paziente cronico rendendo i

servizi assistenziali più facilmente fruibili nel territorio di residenza, evitare la mobilità dei

pazienti cronici e il ricorso al ricovero ospedaliero inappropriato. Il sistema progettato

associa l’utilizzo di app e strumenti digitali di uso comune e gratuiti, come Skype e

WhatsApp, a quello di una cartella clinica informatizzata, con la quale gli operatori

possono monitorare e condividere tutti i parametri clinici del paziente, compresa la terapia

farmacologica in atto, rilevati da apparecchiature elettromedicali in uso al paziente. Gli

ulteriori sviluppi riguarderanno il monitoraggio a distanze dei pazienti oncologici e dei

pazienti in carico al dipartimento di salute mentale, il monitoraggio a distanza delle pazienti

nel percorso nascita e l’APP Mo’Mamma, il monitoraggio distanza dei pazienti in carico al

servizio di diabetologia ed endocrinologia”.

A seguito della pandemia la ASL Foggia ha accelerato il processo di digitalizzazione e ha

rimodulato il “Progetto Diomedee” ampliandolo e adattandolo alle sopraggiunte esigenze

collegate all’emergenza Covid-19, rispondendo così alla necessità di monitorare a distanza

i pazienti positivi, asintomatici, in isolamento domiciliare in casa o presso le strutture

residenziali territoriali.

Il progetto Care Puglia 3.0 è il modello regionale per la presa in carico delle cronicità.

E’ una proposta di presa in carico del paziente cronico in termini di valutazione del

bisogno di ciascun assistito e relativa offerta dei servizi, e una modalità attraverso la

quale viene data attuazione dei percorsi terapeutici (PDTA) con un’alta attenzione

sull’individuo affetto da patologia cronica attraverso la possibilità di personalizzare i

PDTA di riferimento in Piano di assistenza individuale (PAI) – ha spiegato Pierluigi

De Paolis, Medico di Medicina Generale -. L’implementazione di modelli di presa in

carico si impernia sui medici di assistenza primaria nelle loro forme organizzative,

nonché sulla riorganizzazione della rete dei servizi territoriali. Gli obiettivi di questo

modello sono: assicurare continuità nella zona di cura delle malattie croniche,

programmazione del percorso, la presa in carico proattiva ed empowerment del

paziente; interventi di prevenzione primaria (modifica degli stili di vita insalubri) e

secondaria (diagnostica precoce); obiettivi di cura del Piano Nazionale cronicità quali

miglioramento del quadro clinico e dello stato funzionale, minimizzazione della

sintomatologia, prevenzione della disabilità, miglioramento della qualità della vita”.

Ma non solo. Secondo Pier Camillo Pavesi, Medico Cardiologo, “bisogna pensare ad

applicativi gestionali in cui la telemedicina sia parte integrante, che siano finalizzati a

semplificare il lavoro del medico di medicina generale abbattendo i carichi burocratici

e semplificandogli il lavoro, per esempio attraverso l’integrazione con i CUP. I nuovi

applicativi di gestione del paziente nel post Covid non potranno prescindere da una

parte di telemedicina ma soprattutto devono avere dei sistemi di usabilità e di

ergonomia integrati con la comunicazione a distanza con il paziente”.

Digitalizzazione però vuol dire porre maggiore attenzione al valore del dato clinico

del paziente. L’utilizzazione delle nuove tecnologie dovranno rispondere a questo e

altri principi.

“Prima di tutto scegliere con accuratezza il fornitore è fondamentale, e il fornitore deve

fornire una valutazione del rischio sul sistema informatico che si va a implementare

ha spiegato Simona Custer, Avvocato, Senior Associate A&A Studio Legale -. Anche

la formazione è fondamentale rispetto a coloro che troveranno a maneggiare i nuovi

sistemi poiché devono sapere come funzionano e quali sono le cautele da tenere in

considerazione; i sistemi peraltro devono essere strutturati in modo da consentire

l’accesso ai dati ai soli soggetti autorizzati a farlo, quindi sarà importante individuare

chi sono i medici o gli infermieri, per esempio. La formazione del personale è

fondamentale dunque circa l’uso dei software e della strumentazione sui principi di

protezione del dato e della sua conservazione. Tutte queste informazioni devono

anche essere rese note agli interessati: i pazienti prima del trattamento devono

essere informati con un linguaggio semplice e chiaro sul trattamento e sui sistemi

coinvolti. Invece, rispetto alle misure di sicurezza da adottare per garantire la tutela

del dato, c’è al momento un vuoto normativo. Il consiglio – conclude l’avvocato – è

prendere spunto e visionare le linee guida sul fascicolo sanitario elettronico che

fornisce le misure di sicurezza utili, sperando che prima o poi si faccia chiarezza e

ci siano sempre più indicazioni per poter gestire al meglio tutti i processi del

trattamento dei dati”.

 

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